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Pd, il manuale delle parole che schiaffeggia l'italiano

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Tommaso Lorenzini
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Quando il professor Michele Marsonet scrive che «il comunismo non è morto» non va lontano dal vero. «Il comunismo», continuava Marsonet in un articolo comparso su Atlantico Quotidiano, «designa un progetto di riorganizzazione totale della società che, attraverso l’abolizione della proprietà privata, punta alla soppressione definitiva dei conflitti economici, etici e sociali». Se questo esperimento di controllo collettivo parrebbe crollato assieme al Muro di Berlino, sacche di resistenza persistono e un esempio è il Comune di Bologna, amministrato da quel Pd che, preso atto della mancata realizzazione del socialismo reale, prova a re-indottrinare con la lingua.

Come? Consigliando (facoltativo, ma una mail interna lo raccomanda) le “Parole che fanno la differenza. Scrivere e comunicare rispettando le differenze di genere”, manualetto che prende a schiaffi secoli di lingua italiana e il senso del ridicolo, ma che è stato presentato con la nobile veste delle «linee guida per la comunicazione interna ed esterna del Comune con un linguaggio ampio e inclusivo».

 

 

 

BUONGIORNO... E BASTA

Insomma, ogni dipendente dovrà a studiarsi queste 52 pagine per non incappare in termini politicamente scorretti e lesivi della comunità Lgbtqia+, ma anche di quanti non appartengono all’universo arcobaleno eppure avvertono un disagio interno. Quando? Quando, ad esempio: qualcuno entra in una stanza ed esclama «Buongiorno a tutti» invece che solo «Buongiorno» (pag. 31); oppure quando si serve di un bagno pubblico e trova il cartello «Ti sei ricordato di lavare le mani?» al posto del corretto «Ricordati di lavare le mani» (pag.27); oppure ancora quando deve adempiere a obblighi burocratici e incappa nell’avviso «Invitiamo tutti gli interessati a compilare il modulo allegato» invece che nell’accettabile «Compila il modulo allegato» (pag. 27).

Tutto questo declinare al maschile è retaggio di patriarcalismo tossico, per il Pd. Trovate demenziali questi esempi? Anche noi. E, se avete voglia di ridere, nel manuale ne avrete altre decine. E, per carità, non siate così insolenti da pensare che qualcuno sia pure stato pagato per concepire questo dizionario (demenziario) del politicamente corretto: potreste incappare nell’ira di Emily Marion Clancy (vicesindaca di Bologna e strettissima sodale della segretaria Pd, Elly Schlein) che ci ha messo orgogliosamente il cappello.

Eppure, perfino nella maggioranza locale c’è chi sbotta quando legge che è meglio evitare parole come «fraternità», quando riferita a donne e uomini, e usare «solidarietà» Cristina Ceretti, consigliera Pd e delegata del sindaco Lepore a famiglia, disabilità e sussidiarietà circolare, fa notare che «fraternità e solidarietà sono parole assolutamente distinte. Sgomberiamo il campo dal fatto che fraternità parli solo ai credenti. Parla anche ai non credenti e ai diversamente credenti, anche se non mi nascondo dietro a un dito nel dire che fraternità viene dal pensiero francescano».

 

 

 

NAPOLITANO CONTRARIO

Parole al vento: è la dura legge del gender. Perciò, se vi trovate negli uffici del comune, non sentirete più «uomo» o «uomini» ma «esseri umani» e «popolazione»; non più «gli inglesi, gli italiani», ma «il popolo inglese, il popolo italiano». Le priorità sono queste, non la Garisenda che traballa, non la microcriminalità in centro, non i portici ridotti a dormitori, non la viabilità. Si arriva poi al cortocircuito sul maschile plurale, che secondo il prontuario «viene usato per gruppo di persone con generi differenti». Come la mettiamo con “cittadinanza”, “umanità”? E dire “vittima”? È forse discriminazione al contrario verso un uomo? Fdi si è scagliato contro l’«indottrinamento» dei lavoratori, è «imbarazzante», attacca Manuela Zuntini, vicepresidente del Consiglio comunale, «la Clancy continueremo a chiamarla vicesindaco, come previsto dalla lingua italiana. Questa trovata è da mettere insieme alla spesa di 5.000 euro di fine agosto per corsi on line di formazione Lgbt ai dipendenti, che fa il paio con i corsi di formazioni per le tate “comunali” per bimbi da 0 a 3 anni dove si parla di inclusività e non per esempio di pronto soccorso». Vi risparmiamo l’uggioso capitolo sull’asterisco e sulla schwa, quella “e” rovesciata che, non indicando né maschi né femmine, vorrebbe indicare tutti (pag. 32). Rammentiamo solo alla sinistra bolognese quanto sentenziava l’ultimo compagno assurto al rango di santo, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale, nel 2016 e di fronte a una balbettante Laura Boldrini, sibilava: «Ministra vocabolo orribile, sindaca abominevole». 

 

 

 

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