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Immigrazione, Germania: "Stop irregolari". Uno schiaffo alla sinistra

Carlo Nicolato
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Giorgia Meloni detta la linea sui migranti. Se ne faccia una ragione la sinistra, l’accordo raggiunto con l’Albania perla gestione extraterritoriale dei nuovi arrivi ha così convinto le altre cancellerie europee che sembrano intenzionate a seguirne le tracce. E non stiamo parlando del governo ungherese di Orban, ma di quello progressista tedesco. Nella lunga riunione che si è conclusa tra lunedì e martedì a tarda notte tra vertici dei Land e governo federale, il cancelliere Olaf Scholz e i governatori regionali hanno infatti concordato, tra richieste di maggiori controlli e sveltimento delle procedure d’asilo e di espulsione, di studiare la possibilità di determinare lo status di protezione dei rifugiati anche nei Paesi di transito o nei Paesi terzi «nel rispetto della Convenzione di Ginevra sui rifugiati e della Convenzione europea sui diritti dell'uomo”.

Un’idea che precedentemente era stata ipotizzata per “i casi eccezionali” dai partiti della coalizione di governo, Socialdemocratici, Verdi e Liberali, e che era stata promossa anche dalla Cdu. Il presidente dei cristianodemocratici Friedrich Merz e il premier del NordReno-Westfalia, Hendrik Wuest, avevano parlato apertamente di “metodo Ruanda», con preciso riferimento alla politica già avviata in Gran Bretagna. Inizialmente il cancelliere Scholz era apparso piuttosto incerto sulla questione, ma i suoi dubbi più che di carattere etico vertevano sulla effettiva possibilità di trovare un Paese terzo che fosse disponibile. Durante la riunione dell’altra notte si è dunque trovato un primo accordo esplorativo, probabilmente stimolato anche dalle notizie fresche che contemporaneamente giungevano dall’Italia.

SCHIAFFO AI PROGRESSISTI
Insomma da Berlino arriva uno schiaffo alla sinistra nostrana che aveva definito l’intesa tra Meloni e Rama un pasticcio «in aperta violazione delle norme di diritto internazionale e di diritto europeo», mentre qualcuno aveva addirittura bollato i due centri per la gestione degli arrivi illegali dall’altra parte dell’Adriatico, ancora ovviamente da costruirsi, come la «Guantanamo italiana». Su tale accordo peraltro la Ue ha detto che vuole vederci chiaro ma ha anche anticipato che di primo acchito «sembra molto diverso da quello tra Gran Bretagna e Ruanda». La Ue dovrà anche occuparsi della lettera arrivata dalla Svezia in cui si chiede di rafforzare i controlli all'interno dell’area Schengen, potenziare lo scambio di informazioni tra i servizi di intelligence e di polizia dei 27, tagliare qualsiasi tipo di finanziamento alle attività legate al terrorismo, e soprattutto di rendere finalmente efficace il meccanismo dei rimpatri previsto dal nuovo Patto di migrazione e asilo.

REGOLAMENTO SUI VISTI
In questo senso si fa riferimento all’articolo 25 bis del regolamento Ue sui visti, che blocca i documenti di ingresso nell’Ue ai Paesi terzi che non cooperano sui rimpatri. «È una questione di estrema importanza», fa notare Stoccolma nella sua missiva alla Commissione, «ciò comporta un lavoro più efficace sia all’interno dell’Ue sia in relazione alla cooperazione con i Paesi terzi. Si può fare di più, realisticamente, all'interno del quadro giuridico di cui disponiamo oggi». «L’Ue deve aumentare gli sforzi quando si tratta di meccanismo dell’articolo 25 bis», aggiunge, «si è già dimostrato uno strumento importante per quanto riguarda diversi Paesi terzi». Sembra dunque evidente che l’Europa si è ormai convinta che la chiave per contenere e regolare l’immigrazione sta appunto nella cooperazione con i “Paesi terzi”, che siano quelli di provenienza o di passaggio degli immigrati, o quelli che si prendono carico a livello territoriale della raccolta dei richiedenti asilo, come nel caso dell’Albania. Di fatto non è altro che l’applicazione piena del piano Mattei messo a punto dall’attuale governo italiano.

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