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Bologna, la sinistra dà della stragista alla Meloni? E Schlein accusa Giorgia: "Fa la vittima"

Brunella Bolloli
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Non è il primo discorso che Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei Familiari delle vittime della strage di Bologna, pronuncia dal palco in ricordo degli 85 morti e oltre 200 feriti di quel maledetto 2 agosto 1980. Ma è il suo primo discorso così carico di accuse e livore nei confronti di Giorgia Meloni e del suo governo: praticamente un comizio politico. Sarà che Bolognesi da Monghidoro, scrittore, è un tesserato Pd, con un passato recente da parlamentare.

I processi hanno stabilito che l’attentato alla stazione centrale di Bologna è stato opera di gruppi neofascisti. La storia giudiziaria di quel massacro va avanti da anni, con indagini infinite e colpi di scena, ma le condanne hanno portato in carcere esponenti dei Nar, i Nuclei armati rivoluzionari nei quali militavano giovani dell’estrema destra protagonisti di quella stagione di eversione. Ad oggi sono stati condannati in via definitiva come attentatori Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, e per attività di depistaggio il capo della loggia P2 Licio Gelli, due ufficiali dei servizi segreti e il faccendiere Francesco Pazienza. Ciavardini all’epoca dei fatti era minorenne e comunque si è fatto trent’anni dentro e adesso lavora con i detenuti. È stato giudicato tra gli esecutori materiali anche un altro ex Nar, Gilberto Cavallini, e il suo è uno dei nomi citati ieri da Bolognesi nella sua arringa in piazza, accanto allo stato maggiore del Pd, alla segretaria Elly Schlein e al sindaco di Bologna Matteo Lepore.
Ma non solo. Il presidente Bolognesi ha attaccato a gamba tesa Meloni dicendo in sostanza che le radici dell’attentato sono nella destra oggi al governo. Nel suo j’accuse ha citato Chiara Colosimo, deputata di Fdi nonché presidente della commissione parlamentare Antimafia; ha poi criticato le riforme, in particolare quella della giustizia con la separazione delle carriere, e ha riesumato la presunta censura Rai ad Antonio Scurati.

 

 

 

Perché questa reprimenda proprio adesso? Qualcuno ipotizza che agli organizzatori della cerimonia non sia andata giù l’assenza della premier per il secondo anno consecutivo. In rappresentanza dell’esecutivo c’era il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha definito la strage «espressione di un disegno eversivo che mirava a colpire lo Stato nella componente più sensibile, le persone comuni».

La premier in una nota ha ribadito che «l’Italia si stringe alla città di Bologna e ai famigliari delle vittime. Ci uniamo al loro dolore e alla loro richiesta di giustizia. Arrivare alla verità sulle stragi che hanno insanguinato l’Italia passa anche dal lavoro che questo governo, insieme a tutte le amministrazioni e nel solco dei governi precedenti, sta portando avanti con il versamento degli atti declassificati all’Archivio centrale dello Stato». Meloni ha quindi fatto sapere di essere «profondamente colpita dagli attacchi ingiustificati e fuori misura che sono stati rivolti, in questa giornata di commemorazione, alla sottoscritta e al governo. Sostenere che le “radici di quell’attentato oggi figurano a pieno titolo nella destra di governo”, o che la riforma della giustizia varata da questo governo sia ispirata dai progetti della loggia P2, è molto grave. Ed è pericoloso», ha aggiunto, «anche per l’incolumità personale di chi, democraticamente eletto, cerca solo di fare del suo meglio per il bene di questa Nazione». Quindi un appello a fermare il «crescente odio», in cui «le parole e i gesti stanno sfuggendo di mano anche alle persone più avvedute». Un appello di buon senso a cui invece Bolognesi ha risposto così: «Non faccia la vittima e non prenda in giro le vittime». Schlein e sinistra lo hanno applaudito.

 

 

 

Il centrodestra, invece, ha fatto quadrato attorno alla premier bacchettando l’uscita del presidente dell’associazione. Per il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti, quelli di Bolognesi sono stati «attacchi scomposti, si è spinto ogni tollerabile limite». La senatrice di Fi, Licia Ronzulli ha osservato come «Bolognesi ha trasformato l’anniversario della strage in uno scontro politico». Gianni Alemanno, che ha vissuto gli annidi piombo e oggi guida il movimento Indipendenza, chiede al governo di «togliere subito il segreto di Stato a tutte le carte sulla strategia della tensione». E Chiara Colosimo, tirata in ballo dal discorso al veleno di Bolognesi, ha replicato lapidaria su X: «Non ho alcuna intenzione di rispondere agli attacchi personali di queste ore, perché non intendo alimentare alcuna polemica. La risposta è anagrafica: sono nata nel 1986».

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