«I sondaggi che abbiamo noi ci danno avanti» dice il candidato del campo largo nelle Marche, Matteo Ricci. Una dichiarazione che solitamente precede una cocente sconfitta nelle urne, specie quando non è sostenuta da nessun numero pubblicato dalle principali agenzie di sondaggi nell’ultimo mese prima delle elezioni. Doveva essere la grande cavalcata dell’ex sindaco di Pesaro verso la conquista della sua regione; invece, questa campagna elettorale ha assunto sempre più i tratti di una lenta agonia.
Da un lato ci ha pensato la magistratura a compromettere quella che sembrava una candidatura competitiva. Il caso “Affidopoli”, con cui la procura ha sollevato dubbi sulle modalità di affidamento di alcune opere negli anni in cui Ricci era primo cittadino a Pesaro, ha incrinato i rapporti con i cinquestelle locali e gettato ombre sull’operato di Ricci. Alle vicissitudini giudiziarie si sono affiancati i dubbi su un programma scarno di idee e una campagna incentrata sul dibattito nazionale più che sulle reali necessità delle Marche.
Del resto, la proposta simbolo di Ricci in questi mesi è stata: «Alla prima seduta del consiglio presenteremo un ordine del giorno per il riconoscimento dello Stato Palestinese». E, accanto alle invettive del candidato governatore su Gaza, non poteva mancare il riferimento al “pericolo fascismo”. Ecco quindi che, prontamente, dal palco di Pesaro ci ha pensato Elly Schlien a chiudere il comizio con un «viva l’Italia antifascista» completamente fuori dal tempo.
TUTTI D’ACCORDO
Una campagna fatta di slogan che, stando ai risultati delle ultime tornate elettorali, hanno dimostrato non portare risultati. Eppure Ricci appare sicuro quando sostiene che «al di là dei numeri che girano la percezione che abbiamo delle persone è molto positiva. C’è tanta voglia di cambiare, c'è tanta voglia di dare finalmente un protagonismo alle Marche». Eppure, il primo a parlare di numeri è stato proprio lui, annunciando fantomatici sondaggi che lo vedrebbero in vantaggio sul governatore uscente di Fratelli d’Italia, Francesco Acquaroli. Ciò che però lascia qualche dubbio è il fatto che tutti gli istituti di sondaggi che hanno pubblicato rilevazioni fino al giorno dello stop sono sempre stati concordi: Ricci è in svantaggio.
Ripercorriamo insieme lo storico dei sondaggi diffusi sulle regionali nelle Marche. Il maggior distacco fra centrodestra e centrosinistra è quello rilevato da Emg, studio secondo cui Acquaroli vincerebbe con il 52% contro il 46% di Matteo Ricci. Sei punti secchi di scarto. Risultato molto simile a quanto calcolato da Ipsos, istituto fondato da Nando Pagnoncelli, che ha stimato il vantaggio del governatore uscente in 5,3 punti, 50,1% contro 44,8%. Di 5,5 punti percentuali è il distacco, sempre in favore di Acquaroli, secondo Tecné che ipotizza un 51% a 45,5% finale. L’istituto più cauto è BiDiMedia che, pur dando in vantaggio Acquaroli, ipotizza uno scarto del 2,1 fra le due coalizioni (49,6% a 47,5%). Un risultato in linea con quanto rilevato da Noto per Porta a Porta: secondo il sondaggista la sfida dovrebbe risolversi in favore di Acquaroli che conquisterebbe il 49,5% dei voti rispetto al 47% dell’europarlamentare del Pd. Si posiziona esattamente a metà fra le rilevazioni precedenti il sondaggio di Termometro Politico: nelle Marche il centrodestra è stimato al 49,7%, il campo largo al 46,3%. Un divario di 3,4 punti in favore della coalizione di governo.
RILEVAZIONE SCOMPARSA
I sondaggi rimangono sondaggi, ma è innegabile che la tendenza sia chiarissima. Guarda caso però, subito dopo lo stop alla diffusione delle rilevazioni (per legge non possono essere pubblicate durante i 15 giorni che precedono il voto, ndr), Ricci ha cominciato a sbandierare numeri positivi. Una concomitanza curiosa dato che, fino a quel momento, l’unico sondaggio che sorrideva al dem è stato fatto sparire per evitare provvedimenti del Garante. Lo studio, definito «riservato» da Dagospia, raccontava di un vantaggio di 2 punti per Matteo Ricci e, a livello nazionale, di un clamoroso tonfo di Fdi, addirittura in ribasso del 6% rispetto alle europee. Dati però privi di indicazioni obbligatorie come metodo, fonti e committenti. Dettagli che non sono sfuggiti agli esponenti di Fratelli d’Italia che hanno presentato un esposto all’Agcom. Iniziati gli accertamenti di rito, il sito ha deciso di rimuovere l’articolo per evitare sanzioni dal Garante. «Siamo molto fiduciosi» assicura Ricci a mezza bocca. Ma aggrapparsi a numeri misteriosi pare l’estremo tentativo di ribaltare una partita già ben indirizzata.