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Luca Zaia, crociata contro il granchio blu: "Spacca tutto e fa disastri"

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Antonio Todaro
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 Eccolo qui, il sempre più temuto granchio blu. Mostrato dal vivo in conferenza stampa, ieri a Venezia, dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Due esemplari, un maschio e una femmina, di una specie che, come ha rimarcato lo stesso governatore, «spacca tutto e fa disastri». In particolare, il crostaceo originario delle coste occidentali dell’Atlantico, dal Canada all'Argentina, e probabilmente probabilmente arrivato qui attraverso l’acqua di stiva delle navi, prolifera in quanto esterno alla catena alimentare del Mediterraneo, e devasta gli allevamenti di vongole, poiché si sta nutrendo delle sementi che vengono deposte sul fondale per favorirne la crescita: ha quindi già creato molti danni al settore, soprattutto nella Sacca di Goro, nel delta del Po, zona per la quale proprio la produzione di vongole rappresenta un’attività essenziale all’economia del territorio Da inizio anno in Veneto ne sono state raccolte 326 tonnellate; ad agosto, 84 tonnellate a Scardovari (Rovigo) e 29 a Pila.

Per toglierlo dalla circolazione, insomma. «Abbiamo stanziato come Regione 80 mila euro per i primi studi- ha spiegato Zaia, - dal governo c’è uno stanziamento di 3 milioni. Abbiamo dichiarato lo stato di calamità il 24 luglio scorso e chiesto lo stato emergenza nazionale. Da oggipartirà un progetto di posa di 300 nasse da parte di Arpave Veneto Agricoltura, per monitorare la diffusione e la distribuzione della popolazione». 

Il granchio blu, così chiamato per la caratteristica colorazione delle chele, è un predatore che può raggiungere una larghezza di oltre 23 centimetri nei maschi e 20 centimetri nelle femmine, con una lunghezza media di circa 9 centimetri. Originariamente era preda di tartarughe, pesci e uccelli nelle sue aree d’origine. Tuttavia, in assenza di predatori naturali, questo crostaceo si riproduce rapidamente, con ogni esemplare femmina capace di deporre da 700.000 a 2 milioni di uova. Questo fenomeno contribuisce alla sua proliferazione incontrollata nelle acque in cui si insedia. 

 

 

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