Prosegue lo scontro tra governo e magistratura dopo le pronunce della Cassazione sul dl Sicurezza e sul protocollo Italia-Albania sui migranti. "Nessuna invasione di campo. Da noi pareri legittimi, il ministro Nordio lo sa bene. La politica ci rispetti". Ad affermarlo è Margherita Cassano, prima presidente della Corte di Cassazione, in un'intervista al quotidiano La Stampa sottolineando in merito ai rilievi tecnici sulle riforme che "non sono mancanza di rispetto ma critiche ragionate che dovrebbero alimentare il pluralismo. Posso assicurare che non c'è stato alcun condizionamento". "È dal 2003 che il Massimario, il nostro ufficio studi, svolge questo tipo di attività ogni volta che c'è una nuova legge, in presenza di norme di carattere internazionale per le ricadute che possono avere sulla legislazione nazionale e di pronunce della nostra Corte costituzionale. Si tratta di analisi di tipo tecnico-scientifico che mettiamo a disposizione di tutti i giudici per migliorare complessivamente la qualità dell'interpretazione delle leggi. Io personalmente - continua Cassano - nel merito delle relazioni non voglio entrare. I giudici della Corte si pronunceranno quando arriveranno ricorsi che dovessero prospettare problemi di applicazione delle nuove leggi. Ma posso assicurare che non c'è alcun condizionamento, perché da queste relazioni non deriva alcun automatismo né alcuna incidenza sulla libera, autonoma interpretazione della legge da parte di ciascun giudice, sia di legittimità che di merito".
"Ma le critiche nel merito delle valutazione dell'Ufficio del Massimario sono legittime, ci mancherebbe. La democrazia è alimentata dalla diversità di opinioni, tutte meritevoli di rispetto. Noi siamo pronti ad accettare ogni critica, ma il fisiologico dissenso sul merito non deve mai trascendere nella negazione della attribuzioni di ciascuna istituzione. Temo che le tensioni non giovino a far recuperare fiducia nello Stato nel suo insieme. E penso che tutti dovremmo recuperare toni pacati e riflessivi. Noi rispettiamo profondamente la politica, il Parlamento e il governo, ma ci auguriamo che altrettanto rispetto sia nutrito nei confronti della magistratura. I rilievi tecnici sulle riforme non sono mancanza di rispetto, ma critiche ragionate che dovrebbero alimentare il pluralismo delle idee che fa vivere e crescere la democrazia. Anche le critiche alla magistratura possono aiutare alla nostra crescita, purché non siano pura delegittimazione".
"La Suprema Corte, come ho detto tante volte, si pone in costante dialogo e confronto non solo all'interno della Corte stessa , ma anche con tutti i giudici di merito, con gli avvocati e con il mondo dell'università. Siamo un'unica comunità giuridica - afferma Cassano in un'intervista a 'La Stampa' - il cui scopo è fornire un'interpretazione completa e avvertita delle norme. Lo Stato di diritto, per poter funzionare, ha bisogno che ciascuno dei suoi organi operi correttamente nel rispetto delle attribuzioni e dei compiti altrui. Demonizzare o denigrare sistematicamente un altro potere dello Stato non giova né all'armonia del Paese nel suo complesso né alla fiducia che i cittadini devono riporre nelle istituzioni". "Mi meraviglio che il ministro che ha esercitato per lunghi anni l'attività di magistrato, si mostri incredulo di fronte a quella che è un'attività istituzionale dell'ufficio studi della Corte di Cassazione. Se poi dissente dalle interpretazioni tecniche, rispetto il suo giudizio e la sua valutazione politica. continua Cassano - Non spetta a noi sindacare le scelte politiche, noi dobbiamo valutare le ricadute tecniche". Sull'aumento dei reati e delle pene, Cassano afferma che "la continua proliferazione normativa, il susseguirsi di tante leggi settoriali, spesso sulla base di situazioni di necessità e urgenza non favorisce la stabilità del quadro normativo. Il principio di proporzionalità della pena, e prima ancora delle sanzioni, è vincolante per tutti i poteri dello Stato. Tutte le volte che si incide sulle pene, ci si deve porre il problema di proporzionalità tra la pena prevista per quel reato e quelle previste per altri reati che riguardano offese analoghe. La sanzione non è una vendetta e la pena dev'essere proporzionata e personalizzata per ciascuno".