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Acca Larentia, la sinistra vede soltanto oggi i saluti romani

lunedì 8 gennaio 2024

3' di lettura

Anno nuovo, vita vecchia: è sempre antifascismo, soprattutto perché al governo c'è Giorgia Meloni. I saluti romani alla commemorazione romana per la strage di Acca Larentia, una delle pagine più buie degli Anni di Piombo, diventa il pretesto perfetto per le opposizioni per dare addosso all'esecutivo e a Fratelli d'Italia

A radunardi per ricordare i due giovani attivisti del Fronte della Gioventù Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, assassinati davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano nel quartiere Tuscolano il 7 gennaio del 1978, sottolinea il condirettore di Libero Pietro Senaldi in collegamento con L'aria che tira a La7 sono stati esponenti della "estrema destra neofascista, cosa ben distinta da Fratelli d'Italia". E' il rito del "presente", il saluto con il braccio teso che va in scena da sempre. "O viene vietato per legge o, se lo Stato lo ammette, è normale che qualcuno lo faccia - sottolinea ancora Senaldi -. È un rito dell'estrema destra, a me non piace e ha poco a che fare con Fratelli d'Italia".

Ma per il Pd è "apologia di fascismo" e ne chiede conto direttamente alla Meloni. La segretaria dem Elly Schlein sui social posta una foto dell'adunata e commenta: "Roma, 7 gennaio 2024. E sembra il 1924. Presenteremo un'interrogazione al Ministro Piantedosi, quel che è accaduto non è accettabile. Le organizzazioni neofasciste vanno sciolte, come dice la Costituzione". Per Sandro Ruotolo, responsabile Memoria nella segreteria Pd, nel coro degli indignati "manca all'appello la voce della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ci auguriamo voglia prendere le distanze da una vergogna simile. Ma oltre l'indignazione è possibile fare un passo in più per arginare ogni deriva fascista, almeno nei simboli e nelle espressioni più esplicite. La Germania - conclude -, che ha arrestato i due italiani che all'Oktoberfest hanno fatto il saluto romano, oggi sembra aver fatto i conti con il passato molto meglio di noi".

Alessandro Zan, su X, parla di "adunata fascista in piena regola nel cuore di Roma, saluti romani e immagini agghiaccianti: un insulto alla democrazia, alla Costituzione antifascista, alla memoria dei martiri della nostra libertà. Non una parola di condanna da parte del governo, non un cenno di distanza da parte della destra. Meloni ha ancora qualche dubbio sulla matrice?". E Piero Fassino torna sulla sceneggiata della Prima alla Scala: "Per aver inneggiato all'antifascismo un uomo è stato identificato dalla Digos mentre ieri a Roma centinaia di estremisti hanno inneggiato al fascismo senza che alcuna autorità sia intervenuta. A proposito dei due pesi e due misure di cui la Meloni si atteggia a vittima". Si accoda al coro dem anche il Movimento 5 Stelle, con la senatrice e presidente della commissione di vigilanza Rai Barbara Floridia che ricorda: "Il saluto romano è espressione di un'ideologia generatrice di morte e di sopraffazione, e che ha portato il nostro Paese alla distruzione. Non ha nulla a che vedere con la commemorazione, il cordoglio e la pietà per chi è morto. Su questo non possono esserci dubbi ed è doveroso che ci sia unanimità tra le forze politiche nel respingere e condannare ogni rigurgito di violenza, da chiunque arrivi". 

Inarrivabili però le vette di Emiliano Fossi, deputato Pd e segretario dei dem in Toscana, che stigmatizzando il silenzio del governo sul caso si chiede: "I neofascisti hanno copertura politica?". Di contro, il governatore del Lazio Francesco Rocca, presente alla commemorazione, ha annunciato querela nei confronti di Emanuela Droghei, consigliera regionale del Pd nel Lazio, che ha parlato di "saluto romano" a proposito del presidente della Regione stesso. "La consigliera Droghei, già campionessa di superficialità nel 2023, si aggiudica il primato di prima querelata nel 2024. Le sue accuse sulla commemorazione della strage di via Acca Larenzia sono false, surreali e diffamatorie. La cerimonia istituzionale a cui ho preso parte, e alla quale ha partecipato l'assessore di Roma Capitale Miguel Gotor, è stata estremamente composta e animata dalla sola intenzione di ricordare tre vittime degli Anni di Piombo. Nessun saluto romano davanti ad alcuna carica istituzionale, come lo stesso Gotor può confermare. Se ci fossero stati saluti romani non avrei esitato a stigmatizzarli e a prenderne le distanze. Accusare il sottoscritto di dare copertura istituzionale a adunanze fasciste è diffamatorio e la Droghei ne renderà conto in Tribunale". 

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