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Tajani al Meeting risponde a Salvini: "Nessuna mi imponga nulla e non usate Berlusconi"

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Il palco del Meeting di Rimini si sta trasformando in un ring del centrodestra. Mercoledì Matteo Salvini, vicepremier, ministro e segretario della Lega, aveva detto no ancora una volta allo Ius Scholae: "Non rientra nel nostro programma né del governo, non è una priorità". Relegando il tema, sostanzialmente, a una uscita (infelice?) di Forza Italia. Oggi è toccato ad Antonio Tajani, a sua volta vicepremier, ministro e leader azzurro, rilanciare con toni non proprio concilianti sulla questione immigrazione e cittadinanza che lui stesso aveva aperto pochi giorni fa. 

"Siamo partiti diversi, se no saremmo un partito unico - premette Tajani al tradizionale evento estivo di Comunione e Liberazione -. Siamo per il programma di governo, quello che ci vincola è il programma. Per quanto riguarda lo Ius scholae, non è parte del programma di governo, quindi noi possiamo esprimere il nostro giudizio, ne parleremo anche con i nostri alleati. È una nostra opinione. Così come ci sono altri punti che non sono nel programma di governo che vengono sottolineati da altri alleati e ne parliamo. Però non è che perché un tema non è nel programma di governo non se ne può parlare. Ognuno ha diritto di dire. Io non impongo niente a nessuno, ma non voglio neanche che nessuno imponga qualche cosa a me, quindi sono libero di parlare".

"In Europa non c'è nessun vincolo. Nel 2019 abbiamo votato esattamente come abbiamo votato nel 2024, non è successo nulla. La coalizione non si basa sull'appartenenza alle stesse famiglie politiche europee. Noi siamo il Ppe, noi abbiamo questa visione, siamo coerenti, diciamo sempre quello che abbiamo pensato e continueremo a dirlo. Siamo un partito liberale e andiamo avanti in questa direzione", ha aggiunto Tajani riguardo alle diverse collocazioni a Bruxelles. 

In mattinata, la Lega aveva usato sui social vecchie dichiarazioni di Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia, in evidente chiave polemica con Tajani: "Lo Ius soli non vogliamo... - scandiva il Cav ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa - I trafficanti d'uomini avrebbero un argomento forte per dire 'guardate che in Italia si conquista la cittadinanza italiana molto più facilmente che per il passato", E sullo Ius scholae era altrettanto scettico: "Eh beh, bisogna vedere, perché alcune di queste persone che abbiamo avuto modo di conoscere  ancora vogliono la donna segregata e velata, odiano i cristiani, odiano gli ebrei, odiano la civiltà occidentale, odiano lo Stato italiano, non si può dare a loro la cittadinanza italiana solo perché hanno frequentato una scuola ma sono, nella loro famiglia, rimasti quelli che erano. E, per esempio, hanno parole di comprensione pe il terrorismo. Non è possibile". 

"Non faccio polemiche, credo di conoscere bene il pensiero di Berlusconi e non credo che Berlusconi debba essere utilizzato per fare polemiche politiche - è la risposta piccata di Tajani -. So quello che diceva Berlusconi: si riferiva a un corso di studio di cinque anni e non basta avere avuto l'iscrizione per cinque anni". "Noi diciamo che serve un corso di studio completo, cioè la scuola dell'obbligo fino a 16 anni, non con la semplice iscrizione ma con il raggiungimento del titolo che dimostri di fatto la conoscenza e lo studio della cultura italiana. Questo è quello che diciamo. Questa è una linea che garantisce molta più integrazione di quella che è prevista dalla legge attuale che dice a 18 anni poi diventare cittadini italiani, se tu sei anche formato magari sei un buon cittadino un buon patriota e non sei soltanto uno che ha vissuto in Italia". Del resto, ha concluso il ministro degli Esteri, "preferisco uno che non ha il cognome italiano e che ha genitori non nati in Italia che canta l'inno di Mameli, rispetto a uno che è nato in Italia da genitori italiani che si rifiuta di cantare l'inno di Mameli".

 

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