Il centrodestra sale di tre punti in un mese. Tocca il 46,5% dei consensi, un filo sotto il risultato complessivo delle Europee dello scorso anno ma tre punti in più di quelli che gli sono stati sufficienti, nel 2022, per vincere le elezioni. Tutti i partiti della maggioranza di governo crescono. Fdi (28,2%) e Lega (8,8%) guadagnano un punto, Forza Italia (8,4%) circa mezzo, mentre il Pd scende al 21,4%, con un balzo indietro di due anni, e i grillini (13,3%) calano di oltre un punto. Bene anche il gradimento di Giorgia Meloni, al 45%, pure lei tre punti sopra il mese scorso. Sono le rilevazioni di Ipsos pubblicate dal Corriere della Sera, istituto solitamente generoso con le forze di sinistra e stretto con quelle di centrodestra.
Cosa è successo? Effetto negativo del referendum della Cgil perso, incapacità del Pd di trasmettere un’immagine forte di sé, come invece richiederebbero i cittadini in un contesto internazionale così complicato, troppe divisioni e un M5S poco credibile. Questa l’analisi di Nando Pagnoncelli, che di Ipsos è amministratore delegato e circoscrive la crescita delle forze di maggioranza alla rendita che le difficoltà internazionali portano quasi per inerzia a chi governa. «Stringersi intorno alla bandiera», è la formula per motivare il buon momento del centrodestra individuata da Pagnoncelli, che non trova altre spiegazioni, convinto che «non ci siano elementi che diano conto di un ruolo prevalente del nostro Paese nello scacchiere internazionale». Proviamo ad arricchire l’analisi.
1) Il progetto del campo largo perseguito da Elly Schlein, anziché arricchire lo schieramento progressista, tende a schiacciarlo su un’unica identità. Il Pd della segretaria, M5S e Avs sembrano sempre più sovrapponibili. Questa omologazione ricercata, ma non accettata da tutti, ha una seconda conseguenza negativa: rende evidenti le divisioni interne ai dem, ne mette in dubbio la storica vocazione governativa e ne tratteggia un’immagine che riflette caos e inefficacia. Viceversa, i distinguo delle varie forze di governo, che non si risparmiano polemiche tra loro, finiscono per essere un elemento favorevole, perché arricchiscono l’offerta elettorale senza mettere in dubbio la compattezza dell’alleanza, grazie alla capacità di sintesi di Giorgia Meloni e al suo standing superiore rispetto a quello dei leader dell’opposizione. Nel centrosinistra l’unità è percepita come un’incompiuta: svuota l’anima dei partiti. Nel centrodestra le spaccature interne risultano un punto di forza: completano la rappresentanza dell’elettorato.
2) La sinistra cala perché il suo modo di fare opposizione è ripetitivo e inutile. Le iniziative del governo sono criticate a prescindere. Ogni risultato di Meloni all’estero è svilito e banalizzato. Elly Schlein si fa rappresentare in tv da una sfilza di soliti, vecchi teatranti senza argomenti alternativi. La loro critica costante rivela insofferenza perché al potere ci sono altri ma è incapace di proporre soluzioni alternative. Il quotidiano cecchinaggio mediatico contro la maggioranza ha messo in luce, più che le pecche di chi governa, la mancanza di idee di chi vorrebbe governare.
3) Il flop dei referendum, Elly Schlein che va a Budapest per il gay pride, le battaglie per alzare i salari con la Cgil che non firma gli aumenti previsti dai contratti collettivi, un europeismo sempre più ambiguo, la condanna di provvedimenti, come il decreto sicurezza, che vedono il 70-80% della popolazione favorevole. La sinistra cala perché l’elettore la percepisce non in sintonia con le esigenze della popolazione. Questo capita anche in politica estera, con sempre più cittadini spaventati dalla guerra e la sinistra che risponde mettendo fiori nei nostri cannoni mentre quelli degli altri sparano. La realtà è che il campo largo non ha promesse convincenti né ricette in grado di prendere voti.
4) Il centrodestra sale perché riflette un’immagine di compattezza e ha una guida che convince l’elettorato. Ma cresce anche perché ciascun partito ha trovato un’identità definita. Fdi che si sta sempre più trasformando nel primo partito conservatore italiano.
La Lega che non perdona nulla all’Unione Europea ed è un baluardo contro l’immigrazione clandestina. Forza Italia che ha consolidato l’eredità di Silvio Berlusconi e rappresenta il pragmatismo liberale e moderato. Nella maggioranza c’è quello che in politica conta e che la sinistra in crisi d’identità ha smarrito: un substrato ideologico comune.
5) Romano Prodi, l’unico leader della sinistra vincente della storia italiana, ieri sul Messaggero ha scritto la più feroce critica al proprio schieramento. «Stiamo commettendo lo stesso tragico errore dei dem americani e dell’ideologia woke: costruire una società frammentata in identità di diverso, che è l’opposto della democrazia, che si costruisce non esaltando il diverso ma tenendo presente l’eredità del passato anche quando si va verso il nuovo. La destra invece vince perché usa i valori tradizionali come strumento di protezione dei cittadini». Sembra la sconfessione di Schlein a Budapest per il gay pride ma invece è molto di più: è la certificazione che il centro è incompatibile con questa sinistra. Carlo Calenda e Matteo Renzi sono logori. Ernesto Ruffini, Alessandro Onorato o chiunque spunterà dal cilindro per fare il nuovo Prodi, a parte che sarà meno autorevole dell’originale, non avrà mai la forza di unire, perché il suo vero nemico sta a sinistra e non a destra.