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Elly Schlein fa finta di non vedere i pezzi sugli antisemiti Pd

Daniele Dell'Orco
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Elly Schlein non legge Libero. È un fatto. Come probabilmente non lo legge nessuno degli intervenuti lunedì sera a In Onda su La7. Nessuno, infatti, ha contestato questo tragico virgolettato del segretario Pd: «Io posso mettere la mano sul fuoco che nel Pd non troveranno nessun razzista e omofobo». A Elly regaleremmo volentieri un abbonamento al nostro giornale. E un calendario.

Col primo la “comunista su Urano” (rubi pure, Corrado Guzzanti, l’idea per il sequel del suo Fascisti su Marte) potrà restare aggiornata sugli episodi di intolleranza riconducibili al suo partito. Col secondo potrà fare un raffronto di ciò che abbiamo riportato solo in quest’ultima settimana. Il 4 luglio Libero ha pubblicato un dossier con preghiera di lettura per la Commissione Segre, l’organo parlamentare per la lotta a razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e violenza. Nel nostro incartamento, oltre a rammentare i vergognosi tweet di giubilo di alcuni Collettivi rossi dopo il 7 ottobre, le occupazioni, le violenze contro la polizia, gli spazi concessi ad imam integralisti e gli striscioni con l’elogio al terrorismo palestinese (di ciò non è tacciabile direttamente al Pd, ma il supporto, anche a distanza, dei dem non è mai mancato), ci siamo soffermati su diversi profili piddini che, a quanto pare, per Schlein sono dei fantasmi.

Ad esempio i candidati dem alle politiche 2022: Raffaele La Regina, che sui social scriveva «gli alieni e lo Stato d’Israele hanno un punto in comune: non esistono», e la trevigiana Rachele Scarpa, che definiva Israele «regime di apartheid». Il primo ritirò la sua candidatura (ma è nel partito). La seconda è finita in Parlamento. Altro esempio i due punti fermi dei dem milanesi Lorenzo Pacini e Ludovico Manzoni, che il 27 gennaio, Giornata della Memoria, violarono il divieto di manifestazioni pro-Gaza e sfilarono nei cortei non autorizzati con l’Associazione Palestinesi d’Italia. Pacini pochi giorni dopo avrebbe dovuto prendere parte ad una conferenza (poi spostata) organizzata dai giovani Pd con Alae Al Said, scrittrice palestinese che il 7 ottobre celebrava la «rinascita palestinese» con Gaza che «rompe le mura della prigione» e Ibrahim Youssef, altro intellettuale palestinese che a Capodanno invitava a sparare petardi «solo sullo Stato illegittimo di Israele».

Il 6 luglio abbiamo fatto invece deflagrare il caso di Cecilia Parodi, l’attivista e scrittrice-tra-virgolette che sui social Sopra, e ai lati, i titoli degli articoli pubblicati sul nostro quotidiano sul tasso di antisemitismo presente nel Pd. Il 4 luglio abbiamo elencato i principali casi degli ultimi anni. A seguire, i richiami delle prime pagine uscite tra il 6 e il 9 luglio sulla vicenda della scrittrice Cecilia Parodi, l’attivista filopalestinese protagonista di un video nel quale ha ammesso di odiare «tutti gli ebrei» ed espresso l’auspicio di vederli «appesi» in piazza. La segretaria del Pd, Elly Schlein, intervenendo in tv, su La7, si è detta pronta a mettere la mano sul fuoco sul fatto che nel suo partito «non troveranno nessun razzista e omofobo» auspicava la morte e l’impiccagione di tutti gli ebrei per poi andare a sputare sui loro cadaveri. Parodi (forse) non ha la tessera del Pd, ma, abbiamo ribadito anche il 7 luglio in questo caso anche con l’editoriale del direttore, ai dem milanesi piace molto. Il 15 febbraio i Giovani Democratici la invitarono tra i relatori del convegno “Colonialismo e apartheid in Palestina”. Come mai? Che la considerino più di ciò che è per via delle sue opinioni? L’evento faceva parte di una serie di incontri promossi non solo nei circoli dei Gd ma anche all’Università Statale di Milano. Tutti organizzati da due consiglieri municipali del Pd: Alessandro Corti, che definì il governo israeliano «nazista», e Marta Nicolazzi.
Dopo le nostre segnalazioni, Fratelli d’Italia si è fatta carico di portare la questione in Commissione Segre, dove il Pd non potrà non vederla.

Quel ciclo di eventi e le manifestazioni di piazza anti-Israele, spinsero ad andarsene l’esponente del Pd milanese, Daniele Nahum, di religione ebraica. Libero l’ha intervistato, l’8 luglio, ieri l’altro. A proposito di quei convegni, Nahum dice: «Tra gli invitati mancava solo Sinwar, il capo di Hamas». A Cecilia Parodi sarebbe piaciuto non poco visto che la nostra sempre su Instagram, qualche giorno fa, a Sinwar s’è proprio dichiarata, scrivendo: «Amo immensamente i suoi modi, ho una cotta». Le trovate di Parodi sono passate inosservate anche ai “comunisti su Urano” di Roma, che l’hanno ospitata il 30 giugno in occasione della giornata pro-Pal promossa da “Culture Roma”. Gli eventi dell’estate romana sono gestiti, tra gli altri, dall’Assessorato alla Cultura guidato dal dem Miguel Gotor. Ieri, infine, Libero ha sentito Marco Carrai, console onorario di Israele, che da Cecilia Parodi era stato bersagliato (già a luglio 2023) con insulti antisemiti in privato sui social e che ha deciso di querelarla: «Il silenzio del Pd?
Mi fa male», ha detto Carrai.

Qualcosa Schlein in realtà l’ha detta, rimbrottando Giorgia Meloni sull'inchiesta di Fanpage: «Ha attaccato i giornalisti invece di ringraziarli. Io li avrei ringraziati e preso provvedimenti». Ecco, lei legga Libero ed eviti pure di ringraziarci. Ma faccia pulizia.

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