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Mario Draghi: "Transizioni con esiti possibili diversi", la previsione su Europa ed economia

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Guerre, pandemia, cambiamento climatico: l'ordine economico globale sta cambiando e dobbiamo essere pronti ad affrontare nuovi shock "negativi più frequenti, irregolari e ampi". L'allarme arriva da Mario Draghi, ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Banca centrale europea (Bce), nel suo discorso alla 40ma conferenza annuale della National Association for Business Economics (Nabe), durante la quale ha ricevuto il premio Paul Volcker alla carriera per la politica economica. "Le transizioni che le nostre società stanno affrontando, siano esse dettate dalla nostra scelta di proteggere il clima, dalle minacce di autocrati nostalgici o dalla nostra indifferenza alle conseguenze sociali della globalizzazione, sono profonde. E le differenze tra gli esiti possibili non sono mai state così nette", ha avvertito Mario Draghi secondo il quale tuttavia, "le persone conoscono nel profondo il valore della nostra democrazia e quel che essa ci ha dato negli ultimi ottant’anni. Vogliono preservarlo. Vogliono essere incluse e valorizzate al suo interno. Sta ai leader e ai responsabili delle decisioni politiche", ammonisce l'ex premier, "ascoltare, capire e agire insieme per progettare quello che è il nostro futuro comune".

 

 

 

 

Draghi nel suo intervento alla National Association for Business Economics ha rilevato che "l'apertura dei mercati globali ha reso possibile l'ingresso nell'economia globale di dozzine di paesi, facendo uscire dalla povertà miliardi di persone - 800 milioni solo in Cina negli ultimi 40 anni. Ha prodotto il miglioramento più ampio e veloce degli standard di vita mai visto nella storia". In questo nuovo mondo globalizzato, tuttavia, ha aggiunto "l'impegno di alcuni dei principali partner commerciali a rispettare le regole è stato ambiguo fin dal principio. L'ordine commerciale mondiale globalizzato è sempre stato vulnerabile alla possibilità che un qualsiasi paese o gruppo di paesi potesse decidere che seguire le regole non era il modo migliore per perseguire i propri interessi a breve termine. E contrariamente alle aspettative iniziali, ha sottolineato, "la globalizzazione non solo non è riuscita a diffondere i valori liberali - democrazia e libertà non viaggiano necessariamente insieme a beni e servizi - ma li ha anche indeboliti all'interno dei paesi che ne erano stati i principali sostenitori, finendo anzi per alimentare la crescita di forze che guardavano maggiormente alla dimensione interna. Presso l'opinione pubblica occidentale", ha osservato l'ex premier, "si è diffusa la percezione che i cittadini fossero coinvolti in una partita falsata, in cui milioni di posti di lavoro venivano spostati altrove mentre i governi e le aziende restavano indifferenti". 

 

 

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