La nuova battaglia di Elly Schlein? Il riconoscimento dello Stato della Palestina. Dopo che Giorgia Meloni si è detta d'accordo, ma dell'idea che non sia il momento adatto, ecco che la leader del Pd attacca. "Il punto è che manca l'Italia. Finora Francia, Malta, Regno Unito hanno annunciato che riconosceranno lo Stato di Palestina, aggiungendosi così alla Spagna, all'Irlanda, alla Norvegia, agli oltre 140 Paesi che già la riconoscono. Anche Canada e Australia lo stanno valutando... Manca l'Italia!". Quanto basta per far credere alla dem che "questo governo sta disperdendo totalmente la credibilità che l'Italia ha sempre avuto anche nell'interazione col mondo arabo".
Eppure, Palestina a parte, Schlein farebbe bene a pensare anche a quanto sta avvenendo in casa. Proprio ieri, mercoledì 30 luglio, è stato sentito dai pm Matteo Ricci. E alla domanda de La Stampa su cosa ne sarà dell'europarlamentare Pd candidato per il campo largo alla guida della Regione, Schlein si limita a dire che le cose si sistemeranno "piano piano...". Schlein, però, riporta lo stesso quotidiano "vuole parlare solo di governo". Insomma, meglio nascondere la polvere sotto il tappeto.
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La coerenza, diceva Oscar Wilde, è l’ultimo rifugio delle persone prive d’immaginazione. Dunque la si...Ecco allora che è meglio tornare sull'esecutivo. Per Schlein definire "prematuro" il riconoscimento dello Stato palestinese, come ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, è un'operazione di "una ipocrisia infinita! Come si può dire: 'Siamo in principio favorevoli, ma adesso è presto'. Ma presto cosa!'". Addirittura, prosegue, "un ministro israeliano la settimana scorsa ha dichiarato che stanno spingendo per la cancellazione di Gaza! Cos'altro stanno aspettando? Come ho detto in aula: se non ora, quando?". E ancora: "C'è una subalternità ideologica a Trump e Netanyahu. Ma l'Italia è un grande Paese che non merita di vedere la propria politica estera piegata alle amicizie politiche di questo governo. La storia giudicherà dove eravamo in questo passaggio così drammatico". Poi non poteva mancare l'ennesimo attacco al premier e al centrodestra: "Non vogliono irritare il governo di Netanyahu e Trump. Perché abbiamo visto le reazioni del governo americano e israeliano quando Francia e Regno unito hanno dichiarato questa intenzione".
La riprova? I dazi. "Il conto lo pagheranno le imprese e i lavoratori italiani. Il 15% secondo le stime di Confindustria vuol dire più di 20 miliardi in meno di export già l'anno prossimo. E, secondo il rapporto di Svimez, vuol dire il rischio di più di 100 mila posti di lavoro. Giorgia Meloni farebbe bene a iniziare già da adesso a preoccuparsi di come porre rimedio agli effetti economici della sua subalternità ideologica. Noi avevamo ottenuto risorse per l'Italia, i nazionalisti le regalano a Trump".