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Camera, "appalti alle coop: i compagni tremano"

Antonio Castro
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«Ma di cosa hanno paura compagni e grillini vari? Che la riorganizzazione dei servizi che stiamo mettendo in piedi a Montecitorio venga duplicata all’infinito nelle altre istituzioni grandi e piccole del Paese?». Paolo Trancassini, Questore anziano della Camera, va dritto al punto. La delibera dell’Ufficio di presidenza di Montecitorio - adottata sotto la presidenza di Lorenzo Fontana - prevede di rivoluzionare il sistema degli appalti esterni per ristorazione, pulizie, guardaroba e facchinaggio (un castelletto che vale oltre 12 milioni di euro l’anno), ha scatenato una ridda di polemiche. «Il Fatto quotidiano mi definisce l’Oste della Meloni (la famiglia Trancassini è proprietaria di uno dei ristoranti storici della Capitale, a due passi dalla sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa, ndr). Ma perché fare l’oste viene adoperato in senso dispregiativo? Forse abbiamo toccato qualche nervo scoperto a sinistra o qualche interesse? Magari non potendosi aggrappare ad altro ipotizzano interessi che non ci sono. Noi vogliamo solo che questa giostra delle società esterne finisca qui», scandisce Trancassini.

Tutto nasce dalla coraggiosa “sfrontatezza” di due addette alle pulizie. Stufe di essere sfruttate, e pagate pochi spiccioli, hanno preso il coraggio a due mani, chiesto un appuntamento al questore e mostrato la busta paga. Dopo decenni di lavoro come precarie delle società esterne di servizio riassunte ciclicamente con contratti di protezione sociale - va già bene se portano a casa 800 euro al mese. Lordi. Senza scatti di anzianità. Senza la certezza di un lavoro stabile. Quasi degli addetti fantasmi, insomma. «Parlando con queste due signore io mi sono vergognato. È gente che incrociamo tutti i giorni. Da anni. Al bar, al ristorante, all’ingresso, al parcheggio. Il caso ha voluto che proprio lo stesso giorno (2 agosto 2023, ndr) l’ex segretario Pd Piero Fassino si lamentasse della sua indennità di “soli 4.718 euro” sventolando il cedolino da parlamentare a favore di telecamera».

 

 

Trancassini, con il supporto dei dirigenti e funzionari dell’ufficio di presidenza della Camera, ha deciso di andare a fondo nella faccenda. «Abbiamo chiesto ad una primaria società di revisione (EY) di studiare i conti di questa manciata di società esterne. E di formulare una proposta per migliorare le condizioni dei 345 lavoratori precari. Qui non si tratta di assumere gli amici degli amici, come sibilano da sinistra. Non si tratta neppure di mettere in piedi la solita società dove nominare dirigenti super pagati. L’obiettivo è potenziare efficienza e qualità, riorganizzare la macchina operativa e migliorare le condizioni economiche e di vita di questi lavoratori storici che neppure possono permettersi di lamentarsi del trattamento o degli orari temendo rappresaglie e taglio del monte ore». La fase sperimentale ha riguardato gli acquisti delle derrate alimentari: «In 6 mesi comprando direttamente dai produttori locali, con la consulenza gratuita della Fondazione Campagna Amica, abbiamo risparmiato 180mila euro. E dimostrato che è possibile risparmiare e fare meglio. Gli unici che dovrebbero lamentarsi, semmai, dovrebbero essere i locali del centro storico... l’affluenza ai servizi di ristorazione di Montecitorio è già lievitata del 30%...».

 

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