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Giorgetti, Salvini zittisce la sinistra sul Mes: "Per il bene degli italiani"

Fabio Rubini
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La bufera scatenata dalla sinistra sulle parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti («Il Mes l’avrei votato») si è già trasformata in brezza leggera. A smorzare gli entusiasmi di Pd, Cinquestelle e Italia Viva, ci ha pensato il leader della Lega Matteo Salvini, che sulla vicenda Giorgetti ha usato parole molto chiare. «La posizione del ministro si è indebolita? Assolutamente no. Abbiamo condiviso, scelto e fatto tutto per il bene degli italiani. Ne sono e ne siamo orgogliosi, ieri ero con lui. Lascio che gli altri dicano e scrivano quello che vogliono, ma io sono convinto che bocciando il Mes abbiamo fatto una grande cosa per l’Italia».

Del resto, prosegue il leader della Lega e vicepremier «sono 10 anni che la Lega sul Mes la pensa alla stessa maniera. Nessuna sorpresa». E a chi gli fa notare che Giorgetti, però, il Mes lo avrebbe votato, spiega: «Come merce di scambio su altro, probabilmente è vero, però è stata una scelta coerente». A ben guardare era stato lo stesso Giorgetti, già l’altro ieri, a chiarire i contorni delle sue parole, spiegando che la decisione di non votare il Mes era nata dal fatto «che non si trattava più di una mera misura economica, ma si era trasformato in una questione politica», con altre regole e altre logiche.

 

TUTTO RESTA COM’È
L’altro tema di giornata riguardante il Mes è quello delle dimissioni chieste a gran voce dalla sinistra. Dimissioni che non arriveranno né prima né dopo Natale, per il semplice fatto che non convengono a nessuno. Soprattutto in Europa. Non è un mistero infatti che in questo momento sui temi economici, Giorgetti sia l’interlocutore del governo italiano più serio e affidabile che l’Unione europea possa desiderare. Una posizione che fa comodo anche al governo italiano. La sua partecipazione al governo Draghi e la sua vicinanza all’ex premier sono un biglietto da visita anche contro le “pulsioni” sovraniste del governo Meloni. Solo Giorgetti potrebbe essere in grado al prossimo vertice Ue di far digerire ai colleghi la scelta di non votare il Mes.

Non è un caso che ieri i più convinti- oltre a Salvini - nella difesa del ministro siano stati gli esponenti di Forza Italia. In particolare il capogruppo alla Camera Maurizio Gasparri. «Il ministro dell’Economia Giorgetti ha visto approvata dal Senato, con un voto di fiducia, una manovra economica ampia e coraggiosa, che riguarda fisco e lavoro, imprese e famiglie, contratti pubblici e aumento delle retribuzioni nette, rafforzamento del popolo in divisa, che garantisce la nostra sicurezza e mille altri argomenti». Per questo, secondo Gasparri «Giorgetti ha tutti i titoli per guidare la politica economica del Paese. Questi sono i fatti- chiude l’azzurro -. Il governo di centrodestra va avanti per l’intera legislatura». Un tema questo ripreso anche da Matteo Salvini, che interrogato sul possibile disagio di Forza Italia riguardo al voto contrario al Mes, ha glissato: «L’astensione di Fi era ampiamente comunicata e non ha rappresentato un problema per nessuno. Si va avanti fino alla fine della legislatura».

La sinistra però insiste nel provare a mettere in croce Giorgetti. Ieri ha formalmente chiesto una sua audizione in aula per spiegare come sono andate le cose. In realtà il ministro dell’Economia sarà in Commissione già il 27 di dicembre. Lui ha fatto sapere che parlerà solo di manovra economica, ma pare inverosimile che la discussione non scivoli anche su questa vicenda.

ATTACCHI DISPERATI
Quelli che l’opposizione rivolge al governo, sembrano però attacchi disperati di chi prova a scalfire una maggioranza che al momento continua a marciare compatta. A partire dal Commissario europeo Paolo Gentiloni che in un’intervista al Corriere arriva quasi a mettere in discussione la sovranità del parlamento: «Certo lo è, ma è consuetudine che gli accordi sui trattati internazionali contratti dai governi vengano rispettati». Quello che Gentiloni non dice è che quell’accordo è stato siglato da un governo e da un parlamento molto diverso rispetto a quello attuale. All’attacco del governo ci va anche il capogruppo al Senato del Pd, Francesco Boccia, che chiede nuovamente le dimissioni di un ministro «ostaggio del populismo e degli antieuropeisti, inadeguato a ricoprire quel ruolo». Mentre la sua vice, Beatrice Lorenzin si chiede: «Cosa ci sta a fare ancora li Giorgetti: un ministro sfiduciato dalla maggioranza, dal suo stesso partito e dalla sua premier». Il più tragico però è il leader di Azione, Carlo Calenda: «È stato fatto il contrario di ciò che serviva. La pagheremo!». E c’è da capirlo Calenda, ché quando al governo c’era lui i desiderata dell’Ue venivano accolti senza batter ciglio, al grido di “ce lo chiede l’Europa”. Ora che l’aria è cambiata proprio non riesce a sopportarlo.

 

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