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Otto e mezzo, Crosetto: "Toti sarà obbligato a dimettersi, cosa mi fa paura"

martedì 14 maggio 2024

2' di lettura

"Giovanni Toti non può governare stando ai domiciliari, è una condizione che assieme alla pressione psicologica lo obbligherà a dimettersi. Come hanno fatto Pittella e Bassolino. Si sono dimessi da incarichi di prestigio e poi sono stati assolti. Caridi fece un anno e mezzo in carcere e poi fu assolto. Se mi ricordo queste cose ho paura. Non difendo Toti, difendo i principi, la privazione della libertà e la carcerazione preventiva mi trovano sempre contro". Così il ministro della Difesa Guido Crosetto, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, sgancia la bomba politica sul governatore della Liguria agli arresti domiciliari per corruzione elettorale.

"Va trovato un modo per cui una persona che impazzisce non possa usare i poteri per interessi personali", ha proseguito il ministro. "Ho profondo rispetto per la magistratura - ha detto ancora - ma ho visto alcuni usare i poteri in un modo che mi preoccupa. Ho chiesto alla Anm di trovare una soluzione. E assicuro che mi occupo della magistratura per una sola ora al mese ma poi ne parliamo per giorni".

"Ho parlato poche volte di Vannacci, per quanto mi competeva come ministro - è un altro tema toccato da Crosetto -. In questi giorni è il signor Vannacci, non ha incarichi e sta facendo la sua campagna elettorale. Non ho avuto parole forti sulla persona, io ho il dovere di tutelare l’istituzione che rappresento pro tempore. Chi indossa la divisa deve essere percepito come terzo, questo non vuol dire che non debba avere idee politiche."

Altra questione: le critiche della senatrice a vita Liliana Segre alla riforma del premierato: "Ho un profondo rispetto per Liliana Segre, la sua storia e quello che rappresenta. Non le piace il premierato e ha spiegato il perché. Ritiene che il Parlamento debba essere tutelato, cosa che ritengo questa legge rafforzi. A indebolirlo negli ultimi vent'anni è stata la decretazione d'urgenza", è la risposta di Crosetto. "Non mi sono mai occupato di diritto costituzionale ma non sono spaventato da una riforma che somiglia al sistema di elezione di sindaci o presidenti di regione. Ci saranno più passaggi alle Camere e il popolo sarà chiamato a giudicare tramite referendum, ci sono tutte le garanzie perché sia legge approvata da Parlamento con ampia maggioranza. Ci sono sistemi analoghi in tutto il mondo, con presidenti anche più forti di quello che avremmo in Italia. La riforma non tocca il presidente della Repubblica. Non è una riforma che spacca il Paese”, prosegue il ministro. E conclude: “Nei prossimi anni avremo la necessità di governi autorevoli e veloci nelle decisioni, il premierato non mi spaventa".

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