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Elly Schlein all'ultima spiaggia: la mossa per non morire

Il referendum è stato un boomerang per la segretaria dem. Che ora pensa di anticipare il congresso al 2026. Obiettivo: prendere in controtempo (e dividere) la fronda interna
mercoledì 11 giugno 2025

3' di lettura

I referendum dell'8 e 9 giugno sono stati, politicamente parlando, un mezzo bagno di sangue per Elly Schlein e l'unico risultato tangibile è opposto a quello sperato: ora è il Pd a voler "abrogare" la segretaria. O perlomeno mezzo Pd, l'ala più riformista e moderata che ha vissuto come una violenza la scelta di accodarsi a Maurizio Landini e Alleanza Verdi e Sinistra e sposare l'animo più populista delle opposizioni. Spingere l'acceleratore sulla cittadinanza facile agli immigrati (non è un caso che nel 30% degli elettori andati alle urne, appena il 65% si sia detto favorevole) e combattere sui temi del lavoro per annullare le riforme firmate, guarda un po', proprio Partito democratico, più che un cortocircuito è stato un suicidio.

La leader mai come in queste ore è spalle al muro. La sua scommessa per tentare la spallata a Giorgia Meloni è stato un flop gigantesco, capace solo di ridare forza ai suoi nemici interni. Per questo, spiega un retroscena del Corriere della Sera, sarebbe tentata dal colpo in contropiede: anticipare al 2026 il congresso straordinario,  per togliere tempo alle varie minoranze interne per organizzarsi. "Prima le Regionali, poi le assise dove la leader punta alla riconferma per poter modellare definitivamente un Partito democratico a sua immagine e somiglianza - scrive Maria Teresa Meli sul Corriere -. L’ipotesi, da ieri sera, torna prepotentemente alla ribalta".

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L'obiettivo e la strategia di Elly e dei suoi fedelissimi sono chiari: puntare sulle divisioni nell'area riformista e l'assenza di un nome che possa incarnare la vera alternativa alla Schlein. Nelle ultime settimane ha preso quota la suggestione Silvia Salis, neo-sindaco di Genova che però ha intenzione di crearsi una credibilità restando perlomeno qualche anno alla guida della città prima di tentare il grande salto nell'arena romana. 

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C'è sempre Pina Picierno, europarlamentare di punta del Pd reduce da parecchi screzi con il Nazareno tra Bruxelles e Strasburgo e con illustri colleghi come Giorgio Gori ed Elisabetta Gualmini è stata non a caso tra le prime e più severe critiche rispetto alla linea del partito sui referedum. Schlein da questo orecchio non ci sente e in piena contrapposizione con Giorgia Meloni ribadisce che lo schema vincente per il Partito democratico e la sinistra può essere solo uno: radicalizzare le posizioni, "cancellare" (o nel migliore dei casi, fagocitare) il centro.

Simona Malpezzi e Alessandro Alfieri chiedono una Direzione ad hoc per discutere dell'ultimo esito elettorale, l'europarlamentare e presidente del Pd Stefano Bonaccini ha già capito l'aria che tira e si propone come mediatore. "I «ribelli» vorrebbero che Energia popolare (la corrente guidata da Alfieri, ndr) uscisse dalla segreteria, ma l’ala più moderata frena", sottolinea ancora Meli. 

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Tra i più espliciti nel fotografare la situazione è quella vecchia volpe di Pierluigi Castagnetti: "Qualcuno dica a Schlein, anche solo privatamente, che così si va a sbattere - scrive l'ex leader della Margherita su Facebook -. Posto che da quelle parti dove sembra prevalere l’arroganza ci sia ancora qualcuno interessato a tornare a vincere, per il bene del Paese e delle sue più giovani generazioni".

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