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E se finisse in Parlamento il prof che vuole morta la figlia del premier?

Ho sognato quel prof in Parlamento, come è successo con Soumahoro e Salis. Per fortuna, poi si è fatto mattina e mi sono svegliato: il sogno rischiava di trasformarsi in incubo
di Francesco Storace lunedì 2 giugno 2025

3' di lettura

Ho fatto un brutto sogno... andavo a prendere mio figlio a scuola e mi guardava stralunato, «sai, papi, il professore di tedesco è di Caracas». E allora, che cosa ti preoccupa? «No, nulla, è che dice cose strane, usa la lavagna come un manifesto». Mentre dormivo, era passato qualche giorno e “spiavo” col cellulare il docente. Incollato al video, ne scrutavo le mosse. Poi, internet. Quel signore che doveva educare mio figlio e quelli di tutti gli altri insultava e minacciava. Non i ragazzi, ma il governo, i politici, i banchieri, e pure preti e monache. Papa Leone compreso. Poi, ad un certo punto del sogno, scoperto dal “nemico”, sputtanato dai social, scatenato il putiferio e avvisato dall’avvocato («Stefano, rischi il licenziamento, non si può augurare la morte della figlia della premier, che insegnamento dai?»), il professore sbarellava. Si contorceva, ingranava la retromarcia, si “scusava”. Una notte lunga, nel sogno i titoli dei giornali, la vergogna montare nei tiggì, l’indignazione salire ovunque.

Chissà quante volte anche lui – di Marigliano, Napoli – aveva sentito la frase “i figli ‘so pezz’e core...”. Scuse di cartone, prima il provvedimento di sospensione cautelare del ministro, poi il licenziamento. Applausi collettivi, «sia d’esempio». Macchè, l’esempio era un altro. Non solo perché si scoprivano altre prodezze del genere contro i vicepremier Salvini e Tajani e contro il ministro dell’interno Piantedosi. Il sogno sembrava trasformarsi in un serial intitolato «odio contro i figli e le figlie di chi governa». La solidarietà avversaria, nella maggior parte dei casi, esordiva con il classico «io che ho subito pure gli attacchi social», paragonandosi a bambini nel mirino... Poi, il ricorso. Le lenzuola bagnate, sudavo, arrivava il verdetto del magistrato, l’insegnante non può essere licenziato, in Italia si può fare tutto, anche augurare la morte del nemico e persino di sua figlia. Perché se te lo suggerisce l’intelligenza artificiale – questa la dotta difesa dell’insegnante – tutto è possibile.

Diventava un martire, cominciava la fila dei politici che ci avevano già provato con Aboubakar Soumahoro, e poi con Ilaria Salis, e ancora con Mimmo Lucano. Sì, erano Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni e battere tutti sul tempo e a fregare Elly Schlein e Giuseppe Conte. Stefano Addeo entrava in Parlamento, al posto degli stivali indossava un paio di scarponi rossi; a Roma viveva – noblesse oblige – in una casa occupata assieme ad un gruppo di immigrati clandestini. Il magistrato che lo aveva graziato entrava nel Csm come vicepresidente; il ministro Valditara andava agli arresti e nemmeno domiciliari. Questo perché Addeo aveva commosso tutti dicendo di non voler rinunciare alle sue idee politiche.

Ma quelle, caro professore, non sono idee. «Sono veleno travestito da pensiero»: me lo ha suggerito proprio l’intelligenza artificiale. A me dicono una cosa, a lei un’altra. Per distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato basta azionare il cervello e lei non lo ha fatto. Magari il suo avvocato preferirà puntare sulla sua incapacità di intendere e di volere... Pulcinella avrebbe avuto maggiore dignità del professore istigatore di un omicidio, anziché rifugiarsi nelle “ragioni” più improbabili. Come diceva il grande Silvio «siete solo dei poveri comunisti» e non meritate né pietà né grazia. Ma solo sparire dinanzi ai nostri occhi e dalle scuole d’Italia. Per fortuna, poi si è fatto mattina e mi sono svegliato: il sogno rischiava di trasformarsi in incubo.

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