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Matteo Salvini punge gli alleati sull'Europa

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Alessandro Gonzato
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La battuta è ficcante: «Parlano di “raduno di sovranisti”... Manco fossimo degli scippatori... Uno si guarda il portafogli e pensa: “Chi sa che fanno questi sovranisti...”». Matteo Salvini mostra i muscoli. Durante l’intervento conclusivo alla scuola di formazione politica della Lega, il vicepremier, in versione “capitano”, assesta una serie di colpi. Il primo, dicevamo, alla sinistra – intesa come stampa e politici- che ha demonizzato il raduno dei partiti “sovranisti” europei, che si è svolto sabato negli Studios della Tiburtina, a Roma, titolo «Winds of change», venti di cambiamento.

LA ROTTA
«Ci attaccano, ma è emerso il nostro profilo di squadra. Abbiamo un disegno. Io sono sovranista», ha ribadito Salvini alla scuola politica, «e non è una parolaccia. A volte hai la sensazione che hai contro il mondo, ma poi quando esci ti rendi conto che ci sono altri che hanno un’idea di mondo che assomiglia alla tua. A vivere nel proprio microcosmo ci si consuma, e a fine serata si arriva stanchi e incazzati, perché magari non tutti fanno quello che devono e non vedi l’uscita. Invece vedi che il seme innaffiato prima o poi cresce, dà i frutti. E allora», ha sottolineato il leader leghista, «vedi che il 2024 può essere un anno di rinascimento».

 

L’obiettivo sono le elezioni europee di giugno, e il vicepremier ha tuonato contro Bruxelles: «Ringrazio gli agricoltori e i trattori perché hanno portato l’Ue ad arrendersi e a calare le brache». Dal popolo della Lega un’ovazione. Salvini in particolare ha in testa due nomi, Frans, che di cognome fa Timmermans, l’ex commissario europeo per il Clima e padre delle follie green degli ultimi anni; l’altro nome è Ursula, la von der Leyen presidente della Commissione europea che la Lega non vorrebbe più al comando. Ed è dal rifiuto a votare von der Leyen per un altro mandato che Salvini è partito per dare una stoccata agli alleati di Forza Italia: «Il nostro governo», ha detto, «sarà al timone dell’Italia per cinque anni, e se farà bene per altri cinque ancora. Ma ovviamente», ecco l’affondo, «a livello continentale si fanno delle scelte. Un partito alleato di questo governo l’ha già fatto, Forza Italia, quando cinque anni fa ha scelto di governare con i socialisti, le sinistre, con Timmermans, con von der Leyen, col Pd e i 5Stelle. Perché», ha continuato Salvini, «è questa la commissione europea che governa oggi, una commissione», ha ironizzato, «che sta governando in maniera così apprezzata dagli agricoltori, dai pescatori, dalle partite Iva, dai cittadini...».

 

L’ARRINGA
«Magari», ha ribadito, «avremmo avuto qualche convenienza a votare anche noi in quel modo, avremmo avuto dei titoli di elogio da parte di qualche quotidiano, su Corriere e Repubblica, “Guarda la Lega com’è responsabile”... Probabilmente potevamo avere qualche posto di sottogoverno in Unione Europea», ha aggiunto il vicepremier leghista, «ma per noi la coerenza e la dignità non sono in vendita». Salvini è rimasto sul tema “quotidiani” e ha ricordato Silvio Berlusconi: «Un grande uomo di pace descritto da certa parte politica, da certa stampa, come uno dei problemi dell’Italia. E invece», ha evidenziato il segretario leghista, «è stato uno dei protagonisti assoluti e positivi del Paese degli ultimi quarant’anni, e finché ha vissuto ha provato a riannodare i fili della pace, a far stringere mani, come gli riuscì portando allo stesso tavolo Bush e Putin. Noi», è andato avanti Salvini, «dovremmo raccogliere l’eredità morale, che aborriva la guerra e metteva al centro la pace, di quel grande italiano che è stato Silvio Berlusconi».

Durissimo il giudizio sul presidente francese: «Io non ce l’ho con Macron, ma un’Europa che parla di mandare i suoi soldati al massacro fuori dai confini è contro i principi della Comunità europea».
Il segretario leghista ha infine rivolto un appello ai militanti: «Dobbiamo avere pazienza, non si può avere tutto e subito. Durante un percorso si può inciampare, si può cadere, ci si può sbucciare un ginocchio. Dopo una caduta ci si rialza, si cicatrizza, si fa tesoro di quello che si è sbagliato e si riparte».

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