C’era un tempo in cui la sinistra aveva dei problemi a livello nazionale. Li aveva sia dal punto di vista delle alleanze e della tenuta della coalizione, sia dal punto di vista di un’eccessiva litigiosità interna al Pd. Sul territorio però tutto si teneva insieme. La segreteria di Elly Schlein ha cambiato le cose. Le tensioni nazionali ora si scaricano tutte in provincia. Questo è dovuto a tre fattori. Il primo è che la segretaria, che arriva dal movimento Occupy Pd, sta provando davvero a prendersi il partito. Vuole approfittare delle prossime Regionali per cambiarne la classe dirigente locale. Sono le prove generali per il repulisti che avverrà con le liste per le Politiche del 2027.
Il secondo è che gli antichi mestieranti dem non ci pensano proprio a lasciare il passo e stanno facendo una strenua resistenza. Combattono villaggio per villaggio. La recente sconfitta che la Nazarena ha subito nel referendum di giugno sul lavoro, dove si è dovuta accodare alla Cgil, li ha rianimati. Il terzo è che l’asse di ferro che Elly ha fatto con M5S e Avs fa storcere il naso a mezzo Pd, che già sta lavorando alla sostituzione della leader; subito se le Regionali andranno male, dopo il voto Politico se vincerà Giorgia Meloni, entro il 2028 se per caso Schlein dovesse andare al governo, e inevitabilmente cadere poco dopo. Nella scelta dei candidati governatori, i problemi alla Nazarena non arrivano da M5S e Avs, bensì dal suo partito. Schlein cerca di fare dei consigli regionali quanto più a sua immagine e somiglianza, i dem locali non ci stanno. Ieri si è acutizzato il caso Toscana. Il governatore uscente è Eugenio Giani, profilo debole imposto da Matteo Renzi cinque anni fa.
Schlein vuole sostituirlo con l’onorevole Emiliano Fossi, personaggio se possibile ancora minore, ex sindaco di Campi Bisenzio, per avere almeno un presidente di Regione che sia sua diretta espressione. Solo che il Pd toscano non ci sta. I sindaci della cintura metropolitana fiorentina hanno scritto ieri alla Nazarena per chiederle di ufficializzare la candidatura di Giani. Prima, avevano fatto lo stesso molti circoli delle zone di Pisa, Livorno, Empoli e Valdelsa, a cui si era unito il presidente della Provincia di Arezzo. Per di più, il governatore toscano è appena risultato, a sorpresa, il quarto più apprezzato d’Italia, il primo tra quelli di sinistra. Finirà che Schlein dovrà abbozzare, per non spaccare il partito, ma le tensioni sono significative. Non sono neppure isolate, perché il tentativo di repulisti nelle Marche, operato dalla coordinatrice regionale Chantal Bomprezzi, vicina alla Nazarena, ha spaccato il partito. La signora non ha ricandidato i consiglieri uscenti per il terzo mandato, ex renziani, e Matteo Ricci è ora costretto a raccoglierli nella sua lista, sempre che questi per ripicca non decidano diversamente. Problemi anche in Puglia, dove il candidato in pectore Antonio Decaro, la più concreta alternativa alla guida Schlein del partito, minaccia di non presentarsi. La scusa è che vorrebbe che Elly vietasse all’ingombrante governatore uscente, Michele Emiliano, di candidarsi. Il retroscena è che sarebbe tentato di tenersi le mani libere per sostituire la segretaria al primo scivolone. Quanto alla Campania, Vincenzo De Luca lotta per resistere e spinge per la candidatura del grillino Sergio Costa, ex ministro dell’Ambiente, per far saltare il patto Schlein-Conte su Roberto Fico. Si andrà al braccio di ferro, la Nazarena qui la spunterà, ma è un’altra riprova che Elly può contare sull’inaffidabile Conte più che su molti importanti esponenti dem.