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Più Nato e meno Ue: ecco le dieci ragioni per cui ci conviene

di Daniele Capezzone giovedì 26 giugno 2025

4' di lettura

Lo sappiamo bene: parlare di aumento dei fondi per la difesa – in qualunque forma e anche con una tempistica opportunamente dilatata nel tempo – è sempre piuttosto impopolare in Italia. Eppure ci sono dieci buone ragioni per ritenere che stavolta il governo sia stato saggio nel dire sostanzialmente sì a Donald Trump.

1. Il nervosismo di Trump verso l’Europa, su questo tema, non è solo suo, ma di tutti i contribuenti  americani, comprensibilmente stanchi di farsi carico – con i loro soldi – della protezione degli alleati europei. Va ricordato che, qualche anno fa, perfino Barack Obama, sempre applauditissimo dalla stampa filo-dem, alla fine del suo mandato presidenziale, aveva definito gli europei “scrocconi” (free riders) con riferimento al loro disimpegno economico in ambito Nato.

2. La cosa più importante da evitare – adesso – era che ci fosse una verticalizzazione in capo a Bruxelles, cioè nelle mani dell’Ue. Chi conosce il dossier-difesa sa bene che la prospettiva di un “esercito europeo” non è concretamente ipotizzabile. Ma ciò non toglie che – purtroppo non solo in ambienti progressisti – la fascinazione di una mitica “difesa Ue” sia ancora notevole. E invece per l’Italia quella sarebbe stata l’insidia maggiore: perché la cosa si sarebbe tradotta nel solito veicolo a trazione franco-tedesca (il sogno del Pd da sempre).

3. Anche se troppi fanno finta di non capirlo, da molti anni la Germania concepisce l’Europa come una specie di giardino tedesco: e a maggior ragione, per consolidare la propria egemonia, Berlino ha a lungo puntato a una diversificazione strategica rispetto alla Nato e all’Anglosfera. Prospettiva rischiosa e da evitare. Ogni volta, negli ultimi cento anni abbondanti, in cui si è vagheggiata in Europa una qualche volontà di autonomizzazione da America e Anglosfera, la scelta è stata foriera di sciagure.

4. A sua volta, la Francia, pur con i suoi conti discutibili e il suo corpaccione appesantito, è naturaliter attratta da un accordo più o meno alla pari con Berlino: si fa garantire la dignità della co-leadership, offre alcuni fiori all’occhiello (il nucleare, il seggio permanente all’Onu), e per il resto negozia da pari a pari con i tedeschi. L’ambizione sfrenata di Macron fa il resto.

5. Lo stesso progetto di difesa europea desta perplessità in sé da questo punto di vista. Come si farebbe ad evitare che esso rappresenti un ennesimo fattore di spreco e di duplicazione di spesa? E (in ottica italiana) come si fa ad evitare che Roma risulti solo un’appendice dell’asse franco-tedesco, anzi del maxiprotettorato germano-francese? Per carità, tutto legittimo: da sempre c’è chi pratica una politica di potenza, e si muove secondo chiare logiche di espansione. Ma l’aspetto surreale (e masochistico per gli altri attori) è che tutto questo venga chiamato Unione Europea.

6. L’Italia, in particolare, dovrebbe fare molta attenzione. Non devo ricordare qui quanto sia stata discutibile l’avventura in Libia del 2011, e come alcuni – in Francia e non solo – l’avessero concepita in funzione anti-italiana. Né serve molto spazio per ricordare come l’Ue abbia lasciato per anni – prima di questo governo – l’Italia in balia dei problemi dell’immigrazione. Né devo ribadire come in prospettiva Parigi punti a un suo dominio nel settore dell’aerospazio, Berlino a egemonizzare il settore meccanico e di terra, con i “campioni” italiani ridotti (se va bene...) a fornitori.

7. I nostri interessi (non solo in Nord Africa e nel Mediterraneo) sono spesso competitivi con quelli francesi. Non dimentichiamolo mai.

8. Davanti a tutto questo, è stato molto saggio – per l’Italia e per questo governo – mutare prospettiva, e scegliere un posizionamento geostrategico meno banale, con geometrie meno scontate e più dinamiche. Certo, dobbiamo guardare naturalmente all’Unione europea (di cui siamo co-fondatori), ma dovremmo contemporaneamente rivolgere lo sguardo anche all’Anglosfera, anche all’Est Europa, anche al Mediterraneo.

9. In particolare, dovremmo incoraggiare la Nato a fare del Mediterraneo un’altra priorità, oltre a quella del Nord e dell’Est Europa. È la questione del “fianco Sud” dell’Alleanza. Tema su cui l’Italia può giocare da protagonista, come il nostro governo ha perfettamente compreso. Se invece altri pensano che possa occuparsene un progetto di difesa europea eventualmente sganciato dalla Nato e gestito da Germania e Francia, si cullano in un’ennesima pericolosa illusione. O peggio: lavorano – più o meno consapevolmente – per altri.

10. Quanto a Macron, resta indimenticabile la sciocchezza che aveva detto sulla Nato, di cui aveva proclamato la “morte cerebrale”: il che dice tutto di lui e delle sue capacità di visione. Per anni, troppi hanno fatto finta di non capire. Adesso è impensabile cavarsela affidandosi all’invettiva morale contro Trump o a un vuoto e insensato “ci vuole più Europa”, dopo aver sbagliato per anni tutto ciò che era sbagliabile.

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