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Francesca Albanese, finisce male: ecco chi la scarica

di Enrico Paoli martedì 14 ottobre 2025

4' di lettura

Se davvero volete trovare un senso a questa storia, parafrasando Vasco Rossi, non dovete guardare all’oggi di Francesca Albanese, ormai una sorta di pallina impazzita nel flipper dei pro-Pal contro tutti (compresi i napoletani, furiosi con lei) che pur di difendere gli amici di Hamas arriva a considerare la tregua fra israeliani e palestinesi il mezzo per «completare il genocidio», ma dovete immaginare il futuro prossimo venturo.

Ad un posto in parlamento, con una candidatura sicura, magari messa a disposizione dai “compagni” di Avs. Perché il metodo Salis (Ilaria, quella sfuggita alla giustizia ungherese grazie al parlamento europeo) funziona eccome. Fai la martire delle cause perse e poi chiedi la grazia a Fratoianni e Bonelli, per dire. Ammesso che il gioco regga, però. A Bologna è partita una raccolta di firme per bloccare la decisione del sindaco, Matteo Leopore, di conferire alla delegata Onu la cittadinanza onoraria del capoluogo emiliano. Contrario anche l’ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini. Se a Bologna agiscono, in altre città ci stanno seriamente pensando a scaricare la Albanese. E quando i compagni s’incazzano un senso alle storie lo sanno dare, eccome. Da leader in pectore della sinistra a scaricata dalla sinistra è un attimo, tanto che pure in certi talk televisivi, cari ai compagni, gli ospiti de’ sinistra stanno iniziando a prendere le distanze da lei. Prime crepe, ma concrete.

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SOLO MARKETING

Ecco, se volete trovare un senso a questa storia, anche se un senso non ce l’ha, dovete solo considerare le sparate della Albanese un mezzo il cui fine è solo il marketing personale, e non l’oggetto dei suoi ragionamenti. Che mettono i brividi, ad essere sinceri. «Porto il dolore di un popolo che viene martoriato dalle bombe, e io ho ora il timore che la parola pace completerà ciò che il genocidio non è riuscito a fare», dice la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, intervenendo dal palco della Marcia per la Pace Perugia-Assisi. Alla quale, in verità, deve essere andato di traverso il fatto di non essere stata invitata in Egitto. Lì, a Sharm el-Sheikh, doveva esserci lei, che diamine. «Nel piano di pace proposto da Trump e Netanyau ci sono troppi assenti. Anzitutto i palestinesi, cooptati da tecnocrati. Dove sono?», afferma la delegata dell’Onu, «certo quello che abbiamo oggi dopo due anni di genocidio è merito di Trump, ma secondo me non porterà alla pace se si intende per la fine della violenza. Non succederà». Quindi Donald avrebbe dovuto confrontarsi con lei, con la Albanese, che già sente di emanare odore di santità.

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«Guardiamo a quel saio lacero (di San Francesco, ndr) che ci deve ricordare cosa conta e che dobbiamo liberarci dalle meschinità da cui dipendiamo e per camminare tutti insieme verso la pace. Non c'è problema che non si risolva se non con l’amore», dice la relatrice speciale, «serve l’umiltà di Francesco, di chi ascolta e tenta di capire prima di discutere e prima di condannare». Ad Assisi la terra deve aver tremato. Perché tirare in ballo San Francesco, per giunta in questo modo, è solo un modo per assicurarsi la benevolenza del luogo, invocando l’amore quando si istiga l’odio. Nessuna condanna per i terroristi di Hamas, nessuna presa di distanza dai crimini commessi dai palestinesi in armi, nessuna.

Ma se San Francesco, il primo degli italiani come lo ha definito nel suo libro Aldo Cazzullo, faceva i miracoli, la Albanese, con la sua mania di protagonismo, infila gaffes a tutto spiano. Come nei confronti dei napoletani. La relatrice dell’Onu aveva sottolineato come «Milano non fosse Napoli. Nel senso che lì ci pensano che si devono svegliare alle sei». Parole, quella della Albanese, che hanno fatto insorgere i partenopei. I primi a scendere in campo sono i Neoborbonici che la accusano, pur essendo lei campana (nata ad Ariano Irpino, in provincia di Avellino) di essere «vittima di luoghi comuni ormai veramente insopportabili dando per scontato (e il sorriso o lo scherzo aggravano la tesi) che, rispetto ai milanesi, i napoletani sono dei nullafacenti del tutto disabituati a svegliarsi alle 6 per andare a lavorare».

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NIENTE CITTADINANZA

Di qui la richiesta, avanzata dal gruppo di Fi in Consiglio comunale a Napoli, di bloccare il procedimento per concederle la cittadinanza onoraria. Contro la Albanese si scaglia anche Angelo Pisani, un avvocato, difensore anche di Maradona che annuncia l’avvio di una class action nei confronti della relatrice Onu. Il senatore di Fdi, Sergio Rastrelli, si chiede se «il candidato presidente regionale del campo larghissimo, Roberto Fico, riuscirà a spendere due parole di doverosa condanna di questo insulto o prevarrà la riverenza della sinistra verso la Albanese?». Mentre un’altra esponente del partito della Meloni a Palazzo Madama, Giulia Cosenza, sottolinea come «le parole dell’Albanese alimentino i soliti luoghi comuni».

In un lungo post su Fb la relatrice dell’Onu, volendo chiedere scusa, sottolinea il suo «amore per Napoli». «Come è possibile che la manipolazione da parte di quattro minus habentes, di una battuta che era finalizzata a pizzicare i fratelli e sorelle milanesi (che «escono all’una di notte in un giorno lavorativo per la Palestina»), viene presa come un’offesa a voi napoletani??». «Per altro, quando descrivo la popolazione di Gaza», rincara la Albanese, «l’elegia della sua gente e la sua propensione alla poesia e alla melodia della vita, la descrivo spesso come "i napoletani di Palestina" C’amm capit’ mo’?». E sì, vorremmo trovare un senso a questa storia...

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