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Giorgia Meloni a Dritto e Rovescio: "De Luca, le donne si possono insultare? Lo rifarei cento volte"

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A poco più di una settimana dal voto delle Europee, ecco una Giorgia Meloni a tutto campo, ospite di Paolo Del Debbio a Dritto e Rovescio, nella puntata in onda su Rete 4 nella prima serata di giovedì 30 maggio. L'intervista si apre con la gag del conduttore, "sono quel bischero di Del Debbio...", afferma aprendo il collegamento col premier, una stoccata a Vincenzo De Luca dopo i fatti di Caivano. Poi, largo alla politica.

Si parte dalla riforma della giustizia, varata in CdM mercoledì. "Abbiamo fatto una norma che riguarda il Csm, l'organo di autogoverno della magistratura, quello che decide gli avanzamenti di carriera e le questioni disciplinari dei magistrati. Abbiamo deciso di modificare la selezione dei componenti e di farla per sorteggio, perché vogliamo liberare la magistratura dal problema delle correnti politicizzate", afferma Meloni rivendicando la separazione delle carriere, da anni cavallo di battaglia del centrodestra e, ora, legge.

Poi, altra stoccata proprio a De Luca, il governatore della Campania, dopo i discussi fatti di Caivano, "piacere, quella str*** della Meloni". "De Luca passa le giornate a fare sproloqui contro tutti ma non ha mai usato una parola del genere con nessun altro. Quindi qual è il messaggio che stiamo dando? Che le donne si possono insultare liberamente anche perché sono deboli? Le donne non sono deboli, io non sono debole, sono deboli i bulli, quelli che fanno i gradassi alle spalle ma quando li affronti come ho fatto io, i gradassi non li fanno più. E allora quella cosa la farei cento volte non solo per me ma per tutte le donne che si pensa di poter insultare liberamente", rivendica con orgoglio la leader FdI.

Quindi il capitolo-premierato, contestatissimo dalle opposizioni. "La riforma del premierato è necessaria, rimette il potere di decidere nelle mani dei cittadini, ed è una riforma che dà a chi viene scelto dai cittadini la stabilità per poter realizzare il proprio programma e per essere giudicato nuovamente dai cittadini. È una riforma utile a tutti, anche all'opposizione in teoria, a meno che non siano convinti che non vinceranno mai più le elezioni, nel qual caso non è del premierato che si devono preoccupare ma di altro", rimarca Meloni. E ancora, aggiunge che quella del premierato "è una riforma che dà credibilità alla politica, che dà stabilità ai governi, che dà risposte ai cittadini. Noi l'avevamo promessa, l'abbiamo fatta. Non so se arriverà in Parlamento con i due terzi dei voti, altrimenti saranno gli italiani a decidere, ma sicuramente in Parlamento ci sono due modelli diversi. Noi proponiamo di far eleggere direttamente il governo e di abolire i senatori a vita, il Pd propone di non far eleggere il governo dai cittadini e di raddoppiare i senatori a vita. Nel mio modello il potere deve stare nelle mani dei cittadini, perché una politica scelta dai cittadini risponde ai cittadini. E quando non fa bene, dai cittadini viene giudicato", sottolinea.

Altro tema quello dell'imam che ha tenuto un sermone all'Università di Torino. Meloni, riferendosi al caso, spiega: "Penso che sia il risultato di una cultura che ho combattuto e che combatto, per la quale la laicità dello Stato intanto si deve applicare solamente contro la religione cattolica: perché noi dobbiamo togliere i crocifissi dalle aule delle nostre scuole, ma sia chiaro che se arriva un imam e si mette a inneggiare la Jihad dentro un'università, quello va bene. Non è e non sarà mai il mio modello e mi auguro ancora di avere uno Stato italiano che fa rispettare le regole, perché a casa nostra la propaganda jihadista non si può fare e, quindi, mi aspetto che ci sia qualche magistrato che si occupi di questa persona", picchia durissimo.

Nel mirino ci finisce poi Giuseppe Conte: "In questo caso viaggiamo verso la cintura nera per quello che riguarda le menzogne", lo inchioda il premier. Il confronto tv? "Certo. Guardi, stia fermo lì finché non arrivo... Non mi ricordo esattamente. Ma perché non abbiamo fatto il confronto con Conte quando era presidente del Consiglio e io stava all'opposizione? Perché non mi ricordo esattamente...", lo infilza.

Infine, una battuta su Giovanni Toti, governatore della Liguria nel mirino dei pm: dovrebbe dimettersi? "Non ho gli elementi per dire se deve dimettersi o no perché non ho avuto la possibilità di studiare le carte e poi perché non posso parlare con Giovanni Toti. Penso che questa sia una decisione che sta in capo a Giovanni che ha dimostrato sempre di amare la regione che governa e la sua gente, sa quello che è meglio per la sua Regione e che conosce la verità su questa vicenda", conclude Giorgia Meloni.

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