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La sinistra sfrutta l’omicidio di Martina: "Lezioni a scuola contro il patriarcato"

Dopo l’ennesimo femminicidio, i compagni hanno ricominciato a chiedere i corsi di affettività in classe, come fosse l’unico rimedio alla scia di sangue. Ma è solo ideologia
di Brunella Bolloli domenica 1 giugno 2025

2' di lettura

Siamo sicuri che la soluzione al dramma dei femminicidi siano le lezioni di sessualità a scuola? A sentire i soloni della sinistra, dai leader di Pd e M5S - Elly Schlein e Giuseppe Conte - passando da quelli di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, il ciclo di studi sull’affettività impartito in classe ai giovani è il rimedio giusto per interrompere la scia di sangue che la cronaca ci sbatte in faccia con un’impressionante rapidità. L’ultima vittima, Martina Carbonaro aveva appena 14 anni e 18 il suo assassino, l’ex respinto. L’ha uccisa a pietrate e sepolta viva tra i rifiuti. Mostruoso.

Che si debba insegnare ai bambini che l’amore è rispetto e non possesso, che un no è un no senza conseguenze drammatiche, che la fine di una relazione non coincide con la fine della vita di chi ha lasciato, sono concetti semplici su cui dovremmo essere tutti d’accordo. Ma un conto è insegnare il rispetto e la civiltà nei rapporti interpersonali, compito che compete a ogni famiglia oltre che alla scuola, altro è introdurre lezioni che con la scusa dell’affettività (o dell’intimità?) cercano d’inculcare prima del tempo nei minori la cosiddetta “ideologia gender”, la quale rischia di confondere ancora di più i giovani anziché evitare altre sciagure.

Non è una questione di moralismo o di «paura del sesso», come i favorevoli al progetto si ostinano a pensare, ma di dubbio, vista la delicatezza del tema. E poi chi, di grazia, dovrebbe insegnare a scuola l’affettività agli alunni? Uno psicologo, un sessuologo, il prof di ginnastica, un tutor o un esperto della galassia Lgbtq+? Oppure un docente tipo il soggetto che ha augurato la morte alla figlia della Meloni? Bisognerebbe chiederlo al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, il quale peraltro ha risposto a Schlein e compagni che a scuola si insegna già il rispetto dei generi diversi e il non discriminare il prossimo, e in più non c’è correlazione tra gender e femminicidi.

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Alla sinistra non basta: cita di continuo il patriarcato, come cartello da srotolare nelle manifestazioni contro l’attuale governo «colpevole di patriarcato» pure lui e ora «troppo repressivo» perché introduce il reato di femminicidio. Pd, M5S, Avs, con i loro opinionisti tv di riferimento, ritengono invece prioritario fare lezioni di sessualità a scuola. Hanno la granitica certezza che così si ridurranno gli omicidi, mentre non dicono che i Paesi più avanzati nel campo dell’educazione sessuale hanno un tasso di femminicidi più alto di noi.

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