Sacre Stanze

Meloni-Mattarella, vertice di 2 ore: il retroscena sull'incontro

Elisa Calessi

Stato dell’arte del Pnrr (con problemi connessi) e nuovo codice degli appalti (con polemiche annesse). Poi la politica internazionale e i migranti. Sono stati questi i temi al centro del colloquio di oltre due ore che si è tenuto, ieri a pranzo, tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni. Non appena la notizia è trapelata, sia da Palazzo Chigi, sia dal Quirinale ci si è affrettati a precisare che l’incontro era programmato da giorni, non si è trattato di una convocazione. Ancora non si erano visti dopo il Consiglio europeo, si spiegava, ed è prassi che il premier, dopo un vertice internazionale, aggiorni il Quirinale facendo una visita. Vero è che si allungato molto più del previsto. Tanto che la premier ha dovuto annullare la sua presenza alla chiusura della campagna elettorale di Massimiliano Fedriga a Udine, in Friuli Venezia Giulia, dove si voterà domani e lunedì, sostituendo la visita con una videochiamata perché i tempi erano troppo stretti. Al Colle si spiega che la colazione di lavoro tra la presidente del Consiglio e il Capo dello Stato si è svolta in un clima di «cordialità e collaborazione». Stessa versione da Palazzo Chigi.

 

 

 

 

IL CONFRONTO

La verità è che è stata un’occasione di chiarimento e di riavvicinamento dopo giorni in cui, tra Palazzo Chigi e Quirinale, non erano mancati momenti di tensione. Uno di questi era diventato pubblico, quando il presidente della Repubblica aveva espresso le sue preoccupazioni (critiche) sulla proroga per le concessioni balneari, promulgando la legge di conversione del decreto legge Milleproroghe. Ma non è stato l'unico attrito. Tra gli uffici dei due palazzi, nelle ultime settimane, le conversazioni sono state ripetute e spesso tese. Su molti dossier. Per esempio sul codice dei crimini internazionali, cambiato all'ultimo in consiglio dei ministri. Ma, negli ultimi giorni, un dossier ha superato tutti gli altri. Il Pnrr. La grande preoccupazione di Mattarella è che l’Italia – per ragioni strutturali, non solo legate a chi ora governa – perda questa occasione. I ritardi, i problemi sono sotto gli occhi di tutti. Ed è stato questo l’argomento centrale del colloquio. Ha voluto capire, il presidente della Repubblica, la situazione reale e cosa intenda fare il governo per non perdere questo treno. Del resto più volte il Capo dello Stato, in queste settimane, ha sottolineato che «il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un appuntamento che l’Italia non può eludere» e che quindi «non possiamo permetterci di perdere questa occasione». Pochi giorni fa, citando Alcide De Gasperi, ha invitato «tutti» a «mettersi alla stanga».

 

 

 


PROSSIME MOSSE

Meloni ha spiegato a Mattarella cosa il governo intende fare. Lo ha rassicurato sul fatto che l’esecutivo, lei per prima, è concentrato su questo. Lo ha aggiornato delle trattative con Bruxelles. Ma soprattutto dei provvedimenti che intende adottare. «Una lunga conversazione svoltasi in un clima di cordialità e collaborazione», spiegano fonti del Quirinale. Dal governo si conferma che si è trattato di un confronto «molto positivo», svolto in un clima di «cooperazione virtuosa» e in «un’ottica di governo di lungo periodo». Vale a dire: l’orizzonte di entrambi – di Meloni, ma anche di Mattarella - è la fine legislatura. Nessuno, insomma, annuncia o pretende che si risolvano i problemi in pochi mesi. Si è parlato anche dei costi dell'energia, del codice degli appalti (lasciando fuori, precisano dalla presidenza del Consiglio, la polemica tra Lega e il numero di Anac) e questione migranti. Più tardi, negli “Appunti di Giorgia”, la diretta social che la premier periodicamente tiene per aggiornare gli italiani sulle attività del governo, Meloni ha chiarito alcuni punti sui quali, si è lamentata, ha sentito dire «molte cose false, che non corrispondono alla verità».

 

 

 

A proposito delle polemiche sul nuovo codice degli appalti, Meloni ha chiarito che «la finalità è banale, fare le opere, bene, in modo accettabile combattendo le ruberie ma senza bloccare all’infinito quello che c’è da fare». Quanto alla soglia per gli affidamenti diretti a 150mila euro, altro provvedimento che ha provocato critiche dalle opposizioni, ha ricordato che la norma «è stata portata dal governo Conte e confermata da Draghi, e noi ci siamo limitati a renderla stabile». A chi, poi, l’accusa di aver introdotto un condono fiscale, con la norma che proroga i termini per regolarizzare la propria posizione a chi ha un contenzioso aperto con il fisco, ha risposto che «è un altro passo verso la tregua fiscale». E poi: «Noi di condoni non ne facciamo, vorrei dire che questo è banalmente falso».