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Giuseppe Conte, attacchi a Grillo e Renzi: il piano per minare il campo largo

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Per aver di fatto preso in mano un partito al 34% e, sei anni dopo, averlo portato sotto il 10, Giuseppe Conte ne ha di pretese. Circa all’ora del pranzo domenicale, alla sua festa, che è poi quella del Fatto Quotidiano, tra le ovazioni del pubblico, ha piazzato due mine sotto l’intesa del campo largo. Da ieri è ancora più evidente a tutti, presenti esclusi, perché, finché ci sarà lui, la sinistra non può tornare a vincere.

La ragione è che l’avvocato Giuseppi è divisivo e dividente. Elly Schlein non riuscirà, cadrà dove ha già fallito Enrico Letta, alle Politiche del 2022, nel tentativo di unire le sinistre. «Matteo Renzi? Presenza inquietante, non potremmo mai lavorare con lui. Beppe Grillo? Lo rispetto in quanto fondatore di Cinque Stelle, ma non può più esserci un sopraelevato». Tanto basta per far fuori in due battute sia gli elettori progressisti moderati, i cosiddetti liberal, i berlusconiani nostalgici del Nazareno di una volta o comunque basculanti tra una sponda e l’altra, sia i grillini duri e puri, quelli del primo Movimento, che attendono la ridiscesa nell’agone politico di Alessandro di Battista come il ritorno di un messia. (...)

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