Filtrofiore Bonomelly. La capodem sognava un’estate militante. E però la stagione, finora, è stata solo sofferente. Un incubo, per la Schlein – urge camomilla dopo Carosello – investita da una sfilza di tonfi e sfighe da perdere il sonno, che la pastasciutta antifascista del 25 luglio peraltro non ha favorito. E dire che per la segretaria di Lugano è stato l’unico momento di gloria. Ripercorriamo la Via Crucis. Lunedì 9 giugno la prima mazzata: il referendum sulla cittadinanza facile viene respinto perfino dai clandestini. «Cinque sì», andava dicendo da mesi Elly, come un giudice di X-Factor, ma la Schlein non è Mara Maionchi. Gli altri quattro, agognati, riguardavano i quesiti sul lavoro, a loro volta stroncati. Un weekend al mare a colpi di Liquidator coi compagni (Marlon) Brando Benifei e Majorino avrebbe risollevato il morale: il torpedone era in partenza e alla comitiva pare si stessero per aggiungere i baffoni oleati (non di ricino) di Sandro Ruotolo. Sennonché è scoppiato il casino delle Regionali e addio battaglie d’acqua.
Elly doveva far fuori i cacicchi, e Giani, in Toscana – dove la dem voleva piazzare l’altro compagno di giochi Furfaro – l’ha inzuppata nel cacciucco. In Campania invece è dovuta scendere a patti con Giuseppi il quale le ha imposto Fico – uno che andava a braccetto con Toninelli, per intenderci – e per giunta l’altro giorno (salto temporale al 25 luglio) s’è messo in mezzo il vulcanico De Luca: Fico, ha tuonato, «non ha né arte né parte» e il Pd «sulle indagini ha due pesi e due misure». E ancora: «Hanno dato vita ad atti di vero sciacallaggio», ha proseguito ’o sceriffo, «ma in questo caso tutti zitti». Il caso è quello dell’ex sindaco di Pesaro, Ricci, eurodem ma soprattutto candidato del Pd nelle Marche, ammesso che i 5Stelle non mandino tutto all’aria.
Il Pd perde la faccia sulla giustizia: quando mezzo partito...
Dinanzi alla riforma della giustizia, il Pd si divide in tre categorie. Ci sono i contrari da sempre, perché conv...L’altra grana riguarda il casino giudiziario di Milano, dove i guai di Sala, del suo assessore e di un’altra settantina di persone hanno scaraventato Elly nel mutismo selettivo: ciarliera su tutto, a partire dal rischio fascismo, in silenzio per ventiquattro ore sul terremoto progressista. Poi ha balbettato qualcosa. Ah, quasi dimenticavamo. Elly ha pure il tormento Puglia, ma non perché non trovi un campeggio a Gallipoli: l’angoscia è per il posto che reclama in giunta Emiliano, il presidente uscente, ma Decaro, che potrebbe essere l’entrante, l’uscente non lo vuole vedere neanche col binocolo. Piccolo salto indietro. Che bello, tutti in gita a Budapest! Il 28 giugno una delegazione dem formata dalla segretaria, il sodale Zan, Cecilia Strada e il Benifei è volata in Ungheria al Gay Pride sperando che quel nazistaccio di Orbán lo vietasse o comunque che scoppiasse il pandemonio con manganellate a raffica.
Non è successo nulla: la sfilata si è svolta regolarmente, nemmeno un pretesto per strepitare contro i sovranisti, gli omofobi, i razzisti – categorie che ovviamente coincidono – e ad Elly non è rimasto che sperare nei dazi. Eccola, la statista dal sorriso Durban’s, quella che – ipsa dixit – «quando governeremo noi Donald Trump non sarà nostro alleato», e però l’eventualità non sembra alle viste, e non perché il ciuffone nel 2029 non potrà ricandidarsi. «Quello raggiunto dall’Ue ha i tratti di una resa alle imposizioni americane, dovuta al fatto che il governo italiano insieme ad altri governi nazionalisti totalmente subalterni a Trump hanno spinto per una linea morbida e accondiscendente che ha minato l’unità europea e indebolito la posizione negoziale dell’Ue». Elly sperava in dazi al 30, macché al 50%.
Tempi andati quelli in cui la rappresentante della prima forza d’opposizione poteva esporre con lucidità il programma: «Ci piace portare... diciamo... insieme ai nostri amministratori il Partito Democratico verso un futuro che grazie anche alle nuove norme europee sempre più investa e costruisca dei cicli positivi ...diciamo... della circolarità uscendo dal modello lineare. È questo il tema». Maledetta estate che ha rovinato i piani! La Schlein si aggrappa a Bruno Martino: Odio l’estate... / Tornerà un altro inverno/ Cadranno mille petali di rose/ La neve coprirà tutte le cose/ E il cuore un po' di pace troverà...