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25 aprile, i cortei della vergogna padroni della piazza

A Roma sventola il vessillo dei terroristi e a Milano la Brigata Ebraica è costretta ad andare via prima dalla manifestazione per evitare disordini Esaurita la Resistenza, sono rimasti solo estremisti islamici e antisemiti
di Massimo Sanvito sabato 26 aprile 2025

3' di lettura

È metà mattina. Sotto le mura aureliane, a pochi passi da Porta San Paolo, sventola bandiera di Hamas. Nella Capitale che si prepara alle esequie di Papa Francesco, il corteo pro Palestina punta le lapidi delle vittime della Resistenza per deporre una corona di fiori con la scritta “Ai caduti per la resistenza antifascista e antisionista”. È a questo punto che sbuca il vessillo verde del Movimento Islamico di Resistenza, con tanto di scritta in arabo.

«Vogliamo riappropriarci di una piazza della Resistenza che voleva essere strumentalizzata con bandiere dello Stato sionista e ucraine, due Stati che nel 1945 non esistevano», arringano i manifestanti. In piazza, l’unico partito presente sarà Fratelli d’Italia, con una propria delegazione e la senatrice Ester Mieli in prima linea.
Da una parte bandiere italiane e inno di Mameli, dall’altra bandiere palestinesi e urla sguaiate («assassini, assassini»).

Da Roma a Milano. Giovani Palestinesi d’Italia e centri sociali, prima di mezzogiorno, cominciano a sciamare in corso Venezia. Vogliono la testa del corteo (ma non l’avranno: a guidare tutti sarà l’Anpi). Striscioni - “Gloria alla resistenza fino alla liberazione”; “Stop al genocidio in Palestina” - e slogan - «I valori dei partigiani ce li insegnano i palestinesi» - sono gli stessi di sempre. C’è una foto della senatrice a vita Liliana Segre, sopravvisuta ad Auschwitz, bollata col timbro di “agente sionista”. Poi fa capolino uno stendardo artigianale: si scorgono l’effigie di un uomo e la scritta “Libertà per Anan Yaeesh”. Chi è costui?

Un cittadino palestinese attualmente in carcere a Terni, arrestato con l’accusa di sostenere dal nostro Paese gruppi di resistenza in Cisgiordania e di aver pianificato attacchi «anche in Italia». Nel serpentone che si dirige verso piazza del Duomo c’è la Brigata Ebraica: servirà un doppio cordone (forze dell’ordine e volontari dei City Angels) per proteggerla dall’odio di islamici ed estremisti di sinistra. Che sbucano come funghi ai lati del corteo: «Fascisti di merda», «Merde», «Criminali», «Assassini», «Genocidio». Gli ebrei, mentre agitano cartelli con scritto “Resistenza al terrore”, “Resistenza ai radicalismi”, “Resistenza all’uso di scudi umani”, rispondono secchi: «Terroristi».

La Brigata Ebraica dovrà ammainare le bandiere con la Stella di Davide qualche centinaio di metri prima del Duomo (dove non metterà piede), per non urtare la sensibilità dei pro Pal, al contrario chiassosi con decine e decine di vessilli al vento fin sotto il palco istituzionale.

Solo una piccola delegazione, con lo striscione, arriverà davanti al McDonald’s, fronte cattedrale, dove l’anno scorso un gruppetto di maranza scatenò l’inferno e un membro della Brigata finì in ospedale con un taglio alla gamba. «Oggi (ieri, ndr) ricordiamo la liberazione dal nazifascismo, questi sono il nulla», sbotta Davide Romano, il direttore del Museo della Brigata Ebraica. Che ringrazia polizia e City Angels e pungola la sinistra: «Trattando con chi insulta Liliana Segre e la Brigata Ebraica si tradiscono i valori della Resistenza. Costoro vanno isolati, non promossi a interlocutori».

Tutto qui? Nemmeno per idea. A Parma, la Brigata non ha fatto in tempo a srotolare il proprio striscione che pro Pal e antagonisti l’hanno accerchiata tra insulti e minacce. Le forze dell’ordine, fiutando i guai, l’hanno quindi costretta a far sparire gli stemmi. Uno schema che si è ripetuto altre due volte lungo il corteo. «L’intento era testimoniare il nostro impegno per la libertà e contro ogni totalitarismo ma siamo stati accolti con odio e intolleranza», spiega Ashkan Rostami, dissidente iraniano che ha sfilato insieme alla Brigata Ebraica di Parma. A Bergamo, invece, è andata peggio: sette agenti di polizia, pochi minuti dopo la partenza del corteo, sono rimasti feriti durante gli scontri provocati da una cinquantina di “bravi ragazzi” della Rete di Bergamo per la Palestina all’assalto dei rappresentanti della Brigata Ebraica. Più avanti, all’altezza dei Propilei, un uomo a volto travisato ha colpito un poliziotto con un’asta: mentre veniva fermato e fatto salire sulla volante, decine di violenti rossil’hanno circondata per cercare di evitare l’arresto. Tensioni anche a Trieste. Benvenuti al nuovo 25 aprile: esaurita la spinta della Resistenza dopo ottanta lunghi anni, largo ai partigiani dell’islam. A braccetto coi terroristi. 

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