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Pd, gli elettori di sinistra non sanno come si scrive "Schlein"

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Francesco Specchia
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Son dilemmi semantici. Ok, dove finisce la logica inizia la propaganda elettorale, ma fateci capire. Com’è che se sui manifesti elettorali europei di FdI «scrivi Giorgia», è una «furberia elettorale», e «concentra il voto sulla personalità della presidente», e «i costituzionalisti storcono il naso”, e s’avverte “vibrato sdegno» (cfr. Il manifesto); mentre se, sui cartelloni del Pd, compare «scrivi Elly», be’, non è una scopiazzatura ma diventa tutto una «legittima esigenza di sintesi, perché il segretario si chiama Elena Ethel Schlein», e pure i costituzionalisti non hanno problemi? Mah.

Non capiamo. Tanto più che alla suddetta «legittima esigenza di sintesi» nel Pd si aggiunge una spiegazione spiazzante da parte del presidente del Pd siciliano Antonio Ferrante rilasciata a Repubblica. «Non è un plagio di Meloni, è piuttosto una scelta di semplificazione: molti potrebbero sbagliarsi a scrivere Schlein. E non possiamo correre il rischio di farci invalidare le schede», dice Ferrante. Molti elettori del Pd potrebbero sbagliarsi. E questo è l’argomento che, nell’intenzione dei dirigenti dem, doveva giustificare le schede elettorali sicule con in calce «vota Elly»; ma che, di fatto, dà per scontato un certo rincoglionimento diffuso degli iscritti al Pd della Trinacria, sia nel leggere sia nel trascrivere il complicatisimo cognome della propria segretaria. “Sclein”, “Sclain”, “Sclen”, “Scclain”: il maledetto refuso sul cognome di Elly, insomma, starebbe in agguato come un brigante di strada.

 

DIALETTICA DELL’URNA
Sicché, nel gioco della dialettica dell’urna, quel «Elena Ethel Schlein detta Elly» viene consegnato alla Storia come un gesto di semplificazione popolare; mentre «Giorgia Meloni detta Giorgia» si presenta come un attacco alla Costituzione perché «inganna gli elettori e la forza plebiscitaria per tenere a bada i soci quando inizieranno a brontolare e sgomitare. E apre la pista al premierato, addestrando gli elettori a immaginare un voto sul leader e non sui partiti». In sintesi: “Elly” è figo, “Giorgia” un po’ fascista. Argomenti nuovi di queste elezioni, diciamo. Naturalmente, Schein, che è politica aguzza e persona dabbene chiarisce la sua posizione e, in un certo senso, si smarca dal Pd siculo. I manifesti non sarebbero stati richiesti e stampati dal Nazareno, ma dal partito siciliano; sono comparsi per la prima volta in un comizio a Palermo a metà maggio, formato maxi, proiettati su uno schermo alle spalle di Schlein. La leader comunque ne era a conoscenza, ma cristallizza la sua posizione: «Ma io chiedo sempre di scrivere sulla scheda il cognome. Ho i nomi delle mie nonne ma per non fare torto a nessuna mi hanno sempre chiamata Elly». E la nonne di Elly, e i suoi elettori non siciliani, tirano un sospiro di sollievo. La polemica sul nome sulla scheda resta una querelle da editorialisti del week end.

 

Anche perché, secondo note diffuse dal Viminale, il voto espresso è valido anche «utilizzando espressioni identificative quali diminutivi o soprannomi, comunicate in precedenza agli elettori, in quanto modalità di espressione della preferenza»: l’importante è che si possa «desumere la volontà effettiva» di chi si reca al seggio. Con buona pace di qualsiasi costituzionalista dal grugno sghembo. Sicché, ecco emergere dal passato elettorale i mitici “precedenti illustri”. «Benedetto Craxi detto Bettino», «Giacinto Pannella detto Marco», per esempio; laddove quel «detto» diveniva gesto esplicativo, interiezione del consenso, lasciapassare semantico. Ma ecco pure avanzare, dal presente, Letizia Maria Brichetto Arnaboldi detta «Letizia Moratti» con Forza Italia; o Domenico Lucano detto «Mimmo» in corsa con Avs; Alessandro Cecchi Paone detto «Cecchi» e detto «Pavone» (sic!) nella lista Stati Uniti d’Europa, Sergio De Caprio detto «Capitano Ultimo» detto «Capitano» detto «Ultimo» nella lista di Cateno De Luca; nel M5S Daniela Gobbo è detta «Daniela Varedo».

DETTI E CONTRADDETTI
Nel Pd, oltre a Elly, spiccano: Brando Maria Benifei detto «Brando» detto «Bonifei», Giuseppina Picierno detta «Pina», ecc. Detto e contraddetto. Ciò che ne rimane è polemica vaporosa, all’ombra dei livori elettorali. «Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi» diceva John Fitzgerald Kennedy, detto «John»...

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