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Fratoianni e Schlein, "pirateria": se la sinistra parla come Hamas

di Tommaso Montesano venerdì 3 ottobre 2025

3' di lettura

Partiamo dalla nota di Hamas. Mercoledì sera, acque antistanti Gaza. Le imbarcazioni della Flotilla subiscono il blocco della Marina israeliana. A quel punto l’organizzazione islamica che “governa” la Striscia diffonde una dichiarazione sull’intercettazione delle barche: «Condanniamo con la massima fermezza la barbara aggressione contro la Flottiglia Sumud e la consideriamo un atto criminale (...). L’intercettazione della flottiglia e l’arresto degli attivisti costituiscono pirateria e terrorismo (...). Invitiamo la comunità internazionale ad assumersi le proprie responsabilità condannando la pirateria dell’occupazione israeliana».

E la comunità internazionale accoglie l’appello. Poche ora prima il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, aveva di fatto anticipato il ricorso allo sciopero generale con la motivazione di reagire «a un vero atto di pirateria e di guerra» da parte del governo Netanyahu. Ora trasferiamoci nell’aula di Montecitorio, dove il governo - con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani - rende l’informativa «sui recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza». Esaurito l’intervento del titolare della Farnesina, tocca ai gruppi. E, coincidenza, gran parte degli oratori dell’opposizione utilizza un linguaggio che ricalca quello dei fondamentalisti islamici. Il primo a prendere la parola è Angelo Bonelli, di Avs. Ecco le sue parole (rivolte a Tajani): «Lei è venuto in quest’Aula e non ha condannato questo atto di pirateria internazionale: lo riteniamo un fatto estremamente grave». Il resoconto della Camera riferisce di «applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini».

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DISCO ROTTO
Dopo è il turno del suo sodale Nicola Fratoianni, che già il giorno prima si era distinto per aver accusato il governo israeliano di «atti di pirateria internazionale e di terrorismo internazionale». Fratoianni prende la parola e punta l’indice contro il governo italiano: «Dove avete abdicato al vostro dovere è nel non aver condannato un atto di pirateria internazionale».

Anche adesso scattano «applausi», ma stavolta con più convinzione, visto che partono non solo dai «deputati del gruppo Avs», ma anche da quelli del «Partito democratico-Italia Democratica e Progressista» e del «MoVimento 5 Stelle». «Atto di pirateria», ripete Fratoianni, anzi «l’ennesimo atto di pirateria internazionale, di terrorismo internazionale. Nelle acque internazionali abbordare una nave e rapirne l’equipaggio è un atto illegale».

Vale la pena ricordare che in mattinata, dal suo account X, il ministero degli Esteri di Gerusalemme aveva diffuso una foto degli attivisti fermati in «buona salute» e in viaggio verso Israele per essere sottoposti alle «procedure di espulsione verso l’Europa». Espulsione, non “rapimento”. Tant’è. Anche Elly Schlein, segretaria del Pd, usa lo stesso linguaggio: «Non è possibile stare a guardare mentre Netanyahu compie atti di pirateria in acque internazionali. I governi europei e il governo italiano non lo devono tollerare». Nella premessa alla loro risoluzione unitaria a Montecitorio, Pd, M5S e Avs denunciano che la Flotilla è stata «oggetto di pirateria internazionale». Da bordo di una delle navi prossime a Gaza, il senatore 5Stelle Marco Croatti conferma: da Israele «un atto di pirateria contro una missione umanitaria».

ALLEATI SCOMODI
«Pirateria». A sinistra, non solo parlamentare, suona un disco rotto. Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, usa questa motivazione per annunciare l’adesione allo sciopero generale di oggi: le operazioni israeliane contro la Flotilla rappresentano «una gigantesca e conclamata violazione del diritto internazionale del mare. Si chiama pirateria».

Sembra di sentire anche, altra coincidenza, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ieri, durante una riunione del suo partito, l’Akp, ha condannato l’«atto di pirateria di Israele in acque internazionali». L’esecutivo di Gerusalemme è definito «genocida». Con lo stop alla Flotilla, il governo Netanyahu ha mostrato al mondo la sua «brutalità» e il suo «volto omicida».

Oggi sinistra italiana e presidente turco su Israele parlano la stessa lingua. Eppure è lo stesso Erdogan che il responsabile esteri di Schlein, Giuseppe Provenzano, ad aprile ha accusato di reprimere la democrazia e di calpestare i diritti fondamentali. «Erdogan fa incarcerare gli oppositori, attacca i diritti fondamentali, reprime con violenza la minoranza curda e soffoca ogni forma di dissenso». Il diavolo, insomma. Che ieri, sorpresa, ha parlato la stessa lingua dei progressisti nostrani.

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