Non va mai bene, come fai sbagli. Questa è la regola che orienta le sortite, in politica estera come in ogni altro argomento, di un’opposizione che semina campo largo soltanto quando c’è da attaccare il governo. Gli strali dell’Esecutivo italiano contro le modalità di conduzione della campagna militare su Gaza da parte di Netanyahu hanno affollato la cronaca. Dalle frequenti sedute parlamentari in cui Giorgia Meloni riferisce sui vertici Ue alle innumerevoli iniziative del Ministro degli Esteri Tajani. Anche un paio di giorni fa, quando il capo della diplomazia ha promosso una nota congiunta di nove Paesi occidentali in cui si condanna l’ulteriore stretta militare che il governo di Gerusalemme vuole imprimere a Gaza. Oltre al posizionamento politico, c’è il grande impegno umanitario italiano, con l’operazione Food for Gaza voluta dalla Farnesina.
Però non è mai sufficiente. E si è colto il tenore di ciò anche ieri, nell’intervista a La Stampa del ministro della Difesa Guido Crosetto: «Non siamo di fronte a un’operazione militare con danni collaterali - ha detto sulla campagna israeliana - ma alla pura negazione del diritto e dei valori fondanti della nostra civiltà. Noi siamo impegnati sul fronte degli aiuti umanitari, ma oltre alla condanna bisogna trovare il modo per obbligare Netanyahu a ragionare». Alle dichiarazioni del ministro ha replicato l’Ambasciata di Israele in Italia, da cui definiscono le parole del ministro, «totalmente inaccettabili». E aggiungono: «Israele continua a fornire aiuti umanitari a Gaza nonostante le circostanze difficili, anche in collaborazione con l’Italia. Israele rifiuta qualsiasi imposizione riguardo alla propria sicurezza e al modo in cui difende i propri cittadini. I commenti del ministro dimostrano una distorsione della realtà e della natura di Hamas, un’organizzazione terroristica dedita all’annientamento di Israele. Il ministro dovrebbe saperlo».
Un botta e risposta che testimonia una certa perentorietà dell’Italia non gradita a Gerusalemme. Che ciò possa essere accolto quantomeno con cautela nell’altra parte del quadro politico? Ovviamente no. «Finora dove siete stati?», attacca il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. «Dov’eravate mentre era in corso di svolgimento un genocidio, con oltre 60mila palestinesi trucidati, tra cui 18 mila bambini? Dove eravate mentre sistematicamente venivano uccisi giornalisti e reporter - ancora oggi tutti scomodi testimoni di questa carneficina?». Prosegue Conte: «Dopo 22 mesi Crosetto scopre che il governo “amico” di Netanyahu ha perso la bussola, ha calpestato qualsiasi principio di umanità». Dal Pd, il responsabile Esteri Giuseppe Provenzano parla di «parole tardive». E incalza: «Servono atti, fatti concreti. A partire dalle sanzioni e dalla fine di ogni cooperazione militare. Altrimenti le parole suonano come insopportabile ipocrisia, l’inerzia come complicità». Sempre dal Pd, l’europarlamentare Annalisa Corrado, che siede nella segreteria nazionale, spiega: «Alle parole estremamente tardive del ministro seguano fatti: l’Italia rompa ogni complicità e ogni copertura del massacro di innocenti, riconosca lo stato di Palestina, interrompa ogni fornitura di armi, sostenga la sospensione degli accordi di associazione con Israele in Europa. Ogni indugio è complice dell’inferno scatenato contro la popolazione di Gaza». Insomma, come al solito è la saga del ditino alzato.