Della serie: ola va ola spacca. Finora Elly Schlein ha solo “spaccato”, ma il rischio che possa andare peggio è concreto. Paolo Mieli, ospite di Enrico Mentana alla Maratona del TgLa7 per le regionali nelle Marche, ha regalato qualche affilatissimo giudizio sulla segretaria del Pd e sul candidato del centrosinistra alle prime elezioni d'autunno, Matteo Ricci.
Per dem e M5s la corsa da Pesaro a San Benedetto del Tronto si è trasformata in una Via Crucis. Altro che treno per Gaza, come l’aveva infaustamente definite l’europarlamentare, tentando di cavalcare la tigre pro-Pal fino alle ultime ore. E proprio da qui l’editorialista ed ex direttore del Corriere della Sera parte per la sua spietata disamina. «Una delle cause del flop di Ricci - sottolinea Mieli a urne appena chiuse ed exit poll e proiezioni ancora in corso, ma già chiare nei loro verdetti - è che nella seconda parte della sua campagna elettorale ha abbracciato anima e corpo il tema del dramma che stanno vivendo i palestinesi. Un errore in quel contesto elettorale».
«Il tema Gaza apre un fronte enorme, non ci sono dubbi. Ma affermare in piena trance agonistica pre-elettorale di voler riconoscere lo Stato della Palestina come primo atto qualora fosse stato eletto governatore delle Marche è stato un vero autogol», prosegue il direttore smascherando la furbata di Ricci, che mirava a «intercettare un sentire diffuso». Agli elettori non è sfuggito l’argomento peloso e truffaldino, dal momento che le Regioni non hanno competenza alcuna sulla politica estera nazionale, a differenza per esempio dell’Europarlamento di cui l’ex sindaco di Pesaro è componente (profumatamente pagato). Eppure parlava del “treno per Gaza”, del treno della vittoria: «I nostri avversari hanno una paura fottuta di Claudio Brigliadori di perdere e fanno bene». Le ultime parole famose.
La questione si allarga all’intera coalizione e al ruolo della Schlein. Mieli, non lo ha mai nascosto, è suo grande estimatore: «Il candidato naturale alla Presidenza del Consiglio per il centrosinistra non può che essere lei», scandisce mentre il braccio destro della segretaria Igor Taruffi, abbacchiatissimo, è in collegamento. Schlein «deve candidarsi apertamente, come leader unica», è l’invito di Mieli che nella leader sfuggente vede il peccato originale che ha già azzoppato Ricci: «La sinistra deve smettere di inseguire simboli» e «vestirsi da palestinese» e puntare su «un volto forte».