Per la manifestazione della sinistra-quasi-unita per Gaza c’è una data, il 7 giugno, e poi una marea di chissà. Ci sarà una piazza piena? Forse. Ci sarà qualche critica ad Hamas? Difficile. Ci sarà lo spirito unitario a tinte rosse? Quello proprio no. Il campo largo stroboscopico s’è preparato alla grande sfilata come una famiglia allargata in crisi che vuole rivedersi per fare pace ma inizia a litigare già sulla scelta della pizzeria.
Pd, M5S e Alleanza Verdi Sinistra si sono messi d’accordo (miracolo!) su un documento congiunto – la mozione unitaria presentata in Parlamento – firmato da Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Le parole d’ordine sono “massacro”, “Netanyahu”, “crimini”, “fermare tutto”. Ah, e referendum, soprattutto. Giacché la coscienza civile ad orologeria è stata fissata guarda caso il giorno prima di una delle consultazioni popolari più snobbate di sempre: i referendum sulla cittadinanza promossidalla Cgil.
«Una grande manifestazione nazionale per fermare il massacro del popolo palestinese», hanno cantato nelle scorse ore i leader. Ma non tutti. Perché a sinistra, come da tradizione, non c’è mai un vero accordo senza qualche frattura. Scomposta. E difatti questa piazza ognuno l’ha immaginata coi suoi distinguo. «La piattaforma? Chiara, ampia, ben undici punti», rassicura Fratoianni, infastidito dalle critiche. Ma per Italia Viva e Azione, pare che quei undici punti non bastino. O meglio, manchi almeno un dettaglino scomodo scomodo: la condanna ad Hamas. E quindi ecco che sia Carlo Calenda di Azione che Riccardo Magie Benedetto Della Vedova di +Europa – i soliti con un piede dentro e uno fuori – chiedono di integrare le proposte di “Sinistra per Israele”. Questi guastafeste che parlano di terroristi proprio una volta che il centrosinistra aveva trovato un accordo su qualcosa...
Calenda ieri mattina si era ancora detto possibilista: «Schlein mi ha detto che avrebbe provato ad integrare le voci mancanti, vediamo», salvo poi nel corso della giornata annunciare una seconda manifestazione. Fonti di Azione hanno fatto sapere che ci sono stati contatti diretti tra Calenda e Renzi per organizzare il 6 giugno a Milano «una iniziativa comune di condanna all’azione del governo israeliano e di sensibilizzazione sul pericolo dell’antisemitismo e contro chi professa la distruzione dello Stato di Israele». Gli stessi (pochi) dubbi di strumentalizzazione della sofferenza dei palestinesi li ha espressi anche il Partito Liberaldemocratico: per Luigi Marattin «no ad una manifestazione con chi viene in aula con la kefiah». La risposta secca di Fratoianni: «No, non si cambia». Ché poi toccherebbe rimettersi a discutere.
Ancora più comici dal M5S: «Evitiamo di annacquare e diluire». Ma quali sono questi undici punti intoccabili della mozione Pd-M5S-Avs? Il riconoscimento dello Stato di Palestina, il cessate il fuoco a Gaza, la liberazione degli ostaggi di Hamas (ma con calma), l’invio di aiuti umanitari, il rispetto del diritto internazionale, la sospensione delle forniture d’armi a Israele, l’introduzione di sanzioni europee contro Benjamin Netanyahu e il sostegno al mandato della Corte Penale Internazionale contro il premier israeliano e il suo ministro della Difesa Gallant.
Dall’altro lato “Sinistra per Israele” – il parente scomodo alla festa pacifista – attraverso una lettera del suo presidente Emanuele Fiano sulle colonne del Corriere della Sera aveva chiesto l’aggiunta di punti semplici, quasi banali: condannare Hamas, sostenere gli israeliani contrari al proprio governo (e i palestinesi contrari ad Hamas, che spesso finiscono malissimo), indossare le coccarde gialle per solidarietà verso gli ostaggi, rifiutare l’antisemitismo camuffato da antisionismo, e sostenere il vecchio mantra dei due Stati per due popoli.
Richieste che, a quanto pare, per la sinistra “ufficiale” sono troppo moderate. Per ora quindi, nessuna apertura. La piattaforma resta quella, dice Fratoianni, e chi vuole unirsi, bene. Chi no, si accomodi pure altrove. Quanto alla location della manifestazione, dopo aver navigato a vista per un paio di giorni ieri i frontman di Avs hanno annunciato il punto di ritrovo: piazza San Giovanni. Un messaggio indiretto a Renzi, Marattin, Calenda e a tutti i moderati: la sinistra-sinistra punta alla folla oceanica e chi non ci sarà ne pagherà il conto in termini di immagine. Già dal giorno dopo, quando per provare a portare più persone possibili alle urne, davanti agli elettori si presenteranno i “poliziotti buoni” Fratoianni, Bonelli, Conte e Schlein, sempre pronti a capitalizzare un po’ di malcontento sulla pelle dei poveri disgraziati.