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Schlein contro Gualtieri: Pd, scoppia il "caso" della tendopoli

Francesco Storace
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Elly Schlein, la piazzaiola. Ormai è diventata una fissazione per lei. È convinta di andare prima o poi al governo con i pochi militanti che si porta appresso – l’altra sera nella piazzetta di Genova che ha scelto per sponsorizzare Orlando alla presidenza della Liguria ne hanno contati 3-400 – o contestando a mitraglia qualunque cosa provenga da Palazzo Chigi. L’estate militante prima; l’autunno militante poi; adesso la grande mobilitazione. Sempre roboante, Elly, ma semina dubbi in tutto il popolo moderato, ovunque vada. Oltre alla necessità di «battere le destre» – altra ossessione del suo vocabolario – la Schlein dichiara guerra, noiosamente per la verità, all’autonomia differenziata voluta dalla sinistra nella Costituzione; pretende la cittadinanza italiana per chiunque venga dal resto del mondo; insorge contro i decreti sicurezza che servono a proteggere i cittadini perbene mettendo i delinquenti in condizione di non nuocere.

Strana mobilitazione, però. Anche perché a Roma il “suo” sindaco sgomberala Tendopoli a due passi dalla stazione Termini. Securitario pure Gualtieri? Occhio, che il sindaco più che “mobilitarsi” annuncia che si ricandiderà a fine mandato decretando così la sconfitta certa del Pd alle prossime Comunali. Hai voglia a “mobilitarti”, cara segretaria, se il Pd si divide tra Orazi e Curiazi sulle mosse del primo cittadino della Capitale. La coordinatrice della segreteria Schlein, Marta Bonafoni, picchia duro contro lo sgombero; resta la stoica capogruppo del partito in Campidoglio, Valeria Baglio, a difendere indomita la mosse del sindaco. Che le prende da tutte le parti. Lo sgambettano gli orfani della Raggi, che gli rinfacciano i giudizi sulla loro beniamina di un tempo; lo prende di petto Fratelli d’Italia col deputato e segretario romano Marco Perissa: «Ha promesso una città in 15 minuti (famoso e fumoso slogan elettorale, ndr) e ora pretende di restare dieci anni a dispetto di tutti»; si becca la strapazzata da “Nonna Roma”, l’associazione in difesa dei clochard e di varia umanità; lo inchioda il capogruppo della Lega Fabrizio Santori: «Sporcizia, favelas, abusi, divieti incendi e cenere, ritardi nei progetti per il Giubileo e il Pnrr, mezzi pubblici ridicoli e strade colabrodo: eppure Roberto Gualtieri, sì, quel Sindaco che ama strimpellare la chitarra e giocare a carte durante i lavori dell’Assemblea Capitolina, pensa di ricandidarsi alla guida della Capitale d’Italia. Chissà se avrà parlato con i romani».

 

 

 

Sì, fa bene Elly Schlein a pretendere mobilitazione, ma a Roma la partita sembra già impossibile col sindaco più divisivo che ci possa essere. Lo contestano tutti, dal suo partito in poi, a destra come a sinistra, e lui pensa ancora a piazzare le terga nell’Aula di Giulio Cesare. «Fatte servi’», si dice nella Capitale quando non hanno esattamente uno straordinario giudizio di una persona non adeguata. Ed è quello che ormai pensano in tantissimi del sindaco di Roma. Ma la leader del suo Pd guarda altro, a contrastare chi sta al governo anche per rimediare ai guai prodotti pure a livello locale. Davvero sembrano stare tutti sulla Luna, quelli del Nazareno, e non si rendono conto di quello che succede nel pianeta Terra. Non serve esibire i muscoli, ma dimostrare capacità di costruire un’alternativa che finora nessuno è riuscito a intravedere. La mobilitazione del nulla non è il requisito adatto.

 

 

 

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