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Ilaria Salis, Scanzi & co: i maestrini anti Bezos vendono i loro libri sulla sua piattaforma

di Alessandro Gonzato lunedì 30 giugno 2025

3' di lettura

Dunque avanti, non siate ipocriti né timidi. Attaccate Bezos? Chiedete ad Amazon che non venda più i vostri libri, semplice. La coerenza prima di tutto, no? È ricco l’elenco di giornalisti, intellettuali, comici – categorie che talvolta coincidono, ma non in questo caso – e associazioni antifasciste (il famoso camerata Bezos...) che hanno tuonato contro il proprietario del colosso americano per le sfarzose nozze a Venezia. Molti di questi, con fortune alterne, hanno affidato la vendita delle proprie opere anche alla multinazionale del commercio elettronico. Signori (e signore): volete continuare a guadagnare sulla piattaforma del bifolco e che il bifolco continui a guadagnare con la vostra complicità? Siamo certi di no. E allora...

Su Amazon c’è l’imperdibile scritto di Ilaria Salis, “Vipera”, che in ungherese significa “bastone telescopico”, quello che secondo lei la polizia, a Budapest, le ha infilato nel marsupio per incastrarla. Nei giorni scorsi Sant’Ilaria patrona delle case altrui ha sparato fango sul miliardario: «A Venezia si terrà un importante corteo contro l’arroganza di Bezos e del suo mondo.

E' detentore di una fortuna che una persona comune fatica persino a immaginare, uno dei più potenti oligarchi all’immonda corte di Trump». E cosa aspetta, onorevole Salis? Si ribelli ad Amazon, tanto i primi 15mila d’acconto dalla Feltrinelli li ha già incassati, e dall’europarlamento grazie al duo Bonelli&Fratoianni ne incassa altri 18mila ogni mese.

In laguna tra i contestatori “No Bezos” c’erano anche quelli dell’“Anpi 7 Martiri di Venezia”, i partigiani, i quali hanno polemizzato «sull’uso della città, la mercificazione, la privatizzazione degli spazi pubblici». Quindi – immaginiamo – il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ritirerà da Amazon il suo pamphlet “Antifascismo adesso... Perché non è ancora finita”.

TALK SHOW

L’altra sera, ospiti di Lilli Gruber su La7, c’erano i colleghi Emiliano Fittipaldi e Andrea Scanzi. Iniziamo dal primo: «Il prezzo non è giusto», e il riferimento è ai 3 milioni donati dal magnate alla città, e chissenefrega degli altri 900 di indotto stimati dal ministero del Turismo, che già fossero la metà sarebbero una montagna di schei. Di nuovo Fittipaldi: «E' un tecnocrate amico di Trump, uno che ha fatto vedere che si può prendere Venezia, la quale non avrà nessun ritorno, zero. Ha ragione Severgnini» - giusto c’era pure lui – «l’Italia è un Paese in vendita». Lo sono pure, sempre su Amazon, tre libri del direttore di Domani.

LA MORALE

«Condivido ogni virgola che ha detto Fittipaldi», ecco Scanzi, «aggiungo un elemento legato alla giustizia, che non riguarda solo Bezos: mettiamoci nei panni di una persona che fatica ad arrivare a fine mese e vede una delle città più belle al mondo usata come una dépendance dove si divertono cento, duecento, trecento ricconi... $ un’immagine devastante. Io», ha sottolineato Scanzi, «li capisco questi ragazzi di Extinction Rebellion che hanno protestato». L’ultima opera di Scanzi su Amazon si intitola “Sciagura”, anzi “Continuavano a chiamarla sciagura”, dunque il libro non è autobiografico ma contro Giorgia Meloni la quale campeggia in copertina. Veniamo a Severgnini, che su Amazon ha una sfilza di libri lunga così. Prima ci ha tenuto a far sapere che lui Bezos lo conosce e che alcuni ospiti super vip lo hanno chiamato. Poi Severgnini afferma che il miliardario avrebbe potuto spiegare in tivù il perché di questo matrimonio a Venezia. Magari, aggiungiamo noi, a reti unificate. Alla fine l’amara constatazione: «Mi ha fatto un po’ di malinconia». Già.

Su Amazon, inoltre, Daniele Luttazzi per il quale il matrimonio è stato «osceno» e la donazione di 3 milioni «una mancetta beffarda»; il giornalista di Repubblica Francesco Merlo che non ha risparmiato stilettate a quel cafone di Amazon; e sul portale ci sono pure le pubblicazioni di Andrea Pennacchi detto “Pojana”, comico di Propaganda Live, su La7: «Il matrimonio di Bezos mi ricorda il festone di paese dell’emigrato che torna e vuol far capire che ha soldi da buttare». Chiediamo scusa a tutti gli scrittori che abbiamo ingiustamente dimenticato.

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