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La lista Santoro e la sindrome pacifista dei nuovi mostri

Michele Santoro

Con una banda di reduci di tv e politica Michele propone «far uscire l'Italia dalla Guerra» Tra i possibili candidati Cacciari, Fiorella Mannoia, Milly Moratti e Odifreddi. Perfino la Laurito

Francesco Specchia
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Ci sono tutti, in un afflato quasi onirico, a metà fra l'Internazionale Socialista e il bar di Guerre stellari.
Sono tutti lì quelli di Assemblea! Per la pace, la terra e la Dignità, «la lista con l'assillo perla pace» che Michele Santoro si accinge a presentare alle elezioni europee con l'idea di «far uscire l'Italia dalla Guerra», prima ancora che l'Italia in guerra ci entri. La postura di Michele è eroica, lo slancio garibaldino, il programma è ambizioso («non vogliamo uscire dalla Nato, ma dalla Guerra», ribadisce un mantra. Daje, Miche'). Santoro è un pacifista agguerrito. E mentre s'agguerrisce pensa, da buon politico, all'inciucione: «Al momento il Pd e il Movimento 5 stelle non sono nella stessa nostra lunghezza d'onda. Ma io sono convinto che, vedendo un concorrente all'esterno, gli parlerò poi di questo mondo che ha messo in strada. Il fronte della pace, quindi, potrebbe avanzare,  molto grazie al fatto che si apre una competizione virtuosa, e anche amichevole, perché noi non vogliamo essere ostili ne con Conte, ne con Schlein e nemmeno con Fratoianni, che anzi ci ci auguriamo venga con noi». Campo largo, vasto programma. Il tutto declamato con tanto  di tappeto musicale de Il disertore di Boris Vian in sottofondo: la stessa colonna che accompagnava gli stessi slogan e le stesse facce di un reggimento di compagni senza più patria politica e televisiva.

COME A TEATRO Erano i medesimi idealisti che, nel maggio 2022, sovreccitati e a baionetta sguainata, affollarono il Teatro Ghione di Roma, ripresi dalla directta streaming di Byoblu il sito benignamente complottardo riduzionista se non negazionista di Covid e vaccini.
Ora, noi odiamo dire “l'avevamo detto”. Ma l'avevamo detto. Proprio in quell'occasione, questo giornale avanzò l'idea, da lì ogni mese, se si realizzasse un ritorno santoriano sulla scena. Una “grande chiesa che va da Che Guevara a Madre Teresa” - cantava il poeta - pronta per un'avventura elettorale che avrebbe squarciato una sinistra già non messa benissimo. Bene. Ora eccoci alla conferma  (non occoerva un grande intuito): Santoro, oggi, pone il tema di una possibile maggioranza politica, senza voler  "sciogliere nessun partito", per "l'uscita non dalla Nato ma non dalla Guerra". Ma lo fa criticando i diretti concorrenti, al cui bacino elettorale non nega di voler attingere: «Cosa possono fare  il Pd, Sinistra italiana,  il M5s? Non parleranno della guerra, sono imbarazzati». Imbarazzati, in effetti, lo sono.

Ma non solo loro. .
Di Assemblea! -roba nostalgica che odeora di consiglio di fabbrica e di ocupazione studentesca - è antropologicamente interessante ascoltare gli slogan e osservare i militanti . Ci sono tutti, si diceva. Ci sono gli implacabili assertori delle "colpe dell'Occidente". Ci sono i primi firmatari: il laico devoto Raniero La Valle e l'ex sindaco di Napoli De Magistris. C'è un vecchio eroe del pueblo al cashmere come Fausto Bertinotti e c'è Ciruzzo Cerullo in arte Jorit, street artist che sui muri di Mariupol graffitava bimbe piangenti su bombe Nato. Ci sono il Capitano Ultimo, il matematico Odifreddi, il filosofo Massimo Cacciari, il corrispondente Rai da Mosca Marc Innaro, Vauro e Ginevra Bompiani. Ci sono anche le parenti illustri, Maria Fida Moro e Milly Moratti; e le artiste di retrovia  Mannoia, Golino, perfino Marisa Laurito. E ci sono,  naturalmente, i veteromarxisti alla Vendola o alla Castellina, fondatrice del Manifesto, e la no-vaxissima jornalista Lara Logan che un tempo equiparò simpaticamente il dottor Anthony Fauci al dottor Joseph Mengele, tanto per essere equilibrati. Ecco. Sono tutti lì, i santoriani invincibili. Tutti lì a cercare di gonfiare i sondaggi nella conquista di un posto al sole nel proporzionale europeo. In fondo, basta poco.  Certo, i sondaggi non rivelano il loro stesso entusiasmo.
Carlo Buttaroni, fondatore dell'Istituto Tecné, spiega che  «a sinistra c'è un eccesso di offerta politica» ambientalista, movimentista, pacifista, anticapitalista, antiatlantista. La conclusione è che «alla fine, pescano tutti nello stesso bacino elettorale. Per chi arriva al 3% si arriva al 2% oppure all'1%».
Antonio Noto, invece rende noto che «un solo tema» -il pacifismo- non basta a convincere gli elettori, come conferma il fatto che «il partito dei Pensionati non supera più l'1%. Lo stesso succede ai Verdi, sebbene gli italiani abbiano una maggior attenzione all'ambiente rispetto che al passato». Mentre l'immarcescibile Alessandro Amadori resta più ottimista sul futuro dei Santoriani, anche se i numeri restano bassi: «C'è un 2-4% dell'elettorato che è finito in una zona di non voto o tra i Cinquestelle e che  potrebbe essere attratto» . Potrebbe. Ma anche no.
 

IL COLLANTE ARMICENE Il collante dell'Assemblea! Sarebbe quest'idea dell'Armicene ovvero «l'epoca in cui le armi divengono padrone del nostro destino e prendono il potere sul genere umano», la racconta lo street artist Sirante non privo di un certo qual  fascino semantico. Eppure, al di là dell'innegabile effetto mediatico, già qualche mese fa, a vederla da fuori, l'armata santoriana non era esattamente quella dei frati d'Assisi. Già l'anno scorso erano in pochi a non avere la sensazione che non fosse stato solo un amarcord  di combattenti e reduci da talk show, di militanti ululanti al cielo il loro “no” alla guerra e la loro voglia di pace. Come se ci fosse, contrapposta, una voglia di guerra. Come se davvero esistesse qualcuno che ripudia la pace e invoca la morte e la devastazione dei popoli. Trovatene uno. Trovate il mostro guerrafondaio, che lo mandiamo in prima serata, accanto a Michele, dopo tra gli spot di Rete4.

Santoro, alla stregua di un professore Orsini qualsiasi, per giustificare il suo programma politico riuscì a dire  che l'esercito russo  era in minoranza perchè contava «120mila soldati in Ucraina»,mentre «gli ucraini sono oltre 300mila»; Dimenticandosi che, fino a prova contraria, gli invasori fossero russi. Non so perchè, ma tutto questo non mi ricorda affatto Gandhi, semmai il film Vogliamo i colonnelli di Monicelli, solo visto al contrario...

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