Lo scontro

Calenda, figuraccia al presidio della Magneti Marelli: gli operai vanno via

È  finito ancora prima di cominciare l'incontro tra Carlo Calenda e gli operai e i delegati del sindacato, in presidio davanti allo stabilimento della Magneti Marelli di Crevalcore, in provincia di Bologna, dopo l’annuncio del fondo americano Kkr di chiudere lo stabilimento in cui lavorano 229 persone. I lavoratori infatti non hanno voluto parlare con il leader di Azione. Al suo arrivo ai cancelli della fabbrica, si sono allontanati. "Non volete parlare e confrontarvi? Pensate che funzioni come metodo?", ha chiesto Calenda. Quindi si è rivolto ai giornalisti: "Mi pare che non ci sia l’interesse di un confronto. Sono qui per parlare con loro, se non vogliono parlare è una decisione loro". 

 

 

E ancora, ha aggiunto il leader di Azione: "La Fiom può fare quello che vuole, può non parlare con me, può andarsene da un’altra parte, può minacciare i blocchi e mobilitare le persone, ma le risposte le deve dare ai lavoratori", che "oggi Stellantis ha mandato via in un numero di 7.500 senza che nessuno dicesse niente. Questi sono gli esuberi in Italia, in Francia sono zero. Nelle fabbriche francesi vengono fatti quindici prodotti, in Italia sette e nessuno dice niente", ha sottolineato Calenda. 

 

 

La polemica, tra il sindacato e il leader di Azione, è nata sui social qualche giorno fa quando l’esponente politico ha criticato il segretario Cgil ed ex leader delle tute blu della Fiom, Maurizio Landini, per il suo atteggiamento durante la cessione dell’azienda da parte della Fiat. Su queste questioni "non c’è una mobilitazione - ha detto Calenda - che invece c’è stata quando c’era Marchionne, perché la Fiat e in particolare gli Elkann sono i proprietari di Repubblica, il principale giornale della sinistra italiana. Nessuno si mobilita e questo è l’inizio di una crisi molto più profonda. Io non ho vantaggi politici a scontrarmi con gli Elkann o Repubblica né a dire scomode verità su Landini e il sindacato: ma se questa verità non viene detta, questo problema non si risolverà e la deindustrializzazione dell’Italia andrà avanti".

E su quanto accaduto è intervenuta Naike Gruppioni, imprenditrice bolognese e deputata di Italia Viva: “Di fronte alla sceneggiata di Carlo Calenda alla Magneti Marelli non posso tacere. Non solo per il mio impegno in politica ma anche e soprattutto perchè sono una imprenditrice. So che cosa è il lavoro. Portare solidarietà agli operai, proporre soluzioni è compito anche della politica.  Ma partiamo dal merito: proporre una mobilitazione dell’ automotive fra l’altro non è una soluzione ma solo populismo. Parlando del metodo poi, andare in mezzo a uomini e donne che stanno perdendo il lavoro alla ricerca di facili consensi  è quanto di più lontano ci sia dalla politica. Calenda finge di fare il manager ma si ridicolizza: gli operai lo capiscono bene e si rifiutano giustamente di ascoltarlo.  Se Calenda avesse idea di cosa significa fare impresa conoscerebbe anche chi quelle imprese le tiene in piedi ogni giorno: i lavoratori. È chiaro che non ne ha la più pallida idea”, ha concluso la Gruppioni.

 

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