"Certo la crisi dell'editoria, in Italia e non solo, sta dando colpi micidiali al sistema informativo ma tutto ciò non può giustificare quanto sta accadendo ad uno dei gruppi editoriali più importanti del nostro Paese": Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, lo ha detto a proposito del gruppo Gedi, che include i quotidiani La Repubblica e La Stampa, che l'editore ha annunciato di voler vendere. "In pochi anni - ha proseguito il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra - il gruppi Gedi è stato spolpato e smembrato in nome di operazioni finanziarie: e i risultati, per quanto riguarda ad esempio il settore dei giornali locali, sono sotto gli occhi di tutti. Ora la proprietà Elkann sta procedendo alla liquidazione degli ultimi asset di valore - Repubblica, Stampa, Huffington e Radio - ad un gruppo straniero, di cui non si conoscono le intenzioni, senza garanzie per la tutela dell'occupazione, né per garantire un'informazione libera e di qualità".
Fin qui un discorso che sta in piedi. Poi però, non si capisce perché, tira in ballo il governo: "Quello che preoccupa - ha detto - è il silenzio, non so se per imbarazzo o per distrazione delle Istituzioni, del governo e del mondo della politica. È il momento della chiarezza e delle scelte trasparenti: la liquidazione di un gruppo editoriale del genere non può passare sotto silenzio, serve una reazione e un'attenzione particolare perché ne va della qualità della nostra democrazia". "Per questo - ha chiosato - siamo al fianco dei giornalisti del gruppo e alle loro mobilitazioni, pronti a sostenere ogni iniziativa utile, ma questo non basta: bisogna accendere un faro su questa vicenda per tutelare un presidio di democrazia".
Tra l'altro, non è neanche vero che il mondo della politica e soprattutto della destra è rimasto in silenzio. Il presidente del Senato Ignazio La Russa, parlando con un cronista de La Stampa durante l'incontro con i giornalisti parlamentari per la cerimonia dello 'scaldino' a Palazzo Madama, ha detto: "Le vostre preoccupazioni sono giustificate. Le proprietà hanno il diritto di cambiare ma non hanno il diritto di imporre linee di condotta univoche. Capisco le preoccupazioni e sono a vostra disposizione anche come intermediario, perché abbiate soddisfazioni nelle risposte che attendete". A lui si è aggiunto il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che insieme al sindaco di Torino Stefano Lo Russo, segue "con attenzione l'evolversi della situazione del gruppo Gedi". Lo hanno dichiarato in una nota congiunta i due rappresentanti delle istituzioni locali annunciando un incontro, domani a Palazzo Civico, di "una rappresentanza dell'Associazione Stampa Subalpina, dei lavoratori del gruppo e della testata La Stampa di Torino".
A chiedere di portare la questione in Parlamento, poi, è stata anche un'altra esponente di Avs, Elisabetta Piccolotti: "Sulla vicenda della vendita delle attività editoriali del gruppo Gedi è impensabile che non vi sia un dibattito in Parlamento teso a fare chiarezza in merito alla qualità e alle intenzioni dell'eventuale compratore greco. I giornalisti de La Stampa e di Repubblica e delle altre testate che si stanno mobilitando o scioperando meritano non solo solidarietà ma ascolto e risposte anche a livello istituzionale. Per questo stamattina in aula, discutendo delle mozioni sulla libertà di informazione, abbiamo chiesto che il sottosegretario all'Editoria Barachini venga in aula a riferire e nel pomeriggio chiederemo all'ufficio di presidenza della Commissione Cultura, Istruzione ed Editoria, che ha la competenza su queste questioni, di aprire un ciclo di audizioni per approfondire quanto sta accadendo". E pure lei poi giù contro l'esecutivo: "È assurdo che il Governo taccia di fronte alla vendita di un fondamentale asset democratico operata senza che i lavoratori e le lavoratrici conoscano il piano industriale, le garanzie occupazionali e le intenzioni in merito al posizionamento e alla linea editoriale".
Proprio Barachini nelle scorse ore ha convocato "i vertici di Gedi e i Cdr de La Stampa e de la Repubblica in relazione alla vicenda della ventilata cessione delle due testate del gruppo". Lo si legge in una nota.
Infine, non poteva mancare in questo gioco di tiro a segno il Movimento 5 Stelle: "La preoccupazione principale nella vendita degli asset editoriali del gruppo Gedi riguarda chi ogni giorno lavora nelle redazioni, nelle radio e nei servizi digitali. Sono loro ad aver mantenuto vivi giornali e progetti editoriali, e oggi rischiano di subire le conseguenze di operazioni finanziarie decise dall'alto. Servono garanzie concrete e immediate e il governo non può chiamarsi fuori, anche alla luce dei retroscena che chiamano in causa Giorgia Meloni e i suoi 'abboccamenti' con l'editore Kyriakou", hanno dichiarato gli esponenti del Movimento in commissione cultura, rivolgendo un'accusa grave alla presidente del Consiglio.
La segretaria del Pd Elly Schlein si è limitata invece ad esprimere la propria preoccupazione per le ultime notizie: le informazioni che circolano sulla vendita del gruppo Gedi "sono allarmanti. Le preoccupazioni espresse dai Comitati di Redazione sono anche nostre. Dopo anni di scelte finanziarie che hanno progressivamente indebolito l'azienda, si arriva oggi alla cessione a un soggetto straniero che non offre garanzie su occupazione, prospettive future, qualità e pluralismo dell'informazione". E ancora: "Siamo estremamente preoccupati dai rischi di indebolimento o addirittura di smantellamento di un presidio fondamentale della democrazia, fondato su testate che hanno segnato la storia del giornalismo italiano e che rappresentano un patrimonio unico anche per il radicamento territoriale".
Per la leader dem, "non è possibile restare in silenzio di fronte a tutto questo. Non ci sono certezze sulle intenzioni del potenziale acquirente. Le richieste delle redazioni non hanno ricevuto risposta: servono garanzie occupazionali per il futuro dei dipendenti del gruppo e serve assicurare i principi costituzionali di pluralismo dell'informazione e di libertà di stampa. Sono principi cardine della nostra democrazia. Per questo siamo al fianco dei giornalisti e sosterremo ogni iniziativa volta a mantenere alta l'attenzione e ottenere chiarimenti su una vicenda che tocca direttamente la salute del sistema democratico. In gioco non c'è solo un gruppo editoriale, ma un patrimonio storico e civile del Paese".