Landini e Avs, in silenzio sulle violenze di Roma, attaccano il governo sui referendum, tra cui - neanche a farlo apposta - quello dare la cittadinanza facile agli immigrati.
Manca poco più di un mese al voto per i cinque referendum su lavoro e cittadinanza dell’8-9 giugno e, nonostante le diverse iniziative, dai promotori arrivano le solite lamentele contro il governo e la stampa, in particolare quella del servizio pubblico.
«C’è un problema di scarsa informazione. Finora le tv e i giornali non hanno fatto un’informazione, tante persone non sanno che c’è il referendum - attacca Maurizio Landini- c’è una parte di Paese che non sa che ci sono i referendum». Per il leader della Cgil «è importante parlarne per ricostruire una partecipazione, una democrazia». «Siamo già al referendum, le firme sono state già prese, ora si deve andare a votare», sprona, ricordando i temi chiave dei referendum: «Migliorare i diritti delle persone, avere più tutele contro i licenziamenti e il precariato e per non morire sul lavoro. È il momento di provare a cambiare questa situazione e le persone col loro voto possono decidere». Anche secondo il segretario di +Europa e presidente del Comitato promotore del referendum sulla cittadinanza, Riccardo Magi, gli italiani non sanno che l’8 e il 9 giugno sono in programma i referendum. E anche lui punta il dito contro l’esecutivo Meloni. «Almeno dica: “Andate a votare”. Credo che non abbia problemi a farlo per dare voce al popolo», è l’appello di Magi.
Con la scadenza per il voto praticamente dietro l’angolo i promotori annunciano nuove iniziative e altre manifestazioni di piazza. Avs denuncia addirittura «il boicottaggio da parte dei partiti della destra». «Non faranno come Craxi che invitò ad andare al mare, ma stanno usando tutti i trucchi possibili per impedire agli italiani di informarsi per poi votare», dice il senatore Peppe De Cristofaro, che annuncia un’interrogazione al ministro dell’Interno sulla circolare che alcune Prefetture starebbero inviando ialle scuole «con il divieto di svolgere attività di comunicazione».
Intanto, fonti del Viminale fanno sapere che c’è tempo fino a lunedì 5 maggio per la presentazione delle domande per il voto fuori sede, «una prassi amministrativa consolidata quando ci sono dei giorni festivi che coincidono con la data indicata e non il frutto di una richiesta specifica». Le polemiche, però, non si placano e ora rischiano di caratterizzare gli ultimi 30 giorni prima del voto lasciando in secondo piano i temi dei quesiti. Così Landini incalza: «La campagna referendaria inizia ora. L’ha detto anche il presidente Mattarella che bisogna combattere l’astensionismo e questi referendum possono essere l’occasione per prendere delle decisioni e cambiare quelle leggi balorde che non stanno dando alcun futuro alle nuove generazioni».