Per Pasquale Tridico, in Calabria, è arrivato il soccorso grillino nella persona di Giuseppe Conte. Il leader pentastellato ieri ha provato a sminare la serie infinita di gaffe fatte dal suo candidato. E lo ha fatto attaccando gli avversari, spiegando loro che «la politica non è cabaret». Conte deve essersi confuso, perché in questa campagna elettorale inaspettata (l’uscente Occhiuto si è dimesso a sorpresa a seguito di un’inchiesta a suo carico, per chiedere ai calabresi legittimità politica) l’unico ad averci fatto spaccare dalle risate per le sue uscite è stato proprio Pasquale Tridico.
Alla lunga lista che riassumeremo più avanti, nei giorni scorsi se n’è aggiunta un’altra. Durate un dibattito l’europarlamentare ha denunciato che in una lista tra quelle che appoggiano Occhiuto «c’è uno che è stato rinviato a giudizio per problemi legati alla mafia». Incalzato dagli interlocutori è apparso visibilmente in difficoltà balbettando d non voler dire il nome e poi chiedendo ai presenti di farlo loro. Un siparietto che si chiude con Tridico accusato di autolesionismo. Questa dovrebbe essere l’ultima gaffe, ma mancando ancora due giorni alla fine della campagna elettorale, meglio essere prudenti e non sbilanciarci. In fondo c’è ancora il comizio finale.
Ieri in Calabria c’era anche Matteo Salvini, che dopo aver sentenziato: «Grazie alle trovate su Gaza, anche qui Tridico e il campo largo si prenderanno 16 punti di scarto», ha ricordato che il grillino «non conosce nemmeno il numero delle province della Calabria». E allora eccola la carrellata di gaffe che inizia con lo slogan sgrammaticato sul manifesto elettorale: «La destra ha paura perchè sanno che vinceremo noi», con verbo e accento sbagliato. Poi c’è stato il giallo della firma sull’appello in suo favore, di una persona deceduta e poi dopo tre giorni di polemiche attribuita a un omonimo cugino. Il Cinquestelle ha fatto gaffe anche sulle candidature. Prima ha deciso di puntare per la sua lista civica su Donatella Di Cesare, la professoressa nota per il post che elogiava la brigatista rossa Barbara Balzerani (Luna) in occasione della sua morte. Non gli è andata meglio con la candidatura di Mimmo Lucano nella lista di Avs, ricusato e giudicato incandidabile dai giudici amministrativi.
Peggio ancora ha fatto in geografia: un giorno ha rinominato Bagnara Calabra in Bagnaro Calabro. Ha sbagliato il numero delle province (cinque e non tre), non ha saputo dire dove si trova la grotta del Romito e ha collocato Diamante nella Costa degli Dei. Peccato che il Comune in questione sia distante circa 150 chilometri da quella costa.
Un’altra giorno ha spiegato che, una volta eletto avrebbe convocato il Consiglio regionale a San Luca. Non sapendo che il governatore non ha il potere di convocare il parlamentino regionale. E ancora c’è stato il video fake di Paolo Liguori che gli chiede scusa. Peccato che quel filmato fosse di cinque anni prima. Nella sua tragicomica campagna elettorale Tridico è riuscito a farsi sbugiardare financo dalle Università, che hanno smentito la notizia data dal candidato secondo la quale Occhiuto non riusciva a pagare le borse di studio regionali agli studenti. Poi non si è presentato a un dibattito tra candidati sostenendo di non essere stato invitato. Anche qui l’organizzazione lo smentisce.
Ancora: dice che il 30% dei medici cubani che lavorano in Calabria se n’è tornato a casa. I numeri, però, dicono che è appena il 3%. Tridico ha litigato coi numeri anche sul turismo, affermando che fosse calato del 30%, ma i dati ufficiali lo diano in crescita del 7,5%. Le ultime perle sono più personali: il giorno in cui Elly Schlein sbarca in Calabria per la campagna elettrorale lui è a Bruxelles a festeggiare il compleanno con la famiglia. Poi si scopre che non potrà votarsi perché è residente a Roma.
Alla fine ha proprio ragione Giuseppe Conte: «La politica non è cabaret».