La sinistra passa al contrattacco. O meglio, alle accuse. Alle prese con due inchieste che terremotano il Partito democratico (quelle che vedono coinvolti Beppe Sala e Matteo Ricci), i dem la buttano in caciara. E nel mirino ci finisce Italo Bocchino. A sinistra, infatti, si stanno domandando per quale ragione il direttore editoriale del Secolo d'Italia, nonché consigliere della comunicazione ai media nazionali del candidato meloniano alla Regione Marche Francesco Acquaroli, sapesse dell’inchiesta "Affidopoli".
"Io non mi sono mai occupato di affidi e appalti, sono completamente estraneo. Acquaroli? No, non mi ha chiamato. Ha detto che non userà il tema in campagna elettorale ma Italo Bocchino ne sta parlando da un mese... È il loro stile ma non mi faccio intimorire. Sto sentendo un grande affetto. Dal Pd? Da tutto il Pd. Sto interloquendo anche M5S, ho inviato le carte sia a Schlein che Conte. Spero che i 5 Stelle capiscano le mie ragioni e si possa andare avanti", ha detto lo stesso Ricci. E a lui ha fatto eco Alessia Morani, che ha immediatamente sollevato dubbi sul giornalista: "Come mai Italo Bocchino e altri giornalisti di destra sapevano dell'avviso di garanzia" prima dello stesso Ricci? "Capirlo credo sia assolutamente indispensabile". Finita qui? No, perché c'è anche chi ha tirato in ballo una sorta di "magistratura bruna". "Bocchino è un profeta visionario o ha rapporti con qualche toga bruna?", è il quesito che si è posto Matteo Renzi.
Un presagio dunque? Una profezia sospetta come la definiscono tanti di loro? No, nulla di questo. Il motivo è chiaro: lo scandalo non è nato in questi giorni, bensì un anno fa dall'inchiesta del Resto del Carlino. Nel mirino gli affidamenti diretti del comune nella manutenzione dal 2019 al 2024. Secondo l’accusa si nascondevano così una serie di interventi spot. Tra questi il casco di Valentino Rossi in piazza D’Annunzio. Insomma, già il fatto che sotto la lente di ingrandimento ci siano finiti gli "affidamenti diretti del comune" doveva far pensare che prima o poi le toghe avrebbero bussato alla porta del primo cittadino di allora, Ricci per l'appunto.
Ma non solo, perché tra gli indagati ci sono anche vari dirigenti. Tra loro Massimiliano Santini, componente dello staff dell'ex sindaco, indagato per concorso in corruzione, turbativa d’asta, induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato e falso ideologico commesso da privato in atto pubblico. Per di più già l'attuale primo cittadino, Andrea Biancani, aveva pronunciato parole sospette a inizio giugno. "Non voglio finire indagato io", aveva detto facendo pensare a un'indagine in corso. Ecco allora che tutto questo ha fatto credere a Bocchino che qualcosa sotto sotto si stesse muovendo e ad augurare a Ricci "di non finire dentro l’inchiesta penale, ma certamente si tratta di una vicenda nella quale la condanna politica è forte e sicura".