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Italo Bocchino, la bomba politica: "Chi vedo bene nel centrodestra"

giovedì 26 giugno 2025

3' di lettura

Ma che ci fa Carlo Calenda a sinistra? Se lo chiedono molti, polemicamente, nel campo progressista. Ma inizia a chiederselo anche qualcuno tra i conservatori. La questione non è solo personale, relativa al leader di Azione, ma importante anche dal punto di vista strategico perché potrebbe condizionare la formazione (e i voti) di un centro. Come in una bilancia, da che parte penderà quel eventuale "piatto moderato" determinerà l'esito delle future elezioni.

"Tra quelli all’opposizione, Calenda appare come l’unico politico serio, coerente e impegnato nel merito delle questioni. Al di là del colore del governo". Parole importanti spese da Italo Bocchino, direttore editoriale del Secolo d'Italia ex parlamentare di Alleanza Nazionale, Pdl e FdI, dalle pagine del Foglio. "Si è presentato con un programma e lo porta avanti con determinazione - sottolinea uno degli opinionisti più corteggiati in tv in quanto conoscitore della "visione meloniana" -. Su alcuni temi sta con chi sostiene le sue stesse tesi".

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Tra Calenda e Giorgia Meloni in questi giorni si registra un certo feeling. "Certo se la candidata premier del centrosinistra dovesse essere Elly Schlein... Mi pare che Calenda, antropologicamente, sia più vicino a Meloni". Non solo su questioni di politica estera come Ucraina o Israele, sottolinea l'ex colonnello finiano: "Più che a Meloni, Calenda è vicino alla ragionevolezza e all’interesse nazionale. Mentre altri all’opposizione vanno solo alla ricerca di consensi".

Il pragmatismo di Calenda viene contrapposto all'ideologia che domina la guida del Pd e in generale tutto il campo anti-Meloni, spiega Bocchino: "Schlein è una gruppettara che occhieggia alla sinistra-sinistra. Giuseppe Conte un populista in grado di sostenere tutto e il suo contrario, come sulle armi" mentre Matteo Renzi "ha cominciato la legislatura in modo ragionevole. Poi, quando ha capito che non aveva possibilità di passare in maggioranza, si è messo a fare il grillo urlante, in maniera sguaiata contro Meloni. Ma non esiste al mondo un ex premier che fa una battaglia personale contro la presidente in carica, venendo cioè meno al suo ruolo istituzionale".

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Il fatto che Calenda venga considerato "assimilabile" al centrodestra è anche dovuto alla retorica da barricate del duo Elly-Giuseppe, "mentre le coalizioni vincono quando assumono anche atteggiamenti moderati, allargando al centro”, puntualizza ancora Bocchino, .che definisce Fratelli d'Italia non a caso "un laboratorio d’allargamento. Basti pensare a ministri come Carlo Nordio, Orazio Schillaci o Marina Calderone: provengono da altre culture, non appartengono alla generazione Atreju, ma incrociano i valori e il programma del governo Meloni". Altro esempio, la nomina a sottosegretario per il Sud dell'ex leader della Cisl Luigi Sbarra, che indignato tanto il mondo dei sindacati quanto i progressisti: "Per arrivare al 30% Meloni ha capito che doveva essere la casa di varie anime politiche. Nel suo governo convivono la cultura nazionale e identitaria, quella autonomista rappresentata in parte dalla Lega e quella popolare con Forza Italia. C’è spazio anche per i liberali. Sono tutte esperienze alternative alla sinistra". Una strategia che sta già dando i suoi frutti: "A oltre metà del suo mandato", prosegue Bocchino, Meloni "ha più consensi di quando ha cominciato". Un caso "che sarà studiato nei libri di Scienze politiche". Prima ci sono però le elezioni regionali. E in alcuni territori Azione potrebbe allearsi con il centrodestra, come in Campania o nelle Marche.

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