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Pd, se la sinistra proprio non riesce a condannare l'infoibatore Tito

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Alberto Busacca
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Il Partito democratico deve scegliere: o sta con l’Europa o sta con Tito. La sinistra, negli ultimi giorni, ha ampiamente criticato gli alleati di Salvini a Bruxelles, e già che c’era ha chiesto alla Meloni di prendere le distanze dal suo vicepremier leghista. Curiosamente, però, non dice nulla sugli alleati suoi, che in questi giorni hanno fatto e detto cose onestamente indifendibili, arrivando a celebrare l’infoibatore Tito.

Domenica, come noto, Salvini era a Firenze per un evento dell’eurogruppo Identità e democrazia. Dario Nardella, sindaco della città toscana, ha cavalcato la protesta contro il leader leghista, invitando comunque, bontà sua, a non manifestare in maniera intollerante o violenta. La “Firenze antifascista”, per tutta risposta, è scesa in piazza sventolando bandiere con la falce e martello, bandiere palestinesi e per non farsi mancare nulla pure bandiere della Jugoslavia con la stella rossa in mezzo. Sono quelle di Tito, per capirsi, il responsabile dell’infoibamento di qualche migliaio di italiani. Non è una novità, in realtà. A Firenze le stesse bandiere si erano già viste a febbraio, durante la manifestazione antifascista organizzata in seguito alla rissa tra studenti di sinistra e di destra avvenuta davanti al liceo Michelangiolo. Allora c’erano stati anche coretti simpatici del tipo “fascisti carogne, tornate nelle foibe”.

 

 

Ora, a Nardella non garba che nella sua città (o meglio, nella città che amministra) ci sia una manifestazione della Lega e dei suoi alleati. Dovrebbe però avere il coraggio di dire se gli garba che nella sua città (o meglio, nella città che amministra) ci siano manifestazioni in cui si inneggia alle foibe e si sventola la bandiera del maresciallo Tito. Insomma, prende le distanze dalla “Firenze antifascista” o per lui certe cose vanno benissimo così?
Non si tratta di una questione da poco. Nardella, sempre domenica, ospite di “In mezz’ora” su Rai3, ha detto che gli piacerebbe candidarsi alle prossime elezioni europee. Bene, forse non si ricorda che l’Europarlamento, nel 2019, ha votato una risoluzione nella quale il comunismo viene di fatto associato al nazismo. Nel testo si sottolineava che «la Seconda guerra mondiale è iniziata come conseguenza immediata del famigerato trattato di non aggressione nazi-sovietico del 23 agosto 1939, noto anche come patto Molotov-Ribbentrop, e dei suoi protocolli segreti».

Poi, ricordando che «i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità», si condannavano «con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrati dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari».

 

 

Insomma, a Bruxelles, dove ci sono anche i rappresentati di tanti Paesi che il comunismo l’hanno provato davvero, sono abbastanza sensibili all’argomento. A differenza dell’Italia, da quelle parti sventolare le bandiere con la stella rossa e inneggiare alle foibe è considerata una cosa piuttosto grave. Anche per questo Nardella dovrebbe dire parole chiare prima del suo sbarco trionfale al Parlamento europeo... La questione non riguarda comunque soltanto Firenze e il suo sindaco. La scorsa settimana, parlando della proposta di Fdi di revocare post mortem la carica di Cavaliere di gran croce conferita al dittatore jugoslavo, Filiberto Zaratti, deputato di Sinistra-Verdi, si è lanciato in questa bizzarra difesa: «C’è bisogno di prove e allo stato non esiste una condanna delle corti internazionali a carico di Tito. Allora che facciamo con Mussolini? Più crimini contro l’umanità di lui che ha mandato la gente nei lager...». E poi: «Tito è un personaggio storico contraddittorio, io non voglio né assolvere né condannare: dico solo che sono le sentenze a stabilire chi commette crimini contro l’umanità. Non dico che non ci sono le prove, dico che non ci sono le sentenze». Ecco, questi sono gli alleati del Pd. Però si indignano per quelli di Salvini... 

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