Il risultato della votazione sulle mozioni «concernenti iniziative in relazione all’evoluzione della situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza» passa in secondo piano. Quello che resta al termine del dibattito di ieri mattina alla Camera dei deputati sulla crisi in Medio Oriente è l’ennesimo show di un centrosinistra che usala tragedia nei territori palestinesi per addossare al governo italiano la responsabilità di quanto sta accadendo. A Montecitorio i leader del “campo largo”, tra le bandiere palestinesi esposte dai rappresentanti di Avs, danno il meglio di sé. Angelo Bonelli è il primo a prendere la parola. Nel corso del suo intervento legge i nomi dei bambini «vittime dei bombardamenti del criminale Netanyahu a Gaza».
Poi chiama in causa il presidente del Consiglio: «Dica qualcosa a difesa e all’onore di questi bambini che sono morti. Chiediamo che altri bambini non vengano uccisi dalle bombe». L’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, è appena tornata dal valico di Rafah, dove insieme a 15 parlamentari del centrosinistra ha cercato di entrare a Gaza (tentativo respinto). La deputata del Pd si rammarica dell’assenza di Giorgia Meloni - «non credo che ci siano molti altri temi più importanti di questo!» - e chiede «qualche secondo in più» per implorare la maggioranza e l’esecutivo di dire «no allo sterminio del popolo palestinese. Non portate l’Italia nella parte sbagliata della storia!». Il meglio, però, arriva in occasione delle dichiarazioni di voto.
Nicola Fratoianni, l’altro leader di Avs, perde ogni freno inibitorio quando accusa il governo italiano di aver ricostruito, in nome del sostegno incondizionato a Israele, nientemeno che «l’asse Roma-Berlino (un riferimento al voto italiano contro la revisione degli accordi tra Unione europea e Israele, ndr). Oggi, come allora, ci avete coperto di infamia, di vergogna». Il fondatore di Sinistra italiana accusa Palazzo Chigi di nascondersi dietro «parole ipocrite», di portare avanti «un comportamento codardo» e di essere, quindi, «complice. Complici, sì, siete complici di quello che sta avvenendo», scandisce tra gli «applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista», come recita il resoconto della Camera.
È l’antipasto di ciò che accadrà di lì a poco. Con l’intervento di Giuseppe Conte, che da tempo spera di incassare un dividendo elettorale indossando i panni dell’estremista anti-israeliano. Il leader del M5S, nell’ordine: accusa il governo di «assumere gratuitamente un ruolo - si dice, pro bono - di avvocati difensori di un criminale», Netanyhau; esibisce in modo teatrale un vecchio tweet di Meloni del 2014, nel quale la premier mostrava dolore per una strage di bambini a Gaza - e «di tutte le giravolte a cui Giorgia Meloni ci ha abituato questa è la più riprovevole sul piano morale, la più sanguinosa sul piano umano» -; accusa l’esecutivo di essersi macchiato di «corresponsabilità» al cospetto dell’«autore di un genocidio» (ovviamente Netanyhau); di nascondersi «come gli struzzi» e, gran finale, di «sporcare il tricolore del sangue dei palestinesi». Non contento, insieme ai deputati del suo gruppo alla fine delle votazioni esce in piazza Montecitorio per incontrare le associazioni rientrate dalla missione a Rafah. È tutto? No, perché all’appello manca ancora Elly Schlein.
La segretaria del Pd non può lasciare la scena all’alleato-rivale Conte. Così esordisce denunciando l’uso della «fame come un’arma di guerra» da parte di Israele. Poi prende di mira l’«immobilismo» del governo, che «ci rende complici, ci disonora sul piano internazionale». Ecco la richiesta di «supportare il lavoro della Corte penale internazionale»- che ha spiccato un mandato di arresto per il premier israeliano - e, soprattutto, l’accusa di tacere e di dare mano libera al «governo di estrema destra di Natanyhau»: «Il silenzio non è un’opzione, il silenzio è complice». In tutto questo la votazione sulle mozioni è un capitolo secondario. Per la cronaca: l’Aula ha approvato il documento della maggioranza (e parte di quello di Italia Viva) con 166 voti favorevoli, 110 contrari e 8 astenuti e respinto quello di Pd, M5S e Avs.