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Immigrazione, schiaffo alla sinistra: Europa e Mattarella stanno con Meloni

Pietro Senaldi
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Quando Giorgia Meloni è tornata dal vertice europeo sull’immigrazione, il mese scorso, raffinati lettori della politica nostrana avevano sentenziato che la premier non aveva ottenuto nulla, se non un rinvio a giugno dell’analisi del dossier. Contrordine compagni, la realtà smentisce la narrazione. Il presidente del Partito Popolare Europeo, il tedesco Manfred Weber, ha annunciato in un’intervista al Corriere della Sera il cambio di rotta nella politica migratoria dell’Unione: «Bisogna proteggere i confini della Ue. Serve un piano europeo per il Mediterraneo, a partire dalla Tunisia, e gli Stati devono presentare proposte concrete. Francia e Germania non possono stare a guardare. Dobbiamo ringraziar l’Italia per quello che fa. Vanno erette recinzioni per proteggerei confini europei». Finale in crescendo, Weber ha affibbiato anche un calcione a Macron, il rivale della Meloni sul tavolo dell’immigrazione e non solo, sostenendo che quanto ha detto il presidente francese di ritorno dal viaggio a Pechino «è un disastro e ha indebolito la Ue».

MENO ISOLATO - Si tratta di dichiarazioni che testimoniano la vicinanza politica e di vedute del leader del più importante gruppo parlamentare dell’Unione, che esprime il commissario, Ursula von der Leyen, con il governo italiano, sempre meno isolato sul fronte immigrati. Certo, gli stessi dotti e sapienti che non avevano capito nulla dell’euro-vertice di marzo oggi sostengono che Weber si stia ricollocando, dia una mano alla Meloni perché prevede un successo del partito conservatore alle Europee dell’anno prossimo e conta sull’appoggio italiano per sostituire la connazionale Ursula alla guida della Ue. Possibile, ma anche questo sarebbe un segnale di come il peso dell’Italia a Bruxelles stia crescendo.

 

 

In sostegno al nostro governo, da Varsavia, confine di guerra dell’Unione con la Russia, è intervenuto ieri anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, certo non tacciabile di secondi fini quando parla. Il capo dello Stato, europeista convinto, ha accusato la Ue di «avere regole preistoriche» e l’ha invitata ad affrontare insieme all’Italia, «con un’azione coordinata», l’emergenza migratoria, «cambiando le norme sull’asilo». Il Quirinale ha anche ripreso l’allarme lanciato settimane fa dall’esecutivo, e accolto con sufficienza e perfino ilarità dall’opposizione nostrana, sul ruolo del battaglione russo della Wagner nel portare disordine nel cuore dell’Africa, favorendo così ondate migratorie. La tesi dei profughi del Continente nero usati come bomba demografica da Putin per mettere in difficoltà il fronte occidentale, e l’Italia in particolare, già sostenuta un anno fa dall’attuale ministro della Difesa, Guido Crosetto, proprio sulle colonne di Libero. «Ci sono pressioni destabilizzanti, quanto sta avvenendo in Sudan (teatro di un colpo di Stato supportato dalla Wagner; ndr) è allarmante» ha dichiarato Mattarella.

Intendiamoci, non si tratta di buone notizie. L’Europa tende una mano all’Italia non per simpatia ma in quanto la situazione è grave, e così fa il Quirinale con il governo. La cosa positiva è che finalmente a dirlo non sono solo la Meloni e i suoi ministri, attaccati dall’opposizione e accusati di incompetenza solo perché descrivono il fenomeno migratorio come epocale e pertanto lanciano un SoS a tutti gli Stati dell’Unione, ma è l’intera comunità internazionale a riconoscerlo.

Cosa accadrà adesso? A Bruxelles si sta lavorando al documento da licenziare nel prossimo vertice, il 12 giugno, secondo quanto chiesto dalla lettera inviata il 20 marzo scorso dalla presidenza Ue agli Stati membri, invitati a «un’accelerazione e una stretta nella politica di salvaguardia dei confini che preveda nuove regole di ingresso e asilo» e a tenere la Commissione costantemente aggiornata sui progressi. I capitoli sui quali l’Unione sta lavorando sono: rafforzamento dei confini e rimpatri, stretta agli ingressi, effettiva accoglienza e ricollocamento nelle altre nazioni dei profughi arrivati in Italia, programmazione e ottimizzazione economica dei flussi. Si parla anche di un’azione congiunta nel Mediterraneo, con navi non solo italiane.

 

 

CAPITOLO PROFUGHI - Questo è il dossier immigrazione. Sul tavolo della Meloni c’è poi il dossier Europa, del cui andamento il capitolo profughi è una bussola. L’Italietta di destra ignorata ai tavoli internazionali è un sogno della sinistra pre e post elettorale che si è trasformato in un incubo per l’opposizione, fatto di inviti, sostegno e considerazione per il premier e il governo. 

La realtà è un quadro internazionale devastato, con gli Stati Uniti in crisi di leadership e sempre più disinteressati alla crisi ucraina, un po’ perché ne hanno già ricavato quel che cercavano, come scrive Caracciolo sulla Stampa, cioè la rottura dell’asse Mosca-Berlino e un potenziale allargamento della Nato, molto perché concentrati sul fronte ormai principale, quello cinese e del Pacifico.

L’assenza americana lascia un’Europa senza padrone, con la Gran Bretagna che si è autoesclusa da tempo, la Germania ridimensionata dagli Usa e la Francia che paga gli errori strategici dettati da una grandeur di Macron non commisurata alla realtà. In teoria per il governo di destra italiano, fautore di un futuro asse tra conservatori e popolari, e centrale nella partita africana, sia a livello energetico che di gestione migratoria, si spalancherebbero portoni per giocare da protagonista. Conti disastrosi e opposizione sconclusionata permettendo: la sinistra è da sempre la nostra palla al piede; l’economia, tra redditi di cittadinanza, riforme mai fatte, euro-follie ambientaliste, debito monster e costo del denaro in salita, lo sta diventando. 

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