«Questa inchiesta sarà un boomerang per il centrodestra», tuona Matteo Ricci commentando l’avviso di garanzia ricevuto per concorso in corruzione per fatti maturati quando era sindaco di Pesaro. «Se qualcuno della destra pensa di intimorirmi, non sa di che pasta sono fatto». La miglior difesa è l’attacco. Il candidato alla presidenza delle Marche, al centro di un’indagine che lo descrive come il cervello di un sistema criminogeno votato a ottenere consenso per se stesso e guadagni indebiti per i suoi più stretti collaboratori, punta il dito dall’altra parte della barricata. Il suo nemico principale però non è il rivale elettorale, il presidente uscente del centrodestra, Francesco Acquaroli, che gli ha organizzato un comizio sotto casa per dire «non parlo dei guai giudiziari di Ricci, ma di politica». Il suo nemico sono i pm pesaresi, che lo incriminano, i presunti alleati di Cinque Stelle, che annullano gli appuntamenti elettorali per sostenerlo e aspettano di capirne di più per decidere se sfilarsi definitivamente, e sono i suoi dirigenti, quelli di prima fascia e quelli di seconda.
TRIO DI FEDELISSIMI
«Io mi fidavo dei miei e delegavo tutto a loro. Se qualcuno ha sbagliato, io e il Comune siamo parte lesa», ha sparato ad alzo zero il candidato progressista. Fuoco amico. Non ha gradito il trio di fedelissimi, Massimiliano Santini, Stefano Esposto e Franco Arceci, che gestiva gli eventi di Opera Maestra e Stella Polare, le due organizzazioni volute da Ricci e che assegnavano senza gara i lavori ai quali l’amministrazione cittadina teneva, lucrandoci sopra, secondo le accuse dei pm. E non hanno gradito neppure i dodici tra dirigenti, funzionari ed ex collaboratori del Comune, tutti accusati di concorso in corruzione, e qualcuno anche di falso e indebita percezione di erogazioni pubbliche, che si sono sentiti oggetto dello scaricabarile del loro capo.
Ricci ragiona alto, pensa a vincere la Regione, che secondo lui è una tappa della sua scalata al potere, a Roma, addirittura alla segreteria dem, malignano i tanti che lo ritengono ambizioso quanto spiccio nel perseguire la strada del successo. È convinto di uscirne con le mani pulite perché non ha preso soldi e inizia a scavare un solco tra sé e la sua squadra. Ma la squadra non ci sta a farsi scaricare. La prossima settimana è quella degli interrogatori e gli opliti di Ricci sono tentati dalla vendetta: se devono morire i filistei, muoia anche Sansone, sappiamo bene quale quadro descrivere ai pm. Così, lo scaricabarile di Ricci può finire per travolgerlo più delle accuse dei magistrati. I pm non credono alla tesi autoassolutoria di un sindaco ignaro di quel che gli accadeva intorno. L’attuale candidato alla presidenza delle Marche «compiva direttamente o comunque faceva compiere a dirigenti e funzionari atti contrari ai propri doveri d’ufficio, abusando della propria influenza in violazione delle regole di trasparenza e imparzialità e buon funzionamento della pubblica amministrazione», recita l’avviso di garanzia.
I pericoli per l’ex sindaco possono arrivare dagli interrogatori, sia dal basso sia dall’alto. Sotto, ci sono i funzionari, che non hanno guadagnato nulla da questa vicenda, né consenso né denaro. Certo non hanno agito di loro iniziativa o per fini personali, ed è plausibile che lo diranno chiaramente, ricostruendo il quadro delle responsabilità, per discolparsi.
USCITE INFELICI
Sopra ci sono Arceci, Santini ed Esposto, i tre possibili mariuoli dell’aspirante governatore. «È vile incolpare i collaboratori. Arceci replica stizzito tramite il suo legale», titolava ieri il Corriere Adriatico, aggiungendo che ritiene quella dell’ex sindaco «un’uscita infelice che si poteva risparmiare» e che l’ex capo di gabinetto di Ricci, accusato anch’egli di concorso in corruzione, non vede l’ora di andare davanti ai magistrati per fare chiarezza. Già gli articoli scritti sul Resto del Carlino da Antonella Marchionni, la giornalista che ha sollevato il polverone dal quale sono partite le indagini dei pm, avevano parlato della strana situazione del dipendente comunale, in pensione dal 2021 ma che ancora conservava un ufficio, con tanto di targhetta, al primo piano del municipio. Gliel’aveva mantenuto Ricci, dichiarando che «è un fenomeno, come Cristiano Ronaldo». Quando è uscita la notizia che era indagato, l’europarlamentare, ancora ignaro che ne avrebbe seguito il destino, l’aveva definito «una delle persone più perbene che abbia mai conosciuto». Rapido il cambio d’opinione dell’interessato, una volta mutato in peggio per lui il quadro giudiziario.
L’UNICO INDAGATO
Ma anche Santini, la figura più compromessa al momento, l’unico indagato anche per peculato e accusato di essersi intascato 106mila euro, rigirandosi con Esposto parte dei compensi che le loro due associazioni avrebbero dovuto pagare agli imprenditori assegnatari degli affidi, non ci sta a recitare il ruolo del capro espiatorio. Massimiliano è un ex ragazzo delle notti pesaresi, una figura border nella quale Ricci ha intuito potenzialità. L’ha assunto e, in base a una legge che regola gli Enti Locali, ne ha fatto il proprio fiduciario, delegandogli l’organizzazione degli eventi, che il giovane avrebbe interpretato troppo sportivamente. Secondo Ricci, senza dirgli nulla, secondo i magistrati invece «nella piena consapevolezza del sindaco». Ed è questo che, sentendosi scaricato e con le spalle al muro, Santini sarebbe pronto a confermare, stando agli ambienti che più gli sono vicini. Un’incognita al momento la posizione di Esposto, formalmente presidente di Opera Maestra e Stella Polare, nelle ricostruzioni giudiziarie una testa di legno dell’ex sindaco e «terminale operativo delle due associazioni di comodo» secondo lo schema per il quale Ricci proteggeva, Esposto (accusato di concorso in corruzione e indebita percezione di denaro pubblico) riceveva e ridistribuiva, Santini incassava e Arceci in Comune faceva funzionare la macchina e vigilava che nessuno si intromettesse. Il boomerang è stato lanciato. I prossimi giorni diranno sulla testa di chi finirà. Il centrodestra e il candidato Acquaroli al momento girano le Marche senza casco di protezione.