Tu chiamale, se vuoi, “dimenticanze”. Per quasi un decennio, l’Asl di Brindisi ha garantito un flusso regolare di denaro pubblico a favore della cooperativa sociale Onlus San Bernardo di Latiano, affidataria del servizio di assistenza domiciliare integrata in un’ampia porzione del territorio pugliese.
Dal 2016 al 2025 il conto è salito fino a sfiorare i 90 milioni di euro, con una media annua di dieci milioni, ovvero quasi 800mila euro al mese. Ma a fronte di un simile impegno finanziario, mancherebbero all’appello verifiche documentate, relazioni tecniche, attività ispettive o qualsiasi forma di controllo previsto dal bando di gara. Il contratto, infatti, impone l’attivazione di strumenti di vigilanza sull’esecuzione delle prestazioni. Strumenti, denunciano i sindacati, rimasti inattuati. Insomma, le fatture sarebbero state liquidate sulla fiducia. La mancanza di verifiche non sarebbe circoscritta ai primi anni di affidamento. Anche negli ultimi mesi, quando ci si sarebbe potuti aspettare una gestione più attenta, non risulterebbe essere stata nominata la figura tecnica incaricata del monitoraggio, recuperata in fretta e furia solo poche settimane fa.
Un’assenza rilevante, che si somma alla mancata applicazione delle migliorie previste nel rinnovo dell’accordo sottoscritto nel 2022. In quell’occasione era stato stabilito un piano per potenziare il servizio e adeguarlo alle nuove esigenze assistenziali di un territorio sempre più complesso. Di quel piano, però, non esisterebbero evidenze pubbliche di attuazione. Anche qui, si tratta di una semplice dimenticanza?
Ad accendere un faro sulla vicenda è stata la Fials, sigla autonoma che, con una nota dettagliata inviata ai vertici dell’Asl di Brindisi, è andata al cuore della questione: l’Asl avrebbe sottovalutato gli obblighi contrattuali di controllo sulle attività del vincitore dell’appalto, rendendo opaca la gestione di un servizio essenziale. E tutt’altro che limitato. L’assistenza domiciliare integrata copre, infatti, una rete estesa che coinvolge Comuni come Monopoli, Grottaglie, Mottola, Squinzano, Pulsano, San Gregorio di Catania e numerosi centri minori. E l’Asl che cosa dice? Secondo il Corriere del Mezzogiorno Puglia, che per primo ha ricostruito la successione degli eventi, i manager confermerebbero la regolarità sia del contratto sia delle attività di sorveglianza del servizio, ma senza particolare convinzione: ad oggi le carte che dimostrano che i controlli sono stati tutti eseguiti o non ci sono, o son rimaste chiuse nei cassetti. Perché nessuno le rende pubbliche?
Nel frattempo, la cooperativa beneficiaria ha fatto il suo (giustamente): ha proseguito a fatturare e ad assicurare il servizio. Trasformandosi cosi in una delle realtà socio-assistenziali più importanti della regione.
Come dimostrano i dati di bilancio: nel 2024, la onlus ha registrato un fatturato pari a 20 milioni di euro e un utile netto di 1,8 milioni. Una performance economica che va ben oltre i parametri di molte piccole cooperative locali, e che dimostra tuttavia che il 50% delle sue fortune economiche è legato al contratto con la Pubblica Amministrazione.
Nel contesto complessivo emergono poi elementi che sollevano ulteriori interrogativi. Secondo fonti sindacali, alcuni dirigenti dell’Asl avrebbero partecipato a feste e iniziative organizzate dalla stessa cooperativa. Nulla che sia vietato dai regolamenti, ma la vicinanza tra struttura appaltante e soggetto affidatario dev’essere declinata necessariamente attorno a un buffet? All’interno delle ramificazioni della San Bernardo figurerebbero inoltre familiari di esponenti politici appartenenti sia al centrodestra che al centrosinistra, a conferma di una capacità bipartisan di stringere rapporti e coltivare relazioni.
Il caso dei presunti controlli fantasma di Brindisi si inserisce in un contesto più ampio sul (mal)funzionamento della macchina sanitaria pugliese, tra i temi maggiormente propagandati dal governatore dem, Michele Emiliano. L’Asl di Lecce ha recentemente avviato un’indagine interna per chiarire le ragioni del mancato pagamento di numerose sanzioni amministrative. Le multe, elevate ad auto aziendali e ambulanze nel corso dei mesi, ammontano a decine di migliaia di euro. La loro mancata liquidazione ha esposto i mezzi di soccorso al rischio concreto di fermo amministrativo, compromettendo di fatto l’operatività del servizio. L'ambulanza con le ganasce, ci mancava solo questa.