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Avvenire, le ambiguità del giornale dei vescovi su Gaza e Hamas

Carlo Nicolato
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Dio sta dalla parte delle vittime, scriveva monsignor Enrico Trevisi la settimana scorsa sulle pagine dell’Avvenire, ma non sta certo dalla parte di Hamas. Eppure, l’impressione scorgendo la prima pagina di ieri dello stesso giornale dei vescovi un occhio di riguardo per i terroristi palestinesi lo deve avere.

Il titolo di apertura è sull’attentato di Gerusalemme in cui sono morte due donne, tra cui una 24enne incinta, e un rabbino. “Attentato alla tregua” titola l’Avvenire, ma il fatto che sia stato rivendicato dai terroristi di Hamas sembra sia per il quotidiano cattolico una questione di secondaria importanza, tanto che viene relegato in piccolo, praticamente nascosto, nell’occhiello.

 

 

 

Nel catenaccio si spiega piuttosto che “per Netanyahu sono stati violati gli accordi”, come se fosse un punto di vista del premier israeliano e non un dato di fatto inconfutabile, fortemente voluto dai terroristi palestinesi e scaturito da un attentato terroristico che ha ucciso tre innocenti. Tre vittime appunto dalla parte delle quali Dio dovrebbe evidentemente essere schierato, ma a quanto pare non per i vescovi. La colpa dei tre è quella di essere israeliani, cioè ebrei, e in quanto tali non possono essere contemporaneamente vittime: questa è la logica emersa dalle imbarazzanti posizioni della sinistra mondiale che la Chiesa romana sembra stia sposando in pieno.

 

 

 

Un punto di vista ribadito anche dal Pontefice al presidente israeliano durante una telefonata avvenuta alla fine di ottobre il cui contenuto è stato riportato ieri dal Washington Post. Papa Francesco avrebbe detto a Isaac Herzog che gli spiegava che il governo israeliano sta facendo il necessario per difendere il suo popolo che «è vietato rispondere al terrore con il terrore». Per il Papa dunque Hamas e Stato di Israele sono sullo stesso livello, due colpevoli entità terroristiche, e i palestinesi in mezzo sono le vittime sì, ma solo dello Stato israeliano. I tre innocenti morti a Gerusalemme in una “sparatoria”, come scrive l’Avvenire, come i 1400 trucidati il 7 ottobre scorso sono solo vittime collaterali, incidenti di percorso che meritano appena un fugace occhiello. 

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