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La giornata particolare di Castagnetti e la puntura di Elly

Pierluigi Castagnetti è il più democristiano del Pd per origini e convinzioni e da qualche tempo è in sofferenza per la marginalità crescente nel partito
di Francesco Damato giovedì 12 giugno 2025

2' di lettura

Lunedì scorso 9 giugno è stata una giornata particolare, molto particolare, particolarissima, eccezionale per Pierluigi Castagnetti, il più democristiano del Pd per origini e convinzioni, da qualche tempo in sofferenza per la marginalità crescente, o qualcosa di simile, della sua area nel partito sempre più movimentista guidato da Elly Schlein. Dalla quale si aspetta, non so ancora quanto fiduciosa, di sapere quale sarà l’anno in cui deciderà di stampare sulla tessera d’iscrizione al Pd il volto o, più in particolare, gli occhi di Alcide De Gasperi, come ha fatto l’ultima volta con Enrico Berlinguer.

Lunedì scorso 9 giugno, dicevo, il buon Castagnetti ha festeggiato il compimento dei suoi 80 anni: esattamente il doppio della Schlein, che il 4 maggio ne aveva fatti 40. Fra gli auguri ho motivo di ritenere che gli saranno arrivati anche quelli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, col quale è così nota l’amicizia che Castagnetti spesso, quasi di solito, si contiene nelle sue esternazioni per non vederle arbitrariamente e soprattutto scomodamente attribuire ai reconditi pensieri, umori e quant’altro del Capo dello Stato. Che tiene particolarmente, e giustamente, a gestire da solo la propria riservatezza.

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Lunedì scorso 9 giugno, dicevo, il buon Castagnetti ha seguito con la solita curiosità, a dir poco, del politico le notizie provenienti dai seggi elettorali dove si era finito di votare per i cinque referendum abrogativi promossi, sostenuti eccetera eccetera anche dalla Schlein col dichiarato proposito di sapere e volere dimostrare la capacità del Pd di riconoscere l’errore, per esempio, del cosiddetto Jobs Act voluto a suo tempo dall’allora presidente del Consiglio e contemporaneamente segretario del partito Matteo Renzi.

Più ancora, temo, dei risultati dei referendum, preferiti dalla Schlein ad un congresso per segnare su un tema così delicato la discontinuità, la svolta e quant’altro del suo partito rispetto a dieci anni fa, Castagnetti dev’essere rimasto colpito dalla soddisfazione espressa dalla segretaria del Pd per il loro pur clamoroso fallimento da quorum. Che aveva trasformato in coriandoli i sì e i no che uscivano dai conteggi degli scrutatori. I sì, peraltro, contrapposti cervelloticamente dalla Schlein ed emuli ai voti raccolti dal centrodestra nelle elezioni Politiche del 2022 per gridare vittoria.

Dopo essersi un po’ trattenuto per la solita preoccupazione, già ricordata, di vedere coinvolgere ingiustamente l’amico presidente della Repubblica, che aveva tenuto peraltro a partecipare al voto referendario, ripreso al suo arrivo e alla sua uscita dal seggio elettorale della sua Palermo, il buon o povero Castagnetti, come preferite o immaginate, è sbottato. E ha affidato questo suo messaggio a Facebook: «Qualcuno dica a Schlein, anche solo privatamente, che così si va a sbattere. Posto che da quelle parti, dove sembra prevalere l’arroganza, ci sia ancora qualcuno interessato a tornare a vincere, per il bene del Paese e delle sue più giovani generazioni».

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