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Meloni e sondaggi, la crescita del centrodestra non si ferma

di Daniele Capezzone domenica 26 ottobre 2025

3' di lettura


Cvd: come volevasi dimostrare. Pure questa settimana i sondaggi confermano la regola che da tre anni non sembra trovare eccezioni. Per un verso, si registra l’ottima salute dei partiti di maggioranza, nonostante - fatto rarissimo nell’Occidente avanzato l’onere di tre anni passati al governo: ma non si avverte alcun segno di logoramento, anzi. Per altro verso, salta agli occhi l’incapacità dei partiti di opposizione di allargare il loro recinto di consenso: il perimetro è sempre lo stesso, ben più stretto rispetto a quello del centrodestra, e al massimo si segnalano minimi travasi interni alla (futura ed ipotetica) coalizione di centrosinistra.

Ne abbiamo parlato altre volte, ma pure stavolta il responso della supermedia Agi/YouTrend parla chiarissimo. Si tratta della media ponderata dei sondaggi usciti nel periodo compreso tra l’8 e il 22 ottobre (sondaggi Swg, Tecnè, Only Numbers, Eumetra, Demopolis, Emg).

Cominciamo da destra. Eccellente salute di Fratelli d’Italia (30,3%, +0,5% rispetto alla rilevazione precedente, quella di due settimane fa), e assoluta stabilità della Lega (8,5%) e anche di Forza Italia (8,9%, con appena un meno 0,1%). Considerando anche Noi moderati, la coalizione si attesta al 48,7%, a poco più di un punto dalla maggioranza assoluta.

VASI COMUNICANTI

E di là, invece? Le dolenti note riguardano in primo luogo i grillini (12,5%, con un pesante meno 0,7%). Questo margine negativo viene parzialmente assorbito da due leggeri incrementi del Pd (22,2%, più 0,3%) e Avs (6,4%, più 0,2%). Ma come si vede - ecco la doppia notizia negativa- da un lato si conferma questo meccanismo dei vasi comunicanti (quello che perde un partito della coalizione viene più o meno parzialmente recuperato dagli altri), e dall’altro resta la drammatica incapacità del centrosinistra di rivolgersi ad altri elettori.

Insomma, siamo sempre lì: Schlein e Conte, insieme a Bonelli e Fratoianni, parlano alla minoranza di italiani (minoranza consistente, ma pur sempre minoranza) che sono già convinti delle loro tesi. Ma non sembrano avere né proposte né linguaggio per intercettare altri. Di più: tale è il martellamento solo e sempre sui temi cari alla “curva” (il mitico rischio-fascismo, Gaza, l’antitrumpismo ossessivo) che c’è perfino da sospettare che, se mai i nostri eroi cambiassero spartito per cercare di rivolgersi ad altri elettori, potrebbero perdere per strada quelli che già hanno con sé.

È quello che succede quando la linea politica è improntata ad un ottuso massimalismo: il perimetro non si allarga, e i tre partiti principali della sinistra finiscono per inseguirsi a vicenda, per rincorrersi fra loro, e in ultima analisi per contendersi gli stessi elettori. E infatti- controprova - alzi la mano chi conosce tre proposte del Pd. Molto semplicemente non esistono: e meno che mai esiste un terreno programmatico che distingua quel partito da Avs, per citare solo un alleato. E così il responso del sondaggio è impietoso. Anche sommando altre forze da aggregare al centrosinistra (Italia Viva accreditata di un 2,5%, e Più Europa dell’1,7%), si arriva a un ipotetico 45,3%, quasi tre punti e mezzo sotto la coalizione di centrodestra.

COSA RESTA?

C’è insomma un chiaro segnale negativo sui numeri, dal punto di vista della sinistra. Ma - ancora più grave - è la sensazione di mancanza di respiro politico, di carenza di prospettiva, di assenza di una proposta compiutamente e credibilmente alternativa. E allora cosa resta? Quello che Libero vi racconta da tempo: una specie di assemblea scolastica permanente, vacua e caotica, rumorosa ma irrilevante.

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