Matteo Ricci se la prende con Bocchino: Pd è allo sbando

di Pietro Senaldisabato 26 luglio 2025
Matteo Ricci se la prende con Bocchino: Pd è allo sbando
4' di lettura

Diavolo di un Matteo Ricci. L’ex sindaco di Pesaro è in campagna elettorale. Vuole diventare presidente delle Marche e deve parlare. Ma più parla, più si incasina, perché è indagato per concorso in corruzione e la gente non gli chiede altro. Lui sogna di poter spiegare ai conterranei di come risolleverà la regione e di spargere veleno sul rivale del centrodestra, il governatore Francesco Acquaroli. Gli altri gli chiedono come si difenderà dalle accuse del pm di essere al vertice di un sistema criminoso che, attraverso le associazioni Opera Maestra e Stella Polare, affidava lavori pubblici senza gara per portare consenso elettorale a lui e vantaggi economici ai dirigenti da lui scelti.

CHE AUTOGOL
Siccome non sa come rispondere a tono, l’ex sindaco ha scelto una doppia linea. Sul fronte interno, l’europarlamentare con velleità di tornare in provincia a fare il ras ha deciso di fare la figura del fesso. Sostiene di non sapere nulla, di non essersi mai interessato una volta di chi faceva i lavori nella sua città, di non essere responsabile di errori commessi da altri in procedimenti amministrativi che pure hanno la sua firma e di essere parte lesa se Massimiliano Santini, l’uomo a cui ha dato in mano tutti gli eventi di Pesaro, si è messo in tasca oltre centomila euro, come sostengono i pm. Sul fronte esterno, il candidato zoppo di un campo largo ormai spanato minaccia il centrodestra che l’inchiesta gli si ritorca contro, lo accusa di speculare sulle sue sventure e attacca il direttore editoriale del Secolo d’Italia, Italo Bocchino, sostenendo che imbecchi i giornali a lui ostili, abbia entrature inquietanti con chi porta avanti l’inchiesta, visto che aveva pronosticato che sarebbe stato indagato.

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Proprio così, Bocchino fatale per Ricci, l’ex parlamentare di Alleanza Nazionale viene descritto dall’illustre indagato come il tessitore del grande complotto per farlo fuori. Tutte balle. Il supposto cavallo di razza del Pd marchigiano si è azzoppato da solo e ora, non sapendo come difendersi nel merito, usa Italo, inviato speciale di Fratelli d’Italia nella Regione, come armadi distrazione di massa: punta l’indice su di lui, con accuse che non stanno né in cielo né in terra, per scostare i riflettori da se stesso. Ecco un breve elenco delle maggiori strozzeghe - menzogne in dialetto locale - fornite dall’illustre ditta Ricci e capricci su seicentomila euro che il suo Comune ha affidato qua e là senza che, a suo dire, lui ne sapesse nulla. Strano, visto che in certi casi, come quello del murales per la senatrice a vita Lilliana Segre o del mega casco di Valentino Rossi realizzato in piazza Gabriele D’Annunzio, ci sono foto che lo ritraggono presente alle inaugurazioni.

L’aspirante governatore si stupisce che Bocchino da un paio di mesi vada dicendo che l’inchiesta su Affidopoli avrebbe avuto un peso sulle Regionali, insinuando che il direttore del Secolo sapesse che lui era indagato. Ma che Ricci fosse indagato era il segreto di Pulcinella. Nel decreto di perquisizione delle due associazioni da lui volute per assegnare gli appalti, disposto dai magistrati in autunno, c’erano due nomi coperti da “omissis”, e tutti avevano capito che uno era il suo. La Procura peraltro ha fatto filtrare che lui stesso era a conoscenza di essere nel registro degli indagati da ottobre. E di sicuro lo sospettava il suo successore, il sindaco dem Andrea Biancani, che un paio di mesi fa, in conferenza stampa, rispondendo alla domanda sul perché non chiedesse sponsorizzazioni per la squadra di calcio locale era esploso in un inequivoco: «Mica voglio finire indagato, io».

L’europarlamentare attacca la procura, che lo accusa di «aver compiuto o fatto compiere ai suoi dirigenti atti contrari ai propri doveri d’ufficio in violazione delle regole di trasparenza, imparzialità e buon funzionamento della pubblica amministrazione». Ma i pm invece hanno cercato di salvarlo, chiedendo la proroga di sei mesi dell’inchiesta, che avrebbe congelato la situazione, e la notizia che Ricci era indagato, fino a dopo il voto delle Regionali di settembre. È stato il gip a volere che la magistratura inquirente chiudesse l’inchiesta, e questa lo ha salvato ancora una volta, decidendo di interrogarlo anziché chiederne direttamente il rinvio a giudizio.

L’INTERROGATIVO
Quando l’ex sindaco accusa Bocchino e il centrodestra di attaccarlo ricorda il bambino che tira i capelli al fratello e poi va dalla mamma dicendo di essere molestato. La strategia di Acquaroli è chiara: non una parola sull’inchiesta, lascia che ad accusare Ricci siano i suoi collaboratori, traditori e traditi, beneficiati e rinnegati, e i magistrati. Non è colpa del centrodestra se ogni giorno spunta una carta che smentisce l’ex sindaco. Come la delibera, a sua firma, in cui Ricci, al termine di una seduta che ha presieduto, firma il via libera al casco di Valentino Rossi in piazza D’Annunzio da realizzare dall’associazione Opera Maestra. E sì che fino a ieri il candidato governatore sosteneva di non sapere cosa fosse Opera Maestra e di essere estraneo all’affido. Ma può un sindaco farsi mettere un monumento in una piazza senza saperne nulla? E se davvero fosse così, sarebbe stato un buon sindaco meritevole di diventare presidente di Regione?

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